Come sono ridicoli gli attacchi a Beatrice Venezi

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Allora, Filippo Facci non può andare in Rai, il Presidente del Senato non può parlare e Beatrice Venezi non può dirigere l’orchestra. Devono chiedere il permesso, devono esibire il patentino di democraticità. Soprattutto la Venezi. Poi dice la quote rosa, la questione femminile e blah blah blah. Tutto questo mentre da una settimana in Italia l’opposizione ha il sangue alla bocca pronta ad azzannare la maggioranza brandello per brandello (oggi la Santanchè, domani Delmastro, dopodomani la Roccella e intanto cannonate sulla riforma della Giustizia).

Per citare liberamente un noto spot tv di qualche anno fa, l’intolleranza dei progressisti oggi non ha più confini. L’antifascismo in assenza di fascismo è approdato a Nizza, Costa Azzurra: “No paseran!” sembrano voler dire i comitati col passamontagna e la borsa di Hermès in un post “kombat press” sulla pagina fb Tous Citoyens per impedire a Beatrice Venezi di dirigere l’Orchestra sinfonica per il concerto del prossimo Capodanno a Nizza.

E’ fascista, anzi come scrivono i radical chic in sandali da guerrigliero , «in un contesto di banalizzazione dell’estrema destra e del fascismo, l’invito rivolto alla signora Venezi a Nizza costituisce un gesto politico che contestiamo e denunciamo con forza». Eddai. Intanto il direttore dell’Opera di Nizza, Bertrand Ross, non fa una piega e rilancia: «La musica ha il potere di superare gli schieramenti e di riunire gli individui attorno a un’esperienza comune, bisogna separare l’arte dalla politica».

Già lo scorso aprile Beatrice Venezi era stata contestata a Limoges (ma che avranno i francesi contro di lei?), dove una decina di manifestanti l’aveva accolta prima della rappresentazione della Sonnambula di Bellini cantando fuori dal teatro Bella ciao e Bandiera rossa.

Oggi dopo Nizza arriva Lucca: anche lì, dove è nata la Venezi, gli antifa in servizio permanente effettivo rompono gli zebedei, questa volta per il centenario della morte di Puccini. Quelli del comitato promotore delle celebrazioni per il centenario della morte di Puccini (2024), nominato in illo tempore da Mario Draghi, la volevano bloccare impedendole di dirigere L’inno a Roma, che secondo loro «è un inno fascista» (è stato per anni la colonna sonora dell’MSI, presente nel Parlamento della Repubblica con i suoi deputati, peccato che fosse stato scritto da Fausto Salvatori e composto da Puccini nel 1919 per celebrare la vittoria italiana nella Prima Guerra Mondiale).

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Alle richieste di togliere l’inno dal programma per le celebrazioni del centenario pucciniano, la Venezi ha replicato così: «L’ho sempre eseguito e continuerò a farlo. Stiamo facendo una guerra all’intenzione di Puccini. I tedeschi allora cosa dovrebbero fare con la musica di Wagner? Mi sembra che loro abbiano fatto pace con la loro memoria storica. Puccini lo scrive nel 1919, è un inno patriottico. Continuare a leggere queste cose sotto un profilo ideologico lo trovo vetusto e superato. Non posso accettare censure e credo che neanche Puccini le avrebbe accettate».

E infatti ieri sera ha fatto eseguire l’Inno a Roma in chiusura del concerto per le celebrazioni del centenario pucciniano. Tiè, agli intolleranti di ogni latitudine.

LEGGI ANCHE: Beatrice Venezi: “Dirigo l’orchestra con i tacchi…mi slanciano!”

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3 Commenti

  1. Si sono autodefiniti intellettuali per il solo fatto di portare la tessera del Pci, Pds, Ds, Pd nel portafoglio. Ma, strada facendo, da quella palude sinistra, gli unici effluvi che sono venuti fuori, ammorbando la convivenza civile, portano il nome di razzismo a tuttotondo.

  2. Gli attacchi alla splendida e bravissima Beatrice Venezi dimostrano il vuoto assoluto della cultura nel PD, non sanno più cosa inventarsi per cercare di rendersi visibili ma anche questa volta hanno fatto un autogol clamoroso.

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