Un francobollo per Strampelli, “il padre del grano”

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Ci sono voluti decenni, ma alla fine l’Italia ha riconosciuto su un francobollo uno dei suoi figli più illustri: Nazareno (o Nazzareno) Strampelli (1866-1942). In occasione della prima Giornata Nazionale dell’Agricoltura (10 novembre 2024), voluta dal Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida, su iniziativa del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e del sottosegretario Fausta Bergamotto, è stata annunciata l’emissione del francobollo ordinario serie tematica “Eccellenze del sapere”, in onore del grande genetista marchigiano.

Nazareno Strampelli era nato il 29 maggio 1866 a Crispiero, in provincia di Macerata. Agronomo, insegnante e genetista, fu il principale artefice di quella “rivoluzione verde” che poi nel secondo dopoguerra moltiplicherà le rese agricole di tutto il mondo, ma che fruttò premi e riconoscimenti ad altri scienziati. Strampelli, infatti, fu pioniere degli incroci fra varietà, in un’epoca in cui si privilegiava la selezione di cultivar pure, allo scopo di migliorare la resa e la resistenza a malattie e intemperie delle specie coltivate.

Strampelli, sempre affiancato dalla moglie Carlotta, ottenne il suo primo successo con il grano “senatore Cappelli”, dedicato a Raffaele Cappelli, uno dei tanti uomini pubblici che all’inizio del ‘900 finanziò e sostenne le sue ricerche. Il “Cappelli”, oggi celebrato come “grano antico”, è in realtà nato nel 1905. Ma non fu che il primo passo.

La vera svolta avvenne con l’“Ardito”, 1915, grano che univa alla robustezza del “Rieti originario” la maturazione precoce del grano olandese Wilhelmina e il gambo corto del giapponese Akakomugi. Questo consentiva di mietere a giugno, evitando la calura estiva (la “stretta“) e i temporali agostani, che schiacciavano i fusti lunghi del grano tradizionale italiano (l'”allettamento“). Inoltre consentiva ai contadini di mietere prima dell’inizio del periodo delle zanzare, mettendoli a riparo dalla malaria. Per giunta, l'”Ardito” era resistente alla ruggine del grano.

Dall'”Ardito” Strampelli ricavò nuove cultivar, con le quali rapidamente la resa per ettaro raddoppiò. Con l’avvento del Fascismo, la sua fama fece sì che Mussolini lo incaricasse in ruoli apicali nella Battaglia del Grano. Il Re in persona, Vittorio Emanuele III, concesse le terre delle sue tenute a Castel Porziano perché lo scienziato potesse sperimentare i suoi grani, le “sementi elette”.

Grazie ad esse la produttività per ettaro salì da 10 quintali a oltre 25, tanto che sulla sua tomba, l’epitaffio recita: “dove cresceva una spiga, ne fece crescere due”. Negli anni Trenta Vittorio Emanuele lo creò Senatore del Regno: Strampelli, che era persona schiva e timida, cercò di evitare questo onore, ma Mussolini gli rispose semplicemente che era suo dovere accettare, perché i sindacati l’avevano proposto e il sovrano aveva firmato. Giunto a Palazzo Madama, tuttavia, chiese di rinunciare a tutti i suoi stipendi (aveva ben sette incarichi, fra direzioni e cattedre), perché la diaria di Senatore gli era più che sufficiente. Nonostante l’incarico, continuò a fare umile lavoro di laboratorio (non firmava studi né libri, lasciava gli appunti ai suoi assistenti che poi li pubblicavano a proprio nome) produrre grani nuovi, i cui nomi erano dedicati a personaggi della tradizione, della mitologia, del patriottismo italiano. Nel dopoguerra, da quei grani nacquero le specie che noi oggi continuiamo a usare.

Non brevettò mai nessuna delle sue creature. Anzi, ai centri di ricerca in tutto il mondo che ne facevano richiesta, inviava gratuitamente campioni di semente. Il risultato fu che paesi come l’Argentina, la Jugoslavia e la Cina poterono evitare le carestie che invece tormentarono milioni di persone durante la Seconda guerra mondiale, proprio grazie alle sue invenzioni.

Strampelli morì il 23 gennaio 1942 a Roma, ed è sepolto nel cimitero di Rieti. Chiese che nessun onore funebre gli fosse concesso, perché l’Italia era in guerra. L’unica corona di fiori fu quella di Mussolini, pagata di tasca propria dal dittatore. Leggenda vuole che il Duce si recasse spesso a visitare i suoi laboratori in motocicletta, e che Strampelli fosse una delle pochissime persone che non dovessero fare sala d’attesa alle udienze a Palazzo Venezia, passando sempre avanti agli altri. Questa sua vicinanza col Fascismo lo fece cadere in un ingiusto dimenticatoio nel dopoguerra, nonostante i suoi indiscutibili meriti per tutta l’umanità. Nel francobollo Nazzareno Strampelli è raffigurato durante la visita a uno dei campi coltivati con i suoi grani nella tenuta reale (oggi presidenziale) di Castel Porziano. La foto originale lo vede insieme al Re e al Duce fra le spighe delle qualità di grano nuovo (il “Vittorio Veneto”) ideate dal geniale genetista con gli incroci. E’ interessante che Vittorio Emanuele, notoriamente non alto, svettasse sopra quelle spighe, che, a differenza delle varietà tradizionali alte a volte quasi due metri, avevano invece il fusto corto, sotto al metro e quaranta.

Oggi Strampelli viene ricordato soprattutto per essere l’autore della varietà di grano duro “Cappelli”, ottenuta presso il Centro di Ricerca per la Cerealicoltura di Foggia. Raffaele Cappelli, con il fratello Antonio, aveva avviato a fine Ottocento le trasformazioni agrarie in Puglia e sostenuto Strampelli nella sua attività, mettendogli a disposizione campi sperimentali, laboratori ed altre risorse. Ad Altamura viene prodotto pane DOC con la varietà del grano “Senatore Cappelli” e infatti la sezione di CulturaIdentità di Altamura, con il suo presidente Carlo Moramarco, ha salutato con particolare soddisfazione il riconoscimento filatelico a questo genio italiano benemerito per l’intera umanità.

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