“Frequentare d’Annunzio avrebbe placato la mia inquietudine intellettuale”

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Si è chiusa a Pescara la settimana dannunziana. Fra i protagonisti della seconda edizione Alma Manera, una donna speciale, un’artista “crossover” che insieme a Edoardo Sylos Labini ha portato in scena per la prima volta La Carta del Carnaro ovvero la costituzione della reggenza italiana di Fiume rielaborata da Gabriele d’Annunzio e scritta dal sindacalista Alceste de Ambris.

Alma a Pescara, la città  del Vate, una figura trasversale anche nel suo rapporto col femminile: latin lover e esaltatore della femminilità: ti sarebbe piaciuto incontrarlo personalmente?

Certamente, mi sarebbe piaciuto frequentarlo per placare l’unica forma di inquietudine che mi appartiene e cioè quella intellettuale ma soprattutto in quanto cantante avrei voluto farmi accompagnare al pianoforte dai suoi amici: Tosti, Puccini e Mascagni che sono tra i grandi musicisti del ‘900. Per ciò che riguarda la persona di d’Annunzio nella accezione di Rodolfo Lavandino, nel senso che butta giù per il tubo qualunque cosa, non ne sarei stata affatto attratta in quanto trovo più affascinanti coloro che danno seguito alla poesia delle loro parole nella realtà. Mi sento comunque molto legata al Vate anche grazie a mio padre Gianni, primo attore della storica compagnia di prosa della RAI di Torino, il quale recitava d’Annunzio in tutta europa sia come professionista che come abruzzese.

Nell’orazione-spettacolo dedicata alla Carta del Carnaro hai cantato brani diversi mettendo ancora una volta in risalto la tua vocalità crossover. Con che criterio hai scelto le canzoni che hanno accompagnto i versi  recitati da Sylos Labini?

Non è stata una ricerca legata strettamente alla drammaturgia di Emanuele Ricucci bensì una danza tra citazioni musicali e senso letterale di quello che la Carta del Carnaro evoca. I testi di arie e canzoni sono stati scelti in quanto espressione di un omaggio alla libertà, all’ironia, alla modernità, alla bellezza e a tutto quello che rappresenta la vita. Tutto lo spettacolo non è che un incontro di cuore e testa: da una parte Edoardo innamorato perdutamente della figura di d’Annunzio e dall’altra io, appassionata cultrice dei testi.

Alma, donna crossover in quanto cantante, attrice, giornalista, donna impegnata nel sociale e naturalmente mamma, la domanda sorge quindi spontanea: come riesci a conciliare tutti questi ruoli?

Non lo so però ci riesco, se non lo facessi non seguirei la mia natura. Sono nata sul set cinematografico, ho indossato le scarpette da danza per la prima volta a Broadway, a otto anni cantavo i classici di Sinatra e le melodie da operetta. L’impegno sociale mi viene naturale: penso che dovrebbe stare a cuore a tutti, mi sbaglio? A questo proposito sono felice di annunciare che da qualche giorno, sulle reti Mediaset è partita la campagna dell’Associazione Fede, Speranza e Carità, della quale sono madrina. In questo spot ci ho messo l’anima e voglio ringraziare pubblicamente Roberto Cenci, Cristian Di Mattia, Raphael Alberto e Don Marco Palmerani insieme a tutti coloro che ci hanno sostenuto.

Sei diventata popolare al grande pubblico anche per l’interpretazione della Madonna nel musical Maria di Nazareth: quanto influisce la religiosità nella tua vita?

Maria di Nazareth è arrivata come una benedizione e allo stesso tempo come una missione, soprattutto mi ha dato la possibilità di lavorare ancora una volta con il maestro Stelvio Cipriani. In assoluto credo che l’interpretazione della Vergina Maria significhi entrare in un ruolo immenso perché la Madonna è una figura di grande attualità, rispettata da tutte le religioni monoteiste, finanche dai musulmani e io l’ho interpretata con spirito di servizio, mossa dalla fede che ha un ruolo essenziale nella mia vita: la fede ci salva.

Come hai vissuto il lockdown con tutti gli impegni che hai?

Le costrizioni e le forzature non mi piacciono granché perché sono uno spirito libero ma vivo bene anche a casa. Certo si suonano altre corde e l’orizzonte  diventa sfocato ma la cosa importante è non restare fermi ad aspettare e così ho messo in moto diverse iniziative. Ho avuto più  tempo da dedicare a mia figlia e al nostro cane Arte che ci ha amorevolmente sopportate. Sono stata in contatto con mia madre e gli affetti cari grazie alle videochiamate. In sostanza, quindi, il lockdown è stato per me un’occasione per dare un nuovo senso al futuro perché “la crisi-diceva Churchill-non va sprecata.” Sono un’inguaribile romantica che desidera  che il mondo diventi un posto migliore, “il posto giusto” da lasciare a nostri figli e alla loro discendenza.

d'Annunzio Week: l'intervista ad Alma Manera

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