Le culle vuote di bambini ma piene di mance da 200 euro

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“La culla è vuota”, canta Renato Zero e i numeri gli danno ragione: per la prima volta le nascite sono meno di quattrocentomila, nel 2021, e la tendenza non accenna ad invertirsi, compensata da generosi afflussi di pargoli da provenienze le più disparate. Gente che da una parte ha meno da perdere, lasciando nel proprio Paese solo miseria e persecuzioni, dall’altra non conosce la cultura dell’egotismo, degenerazione occidentale per cui io vengo prima di tutto e dopo di me ci sono ancora io, coi miei viaggi, le mie palestre, i miei capricci, e dopo di me il diluvio. Non sappiamo più sperare e non abbiamo nessuna voglia di sacrificarci. Ma c’è anche da dire che di sacrifici ne stiamo spremendo a raffica specialmente in questi ultimissimi anni: chi è che, al di là dell’edonismo straccione, può arrischiarsi a mettere al mondo creature votate, se non alla fame, comunque alla mortificazione?

L’Italia vive questa schizofrenica condizione, da una parte la subcultura della soddisfazione personale, dall’altra quella della rinuncia imposta. Se si pensa che nel solo 2020, causa pandemia o, più esattamente, per colpa delle sciagurate decisioni del governo Conte, sono andate perse trecentomila attività produttive e quelle che hanno resistito lo hanno fatto a prezzi drammatici.

Con Draghi, il supertecnico, il grande economista, le cose sono tutt’altro che migliorate: sostegni a famiglie e imprese come miraggi, mentre la pressione fiscale restava tale e quale, il che significa che, a diminuzione di reddito spendibile, è cresciuta, si è fatta sentire di più. Ma non è neppure vero che non sia cambiata, balzelli e piccoli tributi sono tutti in crescita vergognosa. Il presunto salvatore del Paese è affondato nelle peggiori logiche lottizzatorie, nel più miserabile clientelismo di Stato e, non contento, riserva 200 euro una tantum a una platea di 31 milioni di italiani per una spesa di 7,5 miliardi. Che andranno pur coperti prima o poi e come se non con nuovi tributi? Di questi 31 milioni di “beneficiati”, da una elemosina offensiva, irrilevante ma catastrofica, appena quattrocentomila saranno gli autonomi, il che porta giustamente Nicola Porro a parlare di “governo razzista”: il solito pregiudizio per cui chi lavora in proprio è un capitalista, un evasore a prescindere, non crea ricchezza ma la sottrae. Lo stato burocratico, invece…ma lo Stato burocratico e clientelare rifornisce i passivi del reddito di cittadinanza, in larga parte appannaggio di pregiudicati e mafiosi, gli estende i duecento euro e provvede al ritocco in busta paga dei dipendenti pubblici, che essendo sui 6 milioni di unità rappresentano sempre un bel serbatoio elettorale; e questi sono quelli che la famiglia già ce l’hanno e la prole la mandano a studiare all’estero.

Fra gli altri, chi è che può arrischiare una discendenza? Se si guarda ai prezzi delle case nelle uniche metropoli del Paese, Roma e Milano, c’è da spaventarsi: due, trecentomila euro per monolocali di venti metriquadri, per lo più in zone terrificanti, in strade dove le gang di nigeriani e sudamericani ti aspettano col machete. Con gli affitti non va meglio. Senonché gli stranieri, gli immigrati, e anche questo va pur detto, sono privilegiati nella elargizione dei diritti anche economici a scapito dei nativi. Chi può riempirla la culla in Italia? Solo chi italiano non è e ha poco e niente da perdere. Realtà che, a farla notare a uno di sinistra, ti guadagni subito l’accusa fatidica: razzista, sovranista. Accusa pretestuosa, senza senso, che se mai nasconde un razzismo rovesciato: fermo restando che i diritti sono per tutti, ma che non tutto può trasformarsi in diritto, che i “bambini viziati della democrazia”, come li vedeva Ortega Y Gasset, a furia di trasformare le aspettative in pretese e quindi in diritti, sono arrivati a fine corsa, fermo restando tutto questo, dati causa e pretesto, non si capisce perché a dover rinunciare a un futuro debba essere regolarmente chi ha avuto la colpa di nascere a casa sua. Una constatazione fattuale, una conclusione logica che non ha niente a che vedere con il rigetto aprioristico dei migranti, ma che tiene conto di difficoltà insormontabili alle quali nessuno sa e vuole dare una risposta.

