Einstein Telescope: riaccendiamo i motori dell’Italia?

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Immaginate che a Stoccolma, tra qualche anno, a ritirare il premio Nobel possa arrivare uno studioso italiano. Una bella prospettiva, almeno in potenza. Pensate poi che la potenza possa trasformarsi in atto: è quello che sta succedendo con la ricerca scientifica in questo preciso momento storico.

Dal 2020 si sta infatti discutendo di un progetto di portata europea che prevede la costruzione del prossimo rivelatore di onde gravitazionali, l’Einstein Telescope (ET), che sarà in grado di “ascoltare” le fusioni di buchi neri pressoché in tutto l’Universo visibile, permettendo di fare una mappatura dell’evoluzione di tali oggetti celesti dall’inizio dell’Universo. ET permetterà anche la rivelazione dei buchi neri primordiali, cioè quelli che si sono formati all’inizio dell’Universo, senza passare attraverso il collasso di una stella, contribuendo quindi alla comprensione della materia oscura

Per il nostro Paese l’Einstein Telescope rappresenterebbe un vero e proprio punto di svolta. Infatti, ospitare questa futuristica infrastruttura di ricerca avrebbe ricadute positive su tutti i settori produttivi, tra cui l’ingegneria e la meccanica di precisione, aprendo a circa 35 mila posti di lavoro durante il periodo della costruzione, che dovrebbe durare circa dieci anni.

Però, come in tutte le belle storie, c’è sempre un “lupo cattivo” da sconfiggere e anche noi abbiamo il nostro, da battere sul tempo: si chiama Olanda. Infatti, i due siti geografici arrivati alla fine della candidatura per ospitare ET risultano attualmente essere l’Italia (nel comune di Lula, nuorese) e la zona del Limburgo, disegnata al confine tra Olanda, Belgio e Germania. La zona sarda è particolarmente favorevole all’installazione del progetto in quanto molto silenziosa dal punto di vista geologico e antropico (non ci sono scosse tettoniche e non ci sono industrie pesanti). Entrambi aspetti centrali per l’osservazione di onde gravitazionali. 

Ma come ci stiamo preparando alla sfida? Il presidente del Consiglio uscente, prof. Mario Draghi, ha ufficializzato con una lettera scritta nello scorso Settembre, il pieno sostegno del governo italiano alla candidatura sarda, invitando l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare a proseguire col progetto.

Una presa di posizione che molti aspettavano da lungo tempo, purtroppo tradita  dopo soli pochi giorni: il 10 ottobre 2022, infatti, durante l’ultimo Consiglio dei Ministri, è stato approvato un documento che porterebbe alla costruzione di un parco eolico nelle vicinanze di Lula, compromettendo in partenza la candidatura italiana

Una decisione che ha provocato un’immediata reazione da parte della Regione Sardegna e degli amministratori locali, consapevoli di quanto ET sia molto più importante di un parco eolico che potrebbe venire semplicemente ricollocato. Attendiamo quindi di conoscere l’esito del ricorso al TAR in merito a questa scelta contraddittoria, confidando che il nuovo esecutivo sappia decidere con saggezza: ne va del futuro della ricerca italiana e dei nostri giovani scienziati.

Samuele Resmini

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