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Premessa doverosa. Chi mi legge deve saperlo. Conosco Paolo Petrecca, direttore di Rainews 24. La sua colpa? Aver eliminato da un servizio di una sua collega ogni riferimento alla polemica innescata da alcune frasi effettivamente infelici scritte da Filippo Facci a proposito della ragazza che si è intrattenuta con La Russa junior per una notte. Lo ha fatto dalle colonne di Libero. Facci è in predicato di avere una sua trasmissione in Rai. A differenza di Petrecca, non conosco Facci. Anzi l’ho trovato particolarmente sgradevole e detestabile in molti suoi pensieri espressi a proposito del green pass. Un giornalista in genere controcorrente e che credevo autenticamente libertario ma che invece, nella dolorosa vicenda della gestione della pandemia, si è incredibilmente e quasi grottescamente contraddetto. Detto ciò non vedo perché non debba condurre una sua trasmissione. Ha talento e glielo riconosco. E Paolo Petrecca non ha peraltro alimentato dagli spazi Rai polemiche che riguardano la Rai. Una scelta di tutela dell’azienda di cui è dipendente.
Devo invece la conoscenza di Paolo Petrecca ad un comune e carissimo amico: Edoardo Sylos Labini. Anche lui attaccato oggi dalle colonne del quotidiano Domani. Per aver ospitato Paolo Petrecca al Festival delle Città Identitarie di Potenza. Un evento bellissimo. La Rai era media partner. E che ho avuto il piacere e l’onore di frequentare come moderatore in due eventi in cui si presentavano due libri diversi. Alternandomi appunto con Petrecca. Forse sono anche amico di Paolo. Non lo so. Per me lo è. Non so lui. Ma più che un amico, lo ritengo un professionista molto preparato, robusto, roccioso e focalizzato sul suo lavoro. Avendo avuto modo di conoscerlo meglio. Dirige un canale All News dove si fa informazione in diretta h24. Una macchina con oltre 200 giornalisti. Un canale molto seguito soprattutto da chi ha la televisione in ufficio. Spesso senza volume, scorrono le immagini e le notizie in sottopancia. Dispiacerà ai volti noti del canale che spesso sono pesciolini muti nell’acquario. Ma in ufficio non si può tenere la televisione a volume alzato. Per ovvi e comprensibili motivi. Canale di facile lettura. Basic. Senza fronzoli. Si fa anche dell’approfondimento con professionisti molto validi che conducono trasmissioni misurate e dove partecipare è un piacere. Ho spesso preso parte alle trasmissioni condotte dal bravo Roberto Vicaretti. Che molto probabilmente ha idee politiche distantissime da Paolo. Non lo so. Ma è bravo, bravo. Ma tanti altri sono stati, sono e saranno i professionisti e i volti noti della televisione generalista che si costruiscono negli studi Rainews24. Rai News compete con SkyTG24 per intendersi. Non con La7.
Scusate il pippone iniziale, ma era necessario. Veniamo al punto. La Rai è un’azienda sui generis. Il suo editore, inutile girarci intorno, è la politica. Cambia la maggioranza e cambia l’editore. Petrecca dirigeva Rainews24 ancora prima che Giorgia Meloni si insediasse a Palazzo Chigi. E credo che già questo la dica lunga sul suo valore professionale. Repubblica parla di censura a proposito della revisione del servizio andato in onda poi non firmato. No, cari ed adorabili “nemici” di Repubblica. Non è censura, ma banalmente, molto banalmente, si chiama linea editoriale. Ripeto “linea editoriale”. Lo metto fra virgolette.
Pietrangelo Buttafuoco, per intendersi, non è mai stato ospite di Fabio Fazio su Rai3. Non era censura. Ma banalmente, molto banalmente, linea editoriale. Michele Serra sì che è stato continuamente ospite di Fazio oltre ad esserne autore. Anche quella era semplice linea editoriale. Quando la linea vi piace, la chiamata tv pluralista. Perché per voi il pluralismo è ascoltare Ferruccio de Bortoli in contrapposizione a Marcello Sorgi. Non a Maurizio Belpietro. Pure lui mai ospite del salotto di Fazio. Se la linea editoriale invece non vi piace, la chiamate censura. No, adorabili nemici di Repubblica si chiama molto banalmente, lo ripeto, linea editoriale. A questa si aggiunga che la Rai è come un’immensa torta di nozze. Fatta a strati. Ogni strato sono giornalisti assunti in massa ogni volta che cambia un governo. E che non lasciano l’azienda quando cambia la maggioranza. Ma semplicemente se ne aggiungono altri.
Cari giornalisti che fate i Che Guevara nei CDR, ficcatevelo bene in testa. La linea editoriale la fa il direttore perché è lui che paga se i risultati non sono all’altezza delle aspettative. Non voi. Comprendo il dispiacere dell’autore di un servizio se la Direzione non apprezza e cambia il pezzo. Ma se io per assurdo scrivessi a Repubblica, il direttore Molinari stravolgerebbe ogni mio articolo. E non sarebbe censura. Ma semplice linea editoriale. Ma il problema non si pone perché io non sto a Repubblica. Ma in Rai sì, sono tanti quelli che sono entrati con altri governi ed ancora stanno li. E non apprezzano la linea editoriale di Paolo Petrecca. Ci sta. Ma come si direbbe a Roma: “stacce”. La Rai non è roba vostra. “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” scriveva Ungaretti. Anche Petrecca, come tutti noi, starà come d’autunno sugli alberi le foglie. Fidatevi e rilassatevi.
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