Ermenegildo Rossi, lo steward che sventò l’attacco terroristico

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L’Italia è ricca di eroi e di storie meravigliose da raccontare. Storie che, in quest’epoca di disincanto e di rinnegamento di tutto ciò che è coraggio, sembrano uscite da romanzi o, al limite, dal passato. Ma non è così.

La storia di Ermenegildo Rossi, viterbese classe ’63, è il paradigma di un’Italia divisa tra slanci eccezionali e la follia di volerne cancellare il racconto. Dall’11 settembre 2001, dopo i dirottamenti aerei che portarono alla caduta delle Torri Gemelle, i controlli in aeroporto sono ancora più attenti e scrupolosi. Per questo per gli steward e le hostess i problemi più gravi da affrontare sono i momenti di panico o le escandescenze di un passeggero particolarmente nervoso.

Il 24 aprile del 2011 è Pasqua eppure l’aereo Alitalia AZ329, decollato da Parigi per Roma, ha circa 140 passeggeri. Sono quasi le 21. Un volo come tanti altri. L’equipaggio ha sbrigato tutte le pratiche e la situazione è, come al solito, tranquilla. O così sembra.

All’improvviso qualcosa va storto. Un uomo si alza armato di un coltello con 10 cm di lama. Evidentemente a Parigi qualcosa non ha funzionato nelle procedure di sicurezza. E così un kazako, diplomatico all’UNESCO, prende in ostaggio una hostess, le porta, ferendola, il coltello alla gola e “ora andiamo a Tripoli”.

Da un mese l’alleanza occidentale bombarda la Libia di Gheddafi. Probabilmente vuole dirottare l’aereo per usare i passeggeri come ostaggi. Ecco la motivazione per cui un uomo in carriera, probabilmente ricco, con un futuro radioso ha deciso di compiere un crimine così definitivo.

La sorpresa paralizza tutti. Tutti tranne lo steward capocabina Ermenegildo Rossi, che, ritrovata la lucidità, propone al dirottatore di prendere lui come ostaggio e poi, al rifiuto di questi, lo convince a spostarsi in area business. Mentre indietreggia il dirottatore colpisce un bracciolo e sorpreso gira la testa all’indietro. È l’occasione che Rossi aspettava. Gli salta addosso e dopo una colluttazione lo rende inoffensivo salvando l’hostess e i passeggeri.

Sceso a Roma come un eroe, dopo 6 anni ottiene la Medaglia d’Oro al Merito Civile. Da quando è stata istituita, nel 1793, sono 847 quelle concesse e quasi la metà è per enti o città. “Dipendente della Compagnia di Navigazione Alitalia, con pronta determinazione e straordinario coraggio, durante il volo non esitava ad offrirsi al posto di una hostess presa in ostaggio da un uomo armato di coltello, al fine di dirottare l’aereo. Successivamente, approfittando di un passo falso dell’uomo, riusciva a disarmarlo e a bloccarlo con l’aiuto di alcuni passeggeri. Splendido esempio di generoso altruismo e di
solidarietà umana”.

Ma la medaglia gli viene data quasi di nascosto, senza una cerimonia né un ringraziamento. Addirittura quando va a prenderla si sente dire “ci scusi ma manca il funzionario per aprire la cassaforte”. Eppure ha salvato la vita all’hostess e probabilmente a 140 persone. Ma l’Italia, intesa come Stato, non ama raccontare il proprio coraggio. Meglio esaltare quello degli altri continuando ad autodefinirci “miseri e miserabili”.

Invece Rossi è il prototipo dell’Italia vera: vive a Oriolo Romano, un piccolo paesino in provincia di Viterbo, ama ridere e scherzare come tutti e si commuove quando canta l’Inno. Ma quando è arrivato il momento di essere serio e scegliere tra il dovere e il menefreghismo non ha avuto dubbi. E se ha avuto paura – e chi non ne avrebbe in quelle situazioni? – l’ha sconfitta con il desiderio di giustizia. Come fanno gli eroi. Quelli veri.

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1 commento

  1. ^(*@*)^ Come si fa in itaGlia a capire quando un persona è validissima, una ditta validissima, ecc ecc ? Lo si capisce in quanto non si sente mai nominare è solo accidentalmente se ne viene a conoscenza. Alla SIDERALGALATTICA MEDIOCRITÀ CHE GOVERNA L’ItaGlia a tutti i livelli da fastidio il valore di chi VERAMENTE VALE che potrebbe mettere ulteriormente in mostra la loro nullità , detto ciò FIGURIAMOCI COME POTRÀ MAI ESSERE ED È TRATTATO UN VERO EROE !

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