Informatica a scuola: le nuove generazioni ci benediranno

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Foto di Mudassar Iqbal da Pixabay

I computer, l’informatica, la creazione di programmi e di applicazioni sono ormai argomenti alla portata di tutti ed essenziali. Con un breve corso online o un video su Youtube si possono facilmente comprendere le basi dell’hardware e dei software. I ragazzi si divertono a creare videogiochi amatoriali e ogni giorno escono animazioni digitali “fan-made”. Ciò significa che la digitalizzazione e la confidenza con queste tecnologie sono ad uno stadio inoltrato. Tra 10 anni dovremo probabilmente confrontarci con altre nuove tecnologie e scoperte, e ci sentiremo ancora più spaesati di come ci sentiamo oggi davanti al Task Manager o al prompt dei comendi del pc.Sorge così una problematica per le nuove generazioni: la sempre maggiore necessità di utilizzare i dispositivi informatici, di saper di programmare, di conoscere hardware e software sempre più avanzati e dinamici.Circa venti anni fa si iniziò a dare importanza all’inglese all’interno dell’insegnamento scolastico, sperimentando diverse soluzioni in ogni tipo di liceo ed istituto, rendendola una materia obbligatoria e imprescindibile del programma formativo. Era chiaro all’epoca (e ancora non si è riusciti nell’obbiettivo) che il mondo stava evolvendo rapidamente e che era ormai fondamentale conoscere l’inglese per comunicare con tutto il mondo. Sarebbe dunque il caso di fare altrettanto con l’informatica, di renderci conto cioè dell’evoluzione che il mondo sta subendo da 20 anni. Bisogna inserire per gli istituti di ogni ordine e grado nel programma scolastico alcune materie che le nuove generazioni benediranno: informatica ed elettronica, non solo coding, per potersi districare sia nel hardware che nel software dei computer e dei cellulari, ormai essenziali in ogni tipo e forma di lavoro e di attività giornaliera; linguaggio di programmazione (come Java o simili) per dare a tutti la possibilità di crearsi app e semplici programmi o di sapere il minimo funzionamento degli stessi, nel lavoro come nel privato (conoscendo a fondo il pacchetto Office, il funzionamento dei social, dei server,  dell’internet in generale, eccetera). Recente è infatti il caso è di analfabetismo informatico legato alla questione sulla privacy di Whatsapp, in cui migliaia di utenti sono in fuga da un applicazione che sembra non rispettare più la privacy, verso un altra che sembra rispettarla, ma che in realtà ne ha ancora di meno della precedente (come Telegram che è persino meno sicura di Facebook). Questo è un caso che ne annuncia di altri in futuro e che diventeranno sempre più frequenti col passare degli anni. Non si può non pensare poi a quanto anche la matematica (per come le si insegnano oggi) stiano rapidamente perdendo la loro utilità, ignorando i moderni strumenti di calcolo, di supporto e con le diverse necessità rispetto ad esempio al 2005.Continuare a dare agli studenti e alle nuove generazioni questi antiquati strumenti ed insegnamenti è tanto inutile quanto insegnare ad un adolescente del XXI secolo a lavorare una pietra per ottenerne una lama o una punta di freccia: totalmente anacronistico. Andrebbe dunque rivista anche la matematica, magari a vantaggio di una nuova e più utile conoscenza, come economia generale, economia aziendale, statistica e marketing, ecc. È necessario aggiornare costantemente con un ottica futuristica le materie scolastiche. L’analfabetismo non è solo incapacità di leggere e scrivere, ma è in agguato dietro ogni generazione e riguarda ogni campo: emotivo, informatico, culturale, morale. Possiamo dare maggiore slancio al futuro, basta poco.

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