L’intellettuale dissidente Giorgio Locchi lancia un messaggio di speranza, rivoluzionario e conservatore, contro le censure del politicamente corretto: “i valori della Patria e dell’identità pronti a rinascere ad ogni sconfitta”.
La cultura di destra ha visto nel secondo Novecento la rinascita di un forte dibattito culturale interno che ha affrontato i principali temi del postmoderno. La civiltà dei consumi, i miti del 68, l’americanismo, la società dello spettacolo diventano i temi di una speculazione filosofica che non accetta le prediche del marxismo o una vaga filosofia terzomondista e umanitaria, corroborata dal culto del consumo e dal feticcio del materialismo. Sono autori controcorrenti e irriverenti, che di fronte alle distopie del mondo nuovo cercano di elaborare una nuova filosofia capace di fondere la rivoluzione conservatrice e la sapienza tradizionale, gli intellettuali proscritti dall’egemonia comunista e i componenti più irregolari del pensiero forgiando nuove sintesi, spregiudicate e visionarie, per decostruire le ideologie del presente.
Con queste premesse nasce la Nouvelle Droite, o Nuova destra, che sbocciando nella Francia e nell’Italia post-industriale, in cui grazie alle idee di filosofi come Alain de Benoist, Marco Tarchi e Giorgio Locchi, si costruisce un ponte tra la cultura controcorrente del Novecento e le problematiche del mondo dei simulacri e del consumismo. Di questa stagione controcorrente del pensiero europeo, Giorgio Locchi è sicuramente uno degli autori più interessanti. Musicologo, corrispondente parigino de “Il tempo” e intellettuale dissidente che nei suoi studi, articoli e saggi, ha realizzato una “patristica del pensiero rivoluzionario conservatore“. Nelle opere di Locchi, gli studi sulla civiltà romana imperiale si alternano con i saggi critici sulla rivoluzione conservatrice, unendo i miti pagani e Sturm und Drang, un feroce antiamericanismo con uno spirito aristocratico nicciano che trova il suo compimento nel saggio “Wagner, Nietzsche e il mito sovraumanista” da poco ripubblicato per la “Passaggio al bosco” Edizioni. Un saggio che, come ammette nella prefazione dell’opera Adriano Scianca, si presenta come il testo “più originale e profondo pubblicato nella seconda metà del Novecento nell’ambito non conforme”, in cui l’autore, partendo da una raffinatissima analisi musicologica dell’opera wagneriana, delinea le caratteristiche di una identità culturale aristocratica e rivoluzionaria, romantica e conservatrice che compone, insieme alla filosofia di Nietzsche, il “mito sovraumanista”. Un mito che si presenta come il vecchio testamento di un nuovo romanticismo, basato sull’appartenenza ad una kultur profonda radicata nel binomio wagneriano “Genio e popolo” e una visione superomistica dell’individuo basata su valori aristocratici e spirituali, eroici ed epici. Tale mito incarnato nelle idee di Wagner e Nietzsche si fa portatore di una nuova visione del tempo e della storia che si contrappone direttamente con i valori della civiltà egualitarista e progressista. Per Locchi il tempo non è una un sistema lineare, un perenne e gioioso avanzare dell’uomo verso utopie fallaci o speranze sovrannaturali, bensì è una sfera, che si compone in maniera tridimensionale fondendo simultaneamente “attualità”, “avvenire”, “passato”, che ruota ed avanza connettendo in maniera armonica essi. Allo stesso modo anche le civiltà non si muovono in maniera lineare ma seguono tre fasi: una mitica, quando nasce, una ideologica, quando si confronta con la realtà e il mondo esterno, ed infine una sintetica, che nasce dalla sintesi tra le due fasi precedenti. Nella storia però civiltà diverse si scontrano in fasi dissimili della loro storia, e miti nuovi si combattono e si incontrano sviluppando nuove sintesi ed innesti diversi, in cui di fronte ad un mondo nuovo che nasce si contrappone uno vecchio che tramonta e che da esso viene sostituito. La storia quindi non diventa un piano di emancipazione poliennale, bensì uno scontro continuo di sogni e idee, in cui tutto può essere ancora cambiato ed osato.
Un mondo migliore è possibile e i valori della patria e dell’identità, del mondo dei sognatori e degli eroi, non moriranno mai, ma si alterneranno, pronti a rinascere ad ogni sconfitta. Il pensiero di Locchilancia un monito di speranza contro le censure del politicamente corretto e le illusioni della civiltà razionalista-globalista sulla rinascita di una nuova primavera dello spirito.
