Si consolida il successo di pubblico per il nuovo programma RAI ideato e condotto da Edoardo Sylos Labini. “Inimitabili” racconta d’Annunzio, Mazzini, Marinetti e Guareschi. La puntata di domenica 7 aprile, andata in onda alle 23.15 su Rai3, ha raccolto quasi 400.000 spettatori, ben sopra la media della fascia oraria. Una conferma del fatto che il pubblico desidera e apprezza le produzioni televisive di qualità, che raccontino agli italiani chi sono, da dove vengono, quali sono i loro padri nobili di cui andare fieri.
Qui riportiamo per i lettori l’editoriale di Angelo Crespi, direttore della prestigiosa Pinacoteca di Brerae co-autore con Sylos Labini di “Inimitabili”. Il pezzo, che racconta i “dietro le quinte” della fortunata produzione di Rai Cultura, è fresco d’inchiostro sul numero di “CulturaIdentità” in edicola.
Sotto il titolo «Inimitabili» sono stati raccolti quattro italiani che per il loro carattere, per il genio, per la coerenza dimostrata nella vita, non possono essere imitati. L’idea degli inimitabili che, ovviamente, potrebbe essere ampliata con altri nobili exempla, si è trasformata da subito in un format televisivo e presto diverrà una messa in scena teatrale: l’ispiratore è Edoardo Sylos Labini che, in veste di autore, conduttore, e attore, racconta la vita straordinaria di Gabriele d’Annunzio, Giuseppe Mazzini, Filippo Tommaso Marinetti, Giovannino Guareschi, i loro pensieri e le loro azioni: quattro biografie, a cui ho contribuito come co-autore dei testi, in cui si è cercato di rendere, tra documentario storico e interpretazione teatrale, lo spirito che ha formato e sostenuto uomini eccezionali e fuori dalla norma. Quattro protagonisti della cultura italiana: sognatori, anticonformisti, visionari. Uomini di rottura e di passione, raccontati nelle pieghe della loro vita pubblica e di quella interiore. Quattro potenti «atti unici», intessuti dalle interpretazioni di Sylos Labini, che via via si incarna e dà vita e voce agli «Inimitabili», attraverso le loro parole, le loro opere, e i passaggi cruciali delle loro esistenze. Una narrazione arricchita dalle interviste di esperti, storici, familiari e impreziosita dalle riprese nei luoghi dove gli «Inimitabili» hanno vissuto e agito: dalla Fortezza del Priamar di Savona ai vicoli del porto di Genova per Mazzini, da Palazzo Altemps al Vittoriale degli Italiani per d’Annunzio, da Casa Balla al Museo del Novecento di Milano per Marinetti, dal lager di Sandbostel al set di Brescello per Guareschi.
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IL FIL ROUGE DELL’ITALIANITÀ
Al di là degli aspetti meramente tecnici e attoriali, è interessante soffermarsi sulla linea editoriale di questo programma, espressione dell’ultimo decennio della carriera teatrale di Edoardo Sylos Labini che aveva già lavorato su Mazzini, d’Annunzio e Marinetti, prefigurando una sorta di pantheon degli italiani illustri, tra Otto e Novecento, che potrebbe, in futuro, raccogliere risalendo nei secoli, tutti gli uomini che hanno fatto grande il nostro Paese, al di là degli schieramenti politici e delle contingenze storiche. Questi primi quattro ritratti sono intimamente collegati, a mio parere, più che dal carisma, di cui godono tutti, proprio della coerenza con cui hanno affrontato la vita. Coerente Mazzini che, costretto a un lungo esilio, non rinuncia mai alla bandiera della Repubblica e dell’unità; coerente Giovannino Guareschi che passa dal lager al carcere italiano senza venir meno ai propri principi; coerente Marinetti che si immola nel proprio ruolo di suscitatore del Futurismo; coerente, infine, d’Annunzio che porterà a termine il sogno di fare della propria vita come si fa di un’opera d’arte. Se mi posso permettere, alla base c’è in tutti e quattro una forte tensione all’italianità ed è questo il fil rouge che potrebbe dare ispirazione per altri ulteriori ritratti: in loro è sedimentata una componente identitaria non trascurabile, un amor patrio – avrebbe detto Mazzini – tale da farne dei campioni, anzi dei modelli. L’identità italiana, dal Duecento, prosegue infatti per campioni e modelli, per picchi di eccellenze e non per medie consuetudini: siamo italiani in quanto eredi di Dante e Petrarca, di Giotto e di Mantegna, di Piero della Francesca e di Caravaggio, cioè di fuoriclasse che hanno potuto esprimere il meglio di sé nella piena libertà creativa e, ancora una volta, nella coerenza assoluta di assecondare il proprio talento.
I FANTASTICI 4, SU RAI 3
Pensiamo, per esempio, a Giuseppe Mazzini, profeta del Risorgimento, esule per tutta la vita, è di fatto il padre della Patria italiana, ed è l’ispiratore di quella agognata Repubblica che sarebbe venuta alla luce più di settanta anni dopo la sua morte. Fondatore della Giovine Italia, il patriota genovese cospirò per gran parte della sua esistenza infiammando gli animi di tanti giovani che si immolarono per la causa italiana, e per questo fu celebrato nel mondo. Nel documentario il racconto è arricchito dalle interviste a Elena Bacchin, Alessandro Campi, Giovanni Belardelli e Roberto Balzani.
Passiamo, poi, a Gabriele d’Annunzio, il Vate degli italiani, il poeta, il soldato, l’amatore che fece della sua vita, appunto, un’opera d’arte, mostrando il legame tra estetica e politica. Tra passioni e gesti eroici durante la Prima guerra mondiale e nella presa di Fiume, scopriremo il rapporto che ebbe con il fascismo, l’inconfondibile stile del dandy e dell’amante guerriero, attraverso l’analisi di storici e studiosi come Giordano Bruno Guerri, Francesco Perfetti e Giuseppe Scaraffia, ma anche del direttore del Teatro la Pergola di Firenze, Marco Giorgetti, e dell’attrice Franca Minnucci con cui si ripercorrerà la storia d’amore con Eleonora Duse.
Per quanto riguarda Filippo Tommaso Marinetti verrà ovviamente raccontato il Futurismo, ovvero la prima grande avanguardia che fece irruzione sulla scena internazionale demolendo la quiete ottocentesca dell’arte e della letteratura. Poeta, scrittore, drammaturgo, Marinetti ha dato il là al movimento che a partire dal 1909, anno di pubblicazione del celeberrimo manifesto, ha influenzato tutte le arti in tutte le nazioni europee. Con interviste a Umberto Croppi, ex direttore della Vallecchi, una delle prime case editrici che pubblicò i libri dei futuristi, passando per il regista Luca Verdone, lo storico Francesco Perfetti e la critica d’arte Francesca Barbi Marinetti, nipote di Filippo Tommaso Marinetti.
E infine Giovannino Guareschi, bastian contrario del giornalismo italiano, cantore di quel piccolo mondo della provincia italiana che è il vero giacimento della nostra identità di Paese dei mille campanili. Illustratore, scrittore, umorista e fondatore di periodici, Guareschi è stato anche il «papà» di Don Camillo e Peppone, la cui fama, cartacea e cinematografica, prosegue fin oggi, e che hanno trasformato Brescello nella bassa emiliana, in un set permanente. Intervengono nel racconto gli storici Giuseppe Pardini e Giuseppe Parlato, il direttore del Memoriale di Sandbostel Andreas Ehresmann, il giornalista Marco Ferrazzoli e Alberto Guareschi, figlio di Giovannino.