«Il Centrodestra ha perso l’occasione di concedere il patrocinio», è così che Giuseppe Sala, sindaco di Milano, ha commentato il patrocinio negato dalla Regione Lombardia al Pride meneghino che si svolgerà il prossimo 29 giugno.
Il primo cittadino sarà sul palco assieme al candidato Pd alle Europee 2024 Alessandro Zan per manifestare l’appoggio della sinistra alle istanze contenute nel “documento politico del Milano Pride”, il manifesto approvato appena un anno fa, al pari del suo collega romano Gualtieri, sui carri con fascia arcobaleno lo scorso sabato ancora fresco di polemiche per i soldi spesi per colorare con la bandiera LGBT uno dei treni della metro A della capitale (caso sul quale si attende l’esito della richiesta di accesso agli atti depositata da Fabrizio Santori, consigliere della Lega in Campidoglio, per conoscere i costi sostenuti dall’azienda pubblica di trasporto per la nuova livrea).
A Milano intanto Sala rilancia. Infatti, il sindaco ha invitato ufficialmente all’evento «le famiglie e i nonni con i bimbi». Un invito che trova la sua motivazione nel fatto che, secondo il primo cittadino, «Non è un problema di indirizzare la cultura dei nostri bambini ma far conoscere loro certe tematiche nella loro complessità, è utile per rendersi più conto dei temi che trattiamo».
Ma è giusto che nell’ideologia imperante delle minoranze vengano coinvolti anche i bambini? La parola alle ultime vicende in cui si è visto un decisivo passo indietro di paesi che, invece, si sono sempre mostrati aperti al pensiero arcobaleno.
La settimana scorsa, ad esempio, il governo britannico ha introdotto nuove norme per “limitare la prescrizione e la fornitura di ormoni che sopprimono la pubertà, noti come “bloccanti della pubertà”, ai bambini e ai giovani di età inferiore ai 18 anni in Inghilterra, Galles e Scozia”. Le nuove restrizioni riguardano i farmaci che consistono di, o contengono, buserelina, gonadorelina, goserelina, leuprorelina acetato, nafarelina o la famigerata triptorelina. Si tratta di una misura temporanea, in vigore dal 3 giugno al 3 settembre 2024, applicabile a prescrizioni emesse da medici privati nel Regno Unito, nello spazio economico europeo (SEE) o in Svizzera.
L’estensione del bando ai fornitori privati è avvenuta poche settimane dopo la decisione di vietare, a tempo indeterminato, l’erogazione di questi farmaci nel servizio pubblico, con l’eccezione di studi clinici, come raccomandato nel rapporto Cass, affidato alla pediatra Hillary Cass e pubblicato fra molte polemiche il 10 aprile scorso.
Secondo il rapporto Cass dopo la revisione degli studi disponibili: “L’uso di ormoni mascolinizzanti/femminilizzanti in persone di età inferiore ai 18 anni presenta anch’esso molte incognite, nonostante il loro uso prolungato nella popolazione adulta transgender”.
Per questo, pur non dando indicazioni politiche, Cass raccomanda cautela negli interventi medici, e indica la necessità di un approccio cauto e individuale.
Approccio cauto e individuale che inevitabilmente porta alla mente quanto successo all’ospedale Careggi di Firenze, dove sono state riscontrate “criticità” nel trattamento dei minori con disforia di genere. Questo è quanto è emerso nella vicenda apertasi lo scorso gennaio con l’invio, da parte del ministero della Salute, di un’ispezione “in merito ai percorsi relativi al trattamento della disforia di genere nei minori e all’uso della triptorelina”, ossia il farmaco ormonale che porta alla sospensione dello sviluppo puberale. Uno scenario che diventa ancor più inquietante se si tiene in considerazione il vertiginoso aumento dei casi di disforia di genere tra i giovani.
Secondo i dati raccolti tra il 2018 e il 2021 dal Sifip (Servizio per l’adeguamento dell’identità fisica e psichica del San Camillo di Roma), è emerso che i casi di disforia di genere sono aumentati del 315%. Per capire il motivo di questo aumento significativo, si deve partire dai quattro passi evolutivi principali che i giovani devono affrontare durante l’adolescenza: la mentalizzazione del corpo. Un corpo che non è più quello di un bambino, ma è un corpo sessuato; la separazione/individuazione dalla famiglia che ormai non avviene più per conflitto ma con la paura di deludere i genitori; la nascita sociale; la definizione di valori propri.
E proprio perché si è in una fase di forte vulnerabilità psicofisica che tanto la famiglia quanto la scuola devono limitarsi a educare e istruire i figli garantendo l’assenza di ingerenze ideologiche aventi ad oggetto tematiche troppo grandi per i piccoli.
Dinamiche che rendono ancora più incisive le parole dette dal premier Giorgia Meloni durante l’intervento in videocollegamento con la kermesse del partito spagnolo Vox (membro dei conservatori europei di Ecr, di cui la Meloni è presidente) in corso a Madrid: «Ci opporremo a chi vuole mettere in discussione la famiglia quale pilastro della nostra società, a chi vuole introdurre la teoria gender nelle scuole, a chi intende favorire pratiche disumane come la maternità surrogata».