Soldi alla cultura sì ma a queste condizioni

0
CulturaIdentità intervista Andrea Mascetti

Andrea Mascetti, coordinatore della Commissione Arte e Cultura di Fondazione Cariplo e cda di Fondazione Sangregorio Giancarlo, è diretto sulla questione “fondi pubblici sì/fondi pubblici no” per difendere la cultura in questo drammatico frangente, come avevamo scritto in questo articolo.

Sulle pagine di CulturaIdentità abbiamo proposto la “folle idea” di promuovere un piano Marshall per la cultura: cosa ne pensa?

Non credo che il problema sia se lo Stato o il privato debbano fare qualcosa per la cultura: lo Stato deve piuttosto permettere al privato di intervenire. L’art bonus, per esempio, potrebbe arrivare a detrazioni per il 100%: perché allora, in una fase come questa, non proporre una defiscalizzazione del 100% per chi fa interventi in materia di cultura? I soldi li mettono i privati, alla detrazione pensa lo Stato: mi pare una situazione win-win di assoluto livello. L’Italia, o si ripensa complessivamente, o si prospettano scenari tristi: è chiaro che non possiamo parlare solo di cultura, penso all’industria e alla finanza naturalmente, però se vogliamo concentrarci sul problema della cultura secondo me l’intervento dello Stato dovrebbe procedere di pari passo con l’intervento privato, magari anche straniero, finalizzato a risistemare gli ingranaggi economici in questo campo. Per quanto riguarda le fondazioni, poi, va detto che non fanno “affari”, ma re-investono tutto il capitale nel welfare di comunità, nei servizi alla persona, nella cultura e nell’ambiente, quindi penso sia giusto che anche istituti di questa finalità dovrebbero beneficiare di una forte defiscalizzazione. Consideri che da parte di Fondazione Cariplo c’è l’intenzione di mantenere, almeno allo stato attuale, i contributi per la cultura. Anche perché le fondazioni non si occupano di sanità o welfare strutturale, caso mai di welfare di comunità, ricerca scientifica e ambiente.

Torniamo un attimo all’ipotesi iniziale: un fondo statale a fondo perduto?

Mi lascia perplesso, bisogna valutare caso per caso. Alcune attività culturali, come ad esempio un certo mondo artigianale e musicale che vanno scomparendo, potrebbero beneficiare di un intervento di questo tipo in questo frangente: certo, molto meglio dare questi soldi a chi lavora nel campo della cultura come artista, piuttosto che darli a chi dichiara di lavorare in nero: se bisogna dare dei soldi, meglio darli agli operatori culturali e agli artisti. Ma mi sembra che per ora lo Stato abbia fatto solo grandi annunci e ho la sensazione che di soldi non ce ne siano. In linea generale la cultura dovrebbe essere autosufficiente , ma non è così, purtroppo. Ad ogni modo bisognerebbe porre attenzione a non far diventare la cultura un luogo di assistenzialismo.

Librerie aperte sì o no?

Qualcuno dice che aprire le librerie darebbe alla gente la “scusa” per andare in giro, ma uno se vuole uscire dice che va dal panettiere, non in libreria. Se la vogliamo lanciare come ipotesi simbolica inducendo la gente a “bypassare” la grande distribuzione per privilegiare le librerie, non la vedo una tragedia: il problema è che dietro a questa operazione spot ci dovrebbe essere qualcosa di più. Comunque mi pare che la maggior parte di librai e editori abbia risposto con un sonoro no: non è un bel messaggio. Come gli imprenditori sperano di finire nei famosi codici entro cui operare, non si capisce perché editori e librai debbano essere un’eccezione. Non è un bel segno, dal punto di vista di un imprenditore.

Forse perché temono il contagio?

Non è che si ammassino tutti in libreria per comprare l’ultimo tomo di Colli e Montinari su Nietzsche…Anche il panettiere e il tabaccaio corrono lo stesso rischio, eppure restano aperti. Allora vuol dire che non c’è tutto questo amore per la cultura. Le ricordo che durante la prima e la seconda guerra mondiale Hermann Hesse non rinunciò al suo patriottismo e in quei momenti così difficili regalò libri ai prigionieri tedeschi: il libro non è solo un bene di consumo, ma anche qualcosa di simbolico. Questa guerra sulle librerie mi sembra un po’ speciosa. Se fossi stato un librario, avrei detto di sì con grande entusiasmo, ma capisco che ognuno ha la sua sensibilità.