“Io accuso” chi sta distruggendo l’Italia

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La prefazione di Daniele Capezzone e la postfazione di Carlo Lottieri sono garanzie di qualità: in mezzo, questo pamphlet di Massimiliano Lenzi, giornalista, autore, scrittore, che, Deo gratias, non ci ammolla l’ennesimo pippone: gli basta una manciata di pagine per sfiorare tutto ciò che è notevole in questo stato di disgrazia più che di emergenza.

Lenzi è un liberale, di quelli allergici a due cose: l’invadenza dello stato e la tracotanza dei media. Dal febbraio 2020 noi abbiamo tutto questo, in dosi sempre più da cavallo e per ragioni sempre meno confessabili. E con risultati che definire imbarazzanti non è neanche un eufemismo, è una menzogna in re ipsa: coprifuoco, lasciapassare, mascherine tossiche, tachipirine e vigile attesa non hanno salvato nessuno, hanno provocato, in combinato disposto, centotrenta o centoquarantamila morti e dopo due anni siamo al punto di partenza. Con gli alienati, ma chissà poi se lo sono davvero o se non siano gelidi burocrati del potere, che non intendono lasciare, che ancora si ostinano; coi virologi che non accettano di finire completamente privi di sovvenzioni; coi media spinti a mentire in modo ancora più pavloviano, in una deriva che ormai ha travolto anche loro, privandoli della credibilità più residua: se tanti, oggi, tifano l’invasore dell’Ucraina, chiamandolo invaso, democratico, eroe, è anche per la propensione a ingannare mostrata dalla nostra informazione nel modo più spregiudicato.

Lenzi nel suo “Io accuso”, e davvero non c’è bisogno di scoprire il riferimento, pressoché autoprodotto, spazia da Shakespeare a Grillo, uno dei protagonisti dello sfascio; da Mussolini alla Costituzione, ridotta a “cacata carta”; da Giovanni Sartori, la cui intuizione sull’homo videns si dimostra oggi tragicamente presaga come non mai, a “Via col vento”, con la libertà intellettuale del liberale che non vuole erudire le masse: vuole denunciare, vuole accusare, e ci riesce.

Non c’è aspetto di questo biennio già abbondante che sfugga a uno sfascio allucinante, alla conferma tragica di una totale inconsistenza di qualsiasi istituzione; niente e nessuno ha saputo sottrarsi alla vergogna di una distruzione forse improvvisata, forse apparecchiata: non il governo, non la scienza dei baroni e dei vanitosi, non la informazione dei parassiti, non le forze di polizia sempre più nel ruolo di gendarmi contro i deboli, non la burocrazia, ancor più inetta e mafiosa, e neppure la pubblica opinione, che ha i suoi alibi ma non può marciarci in eterno: da queste parti, molti odiano gli ucraini per il solo fatto che resistono, sotto i missili, sotto le bombe a grappolo, davanti ai carrarmati, mentre qui non siamo stati capaci di opporci a un green pass e a un lockdown perenne. Nessuno, quasi nessuno lo ha fatto davvero, tutti a piagnucolare, però obbedienti.

Usi a servir tacendo. Fino a constatare una rovina irreversibile: la falcidie di attività, già cinquecentomila quelle saltate; l’annientamento di intere filiere, di sistemi produttivi e dei servizi, del turismo, della ristorazione, del divertimento, delle attività sportive e culturali; la cancellazione di borghi, villaggi, centri storici ormai consegnati alle ombre. Mentre i media continuavano a spacciare irrealtà, numeri finti, report inventati, statistiche di servizio, dati falsi.

Tutto si compone nel nostro Guernica, l’orrore di una fase non ancora storica, che non riusciremo mai a smaltire completamente; i traumi li abbiamo dentro, le nostre troppe bottiglie e sigarette, le notti bianche che si depositano sulle nostre occhiaie, quel sempre meno capire, sempre più temere: l’esperimento sociale è riuscito alla perfezione, il modello cinese ce lo abbiamo nel sangue, come un vaccino che non finisce mai. Che continua dopo la pandemia. Dopo quello che ci hanno spacciato per pandemia, ed era, più precisamente, un controllo di regime da non smettere più.

Lenzi col suo j’accuse rompe i coglioni: per questo preferirebbero silenziarlo. È andato ad Agorà, dove una insopportabile Luisella Costamagna, la zelantissima sentinella del regime, scuola Santoro, non a caso, lo ha trattato con offensivo compatimento, secondo i trucchi della più volgare conduzione faziosa: non far parlare, rivolgere domande provocatorie, stoppare o distorcere la risposta, dar la parola ai contraddittori che possono dire quello che vogliono, hanno licenza di insulto e di falsità. La Fregoli della politica, questa Beatrice Lorenzin, a un certo punto irrideva Lenzi con lo strampalato argomento per cui certi libri li poteva scrivere qui, mica in Cina. Come se scriverli fosse un crimine! Ma anche scrivendoli qui, per il momento non ti verranno a prendere ma ti fanno fuori in altri modi, più emollienti, non meno feroci.

Per questo leggere, e perché no rileggere, un pamphlet come “Io accuso” diventa un atto di ribellione, di resistenza, di informazione reale. E anche di dispetto, contro tutti i volonterosi complici di un regime che dopo ventisei mesi non si fa scrupoli a rinnegare ogni prospettiva, ad annunciare sempre nuovi ricatti, ulteriori proibizioni, infinite restrizioni; e la chiamano libertà, e chi, come Lenzi, non ci sta, perché tiene gli occhi aperti e la mente libera, viene messo sulle patetiche graticole dei bugiardi matricolati.

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2 Commenti

  1. Mi associo a questa accusa, sperando che il popolo caprone, si svegli da quello stato di corruzione ed illegalita in cui è srato portato!!!

  2. Gli italiani hanno distrutto il Regno di Napoli 160 anni fa….. Oggi gli immigrati islamici hanno preso Milano e altre città nemiche del centro nord Italia. Tra un po’ l’Italia scomparirà…. e da Borbonico, godo!

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