Di sfondo, l’eterna questione del Sud, dove i figli ancora si fanno, meno che in passato ma in misura ancora maggiore che nel nord un tempo produttivo, oggi afflosciato e spaventato. Il discorso di Draghi a Sorrento è stato di una pochezza avvilente: le solite formule, le frasi fatte, il rilancio improcrastinabile, il Mezzogiorno da sostenere, il Meridione che non deve temere. Invece il Meridione da temere ne ha. Deve guardarsi dalle sirene dei parolai; dall’autocompiacimento; da un piano di resilienza e resistenza che, se mai arriverà, è quasi garantito che finirà per agevolare le solite consorterie di malaffare accrescendo il divario sociale; deve guardarsi dalla pessima abitudine storica al clientelismo e al sovvenzionalismo, dalla rapacità della di malaffare, dal vittimismo che si crede furbo ma non tiene più perché è il Paese a non tenere più. La linea delle palme e del caffè preconizzata da Sciascia, che intendeva la cultura mafiosa, è risalita sì fino alle Alpi, ma nel senso di una paura, di un sentimento di sconforto e di rassegnazione che non risparmia nessuno. Poi le parole sono facili, non costano niente, ma un anno fa, a un convegno, il ministro economico Giorgetti ha trovato modo di ammettere: la transizione ecologica si farà perché ce la impone l’Europa, anche la macchina elettrica si farà ma siccome costa un terzo di quella a petrolio, aspettatevi un 30% di disoccupati in più. Così si rilancia il Paese agonizzante? Con le mance che pagheremo carissime? Con i redditi di cittadinanza che ispirano il parassitismo? Paese schizoide e condannato, da una parte quelli che il lavoro non lo vogliono, che non ammettono come una gavetta preveda un necessario margine di sfruttamento, pretendono la domenica libera e il ferragosto in ferie e va a finire che ristoranti, stabilimenti balneari, attività turistiche e ricreative non ce la fanno; dall’altra, i parassiti in Porsche che si vantano di strizzare i dipendenti, cosiddetti tagliatori di teste, gli insensibili: quella stilista, o qualcosa del genere, che si vanta di non volere le donne in età fertile perché creano solo problemi e sui giornali la esaltano, ne fanno una martire! Il Paese malato si dibatte tra mancanza di volontà e mancanza di opportunità, tra rifiuto del futuro e assenza del futuro e la politica dei tecnici non se ne avvede, pensa di risolvere tutto con le cialtronate da prima Repubblica e i prospettini pieni di slide. Intanto nessuno sa come regolare il costante afflusso di bocche da sfamare sul cui argine l’Europa si è sempre voltata dall’altra parte e l’Italia si è di fatto arresa. Chi è che può ancora riempire una culla in Italia a parte i Ferragnez o gli altri “imprenditori di se stessi”, che usano i loro corpi per alimentare la fabbrica di illusioni?

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3 Commenti

  1. Date 1000neuro per ogni famiglia ITALIANA per ogni figlio che nasce e non farlo a tutti i clandestini che popolano questo martoriato paese e poi ne parliamo.
    Dico famiglie italiane e non immigrati perché questi si riproducono come conigli già adesso figuratevi con mille euro a bambino.

    • condivido ed aggiungo abbiamo si culle vuote ma in compenso ben sostituite dagli animali domesti le cui cure veterinarie sono rimborsabili con il 730

  2. Ognuno a casa sua. Ristabilire la Bossi-Fini, se non hai il tanto necessario per stabilirti in Italia non entri. Qui entrano tutti, dal mare, dalle montagne o,…. addirittura dal cielo. Brava la Minestra dell’esterno, pessima quand’era Prefetto a Milano e ultra pessima e incapace da quando l’hanno messa a capo del Viminale. Governo incapace di tutto e su tutto. Questo è un governo razzista sugli italiani e cercando i voti dai clandestini e gente di colore che vivono nel nostro paese a spese nostre. Basta**i

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