Il nostro patrimonio artistico è sotto attacco. Sono mesi, ormai, che le opere d’arte italiane subiscono continue aggressioni da parte di sedicenti ambientalisti o di turisti incivili, quasi sempre stranieri. La frequenza degli episodi sta assumendo i connotati di un vero e proprio bollettino di guerra ed evidenzia un fenomeno che non può dirsi più occasionale: se per gli eco-vandali c’è sicuramente dietro una strategia mediatica, cioè quella di sfregiare le opere d’arte per attirare l’attenzione sulle tematiche ambientaliste, nel caso dei turisti dediti a danneggiare facciate storiche o fontane rinascimentali, a caccia di un selfie, si tratta di vera e propria inciviltà. Il tutto aggravato dal fatto che i protagonisti di tali “gesta” sono, per la maggior parte dei casi, giovani adolescenti o poco più. Quest’ultimi si definiscono “l’ultima generazione” e forse dovremmo augurarci che sia così, perché non ne sentiremo la mancanza; nel frattempo, però, bisogna correre ai ripari e reagire a questo fanatismo prima che accada qualcosa di più grave e irreparabile.
Alcune contromisure sono facilmente intuibili: inasprire le pene, imporre il pagamento dei danni a chi si rende protagonista di questi reati, aumentare la sorveglianza (anche con l’esercito), ma non basta. Ci vuole una controffensiva culturale, un vero e proprio patriottismo culturale contro queste aggressioni alla nostra civiltà. Per fare questo, però, bisogna prima di tutto risollevare, dallo stato miserabile in cui è precipitato, lo studio della storia dell’arte e delle altre discipline umanistiche, ormai declassate a “materie inutili” e “inadatte al mercato del lavoro”. A questo disprezzo per l’Umanesimo, inoltre, si aggiunge un’esaltazione fanatica dei settori tecnico-scientifici, quali unici strumenti atti a governare il mondo, e una degenerazione dei concetti di turismo e valorizzazione dei beni culturali, incentrati quasi esclusivamente sulla mercificazione dell’opera d’arte come prodotto di intrattenimento.
A riprova di ciò, basta ricordare due frasi che ormai si ripetono continuamente nel detto comune: «l’arte è il petrolio d’Italia» e «l’Italia potrebbe vivere solo di turismo»…No! Paragonare una Madonna di Raffaello o una scultura di Canova ad una sostanza viscosa e puzzolente che per essere sfruttata deve bruciare fino a consumarsi, non è proprio una bella immagine; augurarsi, poi, che l’Italia si riduca ad una sorta di Gardaland a cielo aperto per turisti stranieri, ci trasformerebbe in una nazione di camerieri. No, una Nazione moderna, se vuole essere potenza, ha bisogno anche di altro, almeno per una questione di dignità (lo affermava il futurista Marinetti).
Tutto questo per evidenziare che la crisi attuale non è solo politica ed economica, ma è anche una crisi culturale e d’identità: non riusciamo più a sentirci eredi della nostra storia e di quello che abbiamo creato, in primis della nostra arte. Sì, nostra. Perché Leonardo da Vinci era italiano, Michelangelo era italiano, Bernini era italiano…e noi siamo i loro continuatori. Per salvare e rilanciare il nostro genius loci dobbiamo ritornare a studiare la storia, la letteratura, la filosofia, la scienza italiane e non sfregiare la nostra lingua parlando un insopportabile “itanglese”, perché, come affermava lo storico dell’arte Roberto Longhi «Ogni italiano dovrebbe imparar da bambino la storia dell’arte come una lingua viva, se vuole aver coscienza intera della propria nazione».
Anche al di fuori dell’Italia la situazione non è delle migliori: gli eco-vandali stanno colpendo in vari musei d’Europa, mentre negli Stati Uniti una docente di arte è stata espulsa dalla scuola in cui insegnava per aver mostrato a lezione l’immagine del David di Michelangelo, ritenuta “pornografica”. Il colpevole di questo clima da iconoclastia sempre più diffuso è la Sinistra politica e culturale con il suo antioccidentalismo: l’Unione Europea, infatti, è governata dalle forze progressiste che negano le radici greco-romano-cristiane del Continente per sostituirle con assurde origini islamiche della nostra cultura; le identità nazionali sono perseguitate e considerate un crimine; l’America democratica è ormai divenuta la centrale mondiale della cancel culture.
È una guerra alla bellezza portata avanti, in nome del politicamente corretto, da nuove “guardie rosse” che, come nella Cina maoista, vogliono distruggere la nostra storia; per combattere e vincere questa guerra, però, non basterà semplicemente citare Dostoevskij e sperare che qualcosa accada, perché il dubbio che il principe Miskin si sbagliasse sta diventando sempre più – ahinoi! – una preoccupante certezza.
Bibliografia: R. Esposito, E. Galli della Loggia, Le buone ragioni per istituire un vero ministero della Cultura, «Corriere della Sera», 25 gennaio 2013; I. Magli, L’Italia non può vivere senza una scuola italiana, «il Giornale», 13 settembre 2012 [da www.italianiliberi.it]; T. Montanari, Chi ha paura della storia dell’arte?, Editoriale Boll. «Italia Nostra», n. 465; A. Asor Rosa, R. Esposito, E. Galli della Loggia, Un appello per le scienze umane, «La rivista il Mulino», 23 dicembre 2013; A. Crespi, La Bellezza al centro della Politica, «Il Domenicale», 8 marzo 2008; E. Galli della Loggia, Politici figli di una scuola che ormai ignora il passato, «Corriere della Sera», 17 luglio 2023.