Il Consigliere e il difensore dei diritti civili, fantasmi demodé

0

Un assetto istituzionale equilibrato e stabile, una prospettiva di sviluppo nel progresso e nel rinnovamento. Queste le prerogative di una democrazia matura e di una utopia realizzabile. Di un’utopia come progetto di una città nuova.

Tuttavia bisogna soffermarsi sulla concezione di questi aspetti, di queste costruzioni del pensiero. Sono interpretazioni di una cultura post sessantottina, apparentemente libera da condizionamenti.

Una cultura che vedeva nei Greci i sostenitori di una democrazia che dava ai governanti il mandato di rispondere alle esigenze dei governati secondo un principio di dovere assegnato. Senza porre la questione del livello dei governati sia culturale sia sociale.Questa oggi si direbbe una posizione vicina ai populisti.

Un’altra interpretazione vedeva nella tradizione giudaico-cristiana una articolazione fra governanti e governati, con l’obbligo dei governanti di attenersi alla lettera di un diritto. Un diritto che rappresenta un potere nelle mani di chi lo istituisce. Nella versione moderna una concezione della sinistra moderata. Una concezione che ha ancora i propri referenti. Uno nella posizione del consigliere del principe, del chierico al servizio dei potenti, del dotto che distribuisce ideali contraffatti. Un altro referente con una posizione che si può definire hegeliana, di consigliere della storia, del confidente della provvidenza, di esperto di giri e raggiri dialettici che rappresenta il vecchio “rivoluzionario” ormai ammansito nel gioco del sistema, ma vigile nelle zone d’ombra dei diritti civili.

Le due figure hanno però momenti di concordanza e sovrapposizione nella proiezione futura dei loro progetti. Fanno rispolverare immagini di utopia come neppure Campanella poteva immaginare quando rappresentava lo spettacolo di un mondo perfetto. I personaggi di Campanella sono automi o finzioni di un’idea smarrita in un mondo fantastico senza punti di riferimento. Fourier, da parte sua, immagina un mondo senza ladri e afferma senza esitazione che nessuno avrà la tentazione di “prendere una mela dall’albero”.

Insomma utopia come il disegno di un mondo astratto, impossibile e insostenibile. Tuttavia l’utopia di un mondo possibile forse esiste: può rigenerarsi se trova un terreno di confronto nel dispiegarsi nelle forme della storia. Nel confronto con la materia e l’anima delle sue manifestazioni. Il consigliere del Principe e il dotto propugnatore dei diritti civili si ridurranno a fantasmi di intellettuali demodé e superati. Forse spariranno nelle pieghe della storia. A meno che, come si legge nell’Apocalisse “Presto sarà la fine di tutto; e ci saranno un nuovo cielo e una nuova terra”.

Articolo precedenteLa diretta di CulturaIdentità: Edoardo Sylos Labini e Diego Fusaro
Articolo successivoCaporali e operai: una legge nel 1928 abolì il modello padroni-schiavi
Laureato in Architettura svolge la sua attività professionale a Milano dove apre uno studio di progettazione e consulenza nel campo edile e, nel contesto di iniziative parallele, si dedica a progetti di allestimenti e comunicazione a livello internazionale. Redige numerose relazioni di ricerca e approfondimento di temi tecnici e scrive libri per associazioni di categoria. Collabora a giornali e riviste con articoli di architettura, con particolare riferimento alla città e allo sviluppo urbano. Partecipa come opinionista a trasmissioni televisive nell’ambito di iniziative volte a descrivere con spirito critico la città nei suoi molteplici aspetti e funzioni. Attualmente sta preparando un libro sulla città globalizzata, sui rischi della perdita della sua identità in quella che la cultura sostenitrice del processo di assimilazione progressiva chiama “residenza disaggregata”.