È partita in anteprima nazionale dal Teatro Gerolamo di Milano (piazza Beccaria) la tournée del nuovo spettacolo di Pino Strabioli, Ve ne dico quattro, scritto con Fabio Masi. Atto unico, durata 65 minuti. Ecco la recensione.
IL CAST
Pino Strabioli
IL TARGET
Per tutti

LA TRAMA
Paolo Poli, Franca Valeri, Dario Fo, Valentina Cortese: quattro Artisti con la A maiuscola, che definire solo attori sarebbe riduttivo. Tra loro hanno in comune non solo la grandezza culturale che rappresentano, spesso capace di emergere anche solo attraverso un commento laconico e perentorio, ma pure la frequentazione dei palcoscenici più prestigiosi e…l’amicizia con Pino Strabioli. È proprio lui a raccontarli. Attore in erba e giovane giornalista per L’Unità, Pino conosce Paolo Poli a inizio anni ‘80, dopo averne ammirato sin da piccolo la voce che raccontava, nelle sue audiocassette, la favola di Pinocchio. Impossibile non adorare la stravagante classe di Poli, espressione di una intelligente ironia e strumento di una professionalità da vendere. Apparentemente freddo nella vita privata, il primo attore en travesti italiano dimostra subito la sua stima verso Strabioli, pur senza eccedere nei complimenti. Più o meno come Franca Valeri. Donna schietta, femminista, forse scomoda per qualcuno, Franca sembra usare l’umorismo come antidoto al dolore della guerra che la segna per tutta la sua lunga vita, in cui rimane lucida fino alla fine. Pino (per lei Pinetto) è il vero bastone della sua vecchiaia, che la supporta e la accompagna a fare le interviste. E tra qualche rimprovero qua e là, viene coccolato da quella signora capace di essere icona milanese e romana allo stesso modo. Del resto non è facile essere amici di artisti così importanti: con Dario Fo, per esempio, sembra quasi subentrare un certo imbarazzo quando Pino gli cita un ricordo della amata Franca Rame, scomparsa poco prima del loro incontro. In realtà Fo chiede di parlare d’altro, ma non vede l’ora di tornare a raccontare l’amore per la moglie, formidabile forza della natura. A cominciare da quando convinse un vescovo a sposare lei e Dario nella basilica di Sant’Ambrogio pur essendo entrambi atei. E poi c’è Valentina Cortese, colta signora del teatro, per il quale era nata (“Se non avessi fatto l’attrice avrei fatto l’attrice!”). Amante del bello e del lusso, raffinata: l’eleganza per eccellenza. La sua passione per le cravatte di Hermes rimbalza inevitabilmente anche su Pino, destinatario di quei preziosi omaggi.
LA MORALE
Mai confondere la popolarità con la irraggiungibilità. Al contrario, essere popolari vuol dire osservare e interessarsi nei dettagli a quello che accade alla gente, altrimenti sarebbe impossibile anche replicare qualcosa che faccia divertire di questa vita. Strabioli, che senza vergogna e timidezza ha voluto fortemente conoscere il mondo dello spettacolo, lo ha capito e, inconsciamente, ha scoperto qualcosa di più: l’arte assoluta resta eterna.
IL COMMENTO
La storia del teatro raccontata direttamente sul palcoscenico: in pratica un docuteatro con tanto di filmati, proiettati in un’elegante cornice dorata che fa da sfondo in una scenografia essenziale. Ve ne dico quattro, sulla scia di Sempre fiori mai un fioraio, è il nuovo gioiellino confezionato da Strabioli, che omaggia quattro grandi protagonisti del Novecento (e anche di inizio Duemila). L’obiettivo non è tanto il racconto biografico, sebbene i ragazzini curiosi che non hanno mai sentito parlare di Valeri, Poli, Cortese e Fo potrebbero senz’altro apprezzarli e conoscerli da brevi accenni alle loro importanti carriere, quanto piuttosto il ricordo di un vissuto personale fatto di aneddoti riguardanti ciò che avviene fuori scena.
IL TOP
In un’ora si vive un clima di serenità e familiarità. Quando Strabioli ricorda personalità importantissime (in qualche caso anche altolocate) dello spettacolo, riesce a farne un racconto che sottolinea una volta di più la verità di questi protagonisti nel loro essere personaggi pubblici identici a come li conosceva lui nella vita privata. Li fa diventare così fruibili e vicini a noi, non più idoli inarrivabili ma pur sempre avvolti dalla loro integra aurea di miti. Meglio non domandarsi cosa sarebbe di certa storia se non ci fosse Strabioli a raccontarla: ormai è rimasto ahinoi uno dei pochissimi a farlo. Di sicuro è l’unico in grado di fornire una narrazione così specifica, in virtù di un’amicizia che rende ogni rapporto sincero. Così scopriamo una Franca Valeri che intrattiene nella vita privata come sul palcoscenico, con storielle catturate dall’osservazione della quotidianità, comica persino quando infastidita da una fan pressante. Capiamo quanto fosse vero che per Fo il Premio Nobel fosse stato una sorpresa inaspettata, in un’esistenza cominciata con le fatiche della guerra. Li ha conosciuti tutti talmente bene Pino, che può replicarne i modi di fare senza necessariamente imitarli: ci regala pillole di incontri, come si può fare davvero tra amici. Tutto con un linguaggio velocissimo, ricco di parole ma tutte semplici, da rendere la narrazione scorrevole. Ritmi e tempi comici perfetti. Il pubblico si diverte, si emoziona ed esce dal teatro con un sorriso: cos’altro sperare di meglio?
LA SORPRESA
Tre le sorprese. Anzitutto Pino dice di raccontarne quattro ma fa anche di più perché, sebbene sfiorandole e senza soffermarsi, regala ricordi anche di Gabriella Ferri, Alda Merini e persino del Pinocchio di Comenicini, di cui raccoglieva le figurine da ragazzino e di cui risuonano le note (di Fiorenzo Carpi) dell’indimenticabile colonna sonora. Sorprendente il modo con cui i personaggi vengono introdotti, legati l’uno all’altro come in un unico grande incontro. E poi un paio di regali, ricevuti dalle signore ricordate in questo spettacolo, che Strabioli porta sul palcoscenico, rendendole così ancora presenti.