Leyla Ziliotto: “La violenza non è solo una questione di genere”

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ph. Maurizio Piperissa

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Leyla Ziliotto, classe ’92, scrittrice (vincitrice del premio internazionale di letteratura Terre di Liguria 2018) e atleta (medaglia al valore atletico CONI) è l’autrice del libro “Mia madre mi odia” (Tabula Fati di Marco Solfanelli editore), di cui vi avevamo parlato QUI. Un libro (presentato in Campidoglio, la presentazione fu organizzata da Paola Vegliantei, presidente di Accademia della Legalità) che attinge da un contesto autobiografico pur essendo strutturato come un romanzo che, nonostante siano passati 5 anni dalla sua uscita, è forse ancor più di allora estremamente attuale.

La Ziliotto è oggi in procinto di dare alle stampe un secondo libro.

Ph Maurizio Piperissa

Lei si definisce anti femminista: perché?
Di sicuro non mi considero una femminista come si intende il termine oggi. La violenza non è solo una questione di genere. L’ho riscontrato con l’uscita del mio primo libro: se il titolo fosse stato “Mio padre mi odia” non avrei ricevuto le contestazioni che ho subito in occasione delle varie presentazioni. Era come se dovessi ogni volta giustificarmi, arrivando addirittura a trovare inaccettabile che io trattassi l’argomento dei padri separati. C’è tantissimo di me in quel mio primo libro, ho vissuto sulla mia pelle il fatto che schierarmi dalla parte del padre mi ha portato a delle “incomprensioni” da parte del pubblico perché molti danno per scontato il fatto che una madre non possa assolutamente fare del male ai propri figli. Invece esistono donne che vogliono cancellare i figli. Ho scritto quel libro far sentire meno sole persone che erano sole.

Lei è in rapporto con sua madre? E com’è il rapporto con suo padre?
Con mia madre non ho rapporto da anni, con mio padre invece ho avviato un’attività lavorativa.

Lei adesso sta scrivendo un secondo libro, giusto?
Sì, è connesso col primo ed è dedicato a mia nonna, la figura di riferimento per eccellenza della mia vita. E’ come se mi fossi lasciata alle spalle la vita di figlia e per questo ad un certo momento ho voluto omaggiare il ruolo dei nonni che spesso si sostituiscono alla figura genitoriale soprattutto nei casi di separazione. Credo che oggi non si sia ancora acquista la consapevolezza dell’importanza dei nonni, che invece rivestono un ruolo sacrale.

Possiamo dire che sua nonna l’ha salvata?
Sì, mi ha trasmesso dei valori eterni; non era solo una nonna, ma anche un’amica.

Lei non è solo scrittrice, è anche un’atleta
Pratico uno sport anticonformista: le bocce! Dicono che sia uno sport maschile ma è proprio qui che divento “femminista”, perché è uno sport che porta avanti certe tradizioni e dove in realtà giocano tantissime donne. E’ una passione che mi ha trasmessa mio padre, favorisce l’incontro intergenerazionale ed è uno sport dalla forte valenza sociale. Mi riporta ai miei nonni.

Lei ha anche un’esperienza televisiva
Sì, per un paio di anni ho condotto una trasmissione su un’emittente locale in streaming internazionale che divulgava questo sport,

Giorgia Meloni Presidente del Consiglio, Elly Schlein segretario del PD: cosa pensa delle donne al potere?
Innanzitutto io penso che il merito venga prima di tutto e quindi sono contraria alle quote rosa, detto questo penso che ci siano due pesi e due misure perché se una donna non si allinea al mainstream il trattamento mediatico che riceve cambia a seconda della sua appartenenza politica.

Eppure lei è l’essenza della multiculturalità…
Sì, sono nata a Genova da madre marocchina, ma quello che mi dà fastidio è il fatto che se non la pensi in una certa maniera non sei assimilabile: sei italo marocchina e non voti un certo partito? A me sembra che la vera discriminazione sia questa, ovvero catalogare le persone in base alla nazionalità, al genere, alla formazione. Ai pregiudizi, insomma. Credo che il vero classismo sia questo.

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