Il Domani di De Benedetti è ancora ieri

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fonte ilgiornale.it

Oggi è uscito il primo numero del nuovo quotidiano di Carlo De Benedetti: Domani. Lo ricordavamo lo scorso anno, quando tentava di riprendere le redini di Repubblica, con l’accusa nemmeno tanto velata ai figli, in particolare Rodolfo, di non esser stati in grado di far compiere al quotidiano di largo Fochetti quel balzo in avanti che serviva per fronteggiare la concorrenza con il Corriere. Abbiamo visto com’è andata: Repubblica è passata alla famiglia Elkann (Agnelli) evidentemente abbandonando quello spirito barricadero che aveva contraddistinto il quotidiano fondato da Scalfari in tempi migliori. Oggi è nato Domani e inizia una nuova avventura editoriale con la distribuzione di RCS (leggi: Corriere della Sera, leggi: Cairo), affidata a Stefano Feltri, che nell’editoriale scrive che le priorità sono “le disuguaglianze, vero ostacolo a una economia efficiente, oltre che equa”. Non ci pare una gran novità, mutatis mutandis sembrano le parole di Tony Blair negli anni ’90 e questo ci fa pensare che, stando così le cose, il Domani ricorda ieri (Redazione).

Il suo ultimo progetto si chiama Domani, ma per Carlo De Benedetti è ancora ieri a contare. Incapace di scrollarsi di dosso un passato di competizione e conflitti, l’Ingegnere ha perso un’ottima occasione per concedere l’onore delle armi al suo nemico di sempre Silvio Berlusconi.

Proprio la mancata evoluzione, tanto cara al filosofo tedesco Carl Schmitt, da nemico (inimicus) ad avversario da non odiare (hostis), rimane centrale nella filosofia di molti “illuminati” di sinistra.

Per i “buoni” è un momento particolarmente propizio: mai avrebbero nemmeno osato sperare in tanta grazia. Prima l’odiato Briatore, poi Berlusconi e il professor Zangrillo come trait d’union.

E allora via, tra un prosecco ghiacciato e una nuotata, a sghignazzare e ironizzare, perché loro sono provvisti di senso dell’umorismo (unilaterale) ma di poca fantasia, su Karma, prostatite e negazionismo.

Eccitati dagli articoli dei fustigatori a senso unico, hanno palesato ancora una volta la loro essenza: ”Restiamo umani, sì ma con chi ci pare a noi”.

Nel corso del suo intervento al Festival della tv di Dogliani, l’ex patron di Repubblica non ha saputo resistere alla tentazione di rimestare nel passato e affondare il colpo su chi non solo era assente ma anche in uno stato di sofferenza causato dalla malattia: “Faccio i miei auguri a Berlusconi, ma il mio giudizio su di lui rimane critico. Ha abbassato il livello di civismo e moralità del Paese. È l’Alberto Sordi della politica italiana. È stato molto nocivo al Paese”.

Un po’ come Nanni Moretti, un altro celebre per il disprezzo nei confronti di Alberto Sordi, che in morte di Gianni Agnelli, seppe solo dire, gelido:”E’ stato meno peggio di Berlusconi”.

Naturalmente se un episodio simile fosse avvenuto a parti invertite, avremmo assistito a “lenzuolate” circa “il rispetto dell’avversario” e la brutalità di una destra fascista e intollerante, ma in questa prima estate D.C. (dopo Covid-19) si rispolverano verve e coscienza civica solo per crocifiggere un professionista come Zangrillo, ormai derubricato a scemo del villaggio, per l’incapacità di decriptare delle sue semplici osservazioni scientifiche, mai sconfinate nel negare l’esistenza e la virulenza del Sars-Cov2. Ma tant’è.

6 Commenti

  1. Se pure gli Agnelli che non sono state delle volpi hanno capito che era meglio tenerlo lontano, è tutto dire del personaggio. E consolante solo sapere che è cittadino svizzero e non connazionale. Cordialità

  2. speriamo chiuda presto o addirittura non cominci neppure considerando l’innata serietà del fondatore non penso abbia molte possibilità di competere con altri quotidiani decisamente più seri

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