Sta diventando oramai consuetudine, nel silenzio generale della stampa mainstream, interrompere comizi politici, manifestazioni culturali o convegni organizzati da chi si riconosce in un’area di centro destra.
Cercare di non far parlare Salvini o la Meloni, come era già successo in passato a Berlusconi usando proteste violente e rumorose, è la moda della sinistra antagonista ora alleata dei qualunquisti a cinque stelle. Del resto il DNA è molto simile a lorsignori arrivati a governare con i Vaffa Day.
Insomma, i girotondini da centro sociale stanno tornando alla carica in questo periodo di campagna elettorale per le elezioni Regionali, con quell’egemonia odiologica, come direbbe Marcello Veneziani, che li contraddistingue tra le varie specie sociologiche dell’essere umano. Ce l’hanno nel sangue, è più forte di loro, non si sanno trattenere, sui social come nelle piazze: pensano di essere i paladini della verità assoluta e si sentono così superiori che a loro tutto è dovuto, anche interrompere violentemente chi non la pensa allo stesso modo.
E’ successo anche a me qualche giorno fa, mentre conducevo la due giorni del Festival di CulturaIdentità ad Anagni. Sul palco con Meluzzi e Fusaro si parlava di legge Zan-Scalfarotto e si ragionava come secondo noi l’adozione di bambini da parte di una coppia omosessuale fosse contro natura. Non l’avessimo mai detto! E’arrivata puntuale la protesta di un ragazzo in platea, che ha iniziato ad insultare il prof. Meluzzi interrompendo la nostra manifestazione. Mi sono messo nei panni di Salvini o di tutti quegli intellettuali non conformi al pensiero unico del politicamente corretto che in ogni manifestazione pubblica devono temere per la loro incolumità, se dicono qualcosa di non allineato al pensiero di questi servi nostrani. Dal palco ho reagito dapprima con nonchalance; poi, infastidito da questa prepotente interruzione, ho invitato il maleducato a cambiare piazza.
Cento anni fa, quando FT Marinetti e suoi geniali artisti venivano interrotti nei teatri italiani per le loro idee rivoluzionarie, senza tanti problemi scendevano dal palco cercando di chiarire subito le proprie posizioni con lazzi e schiaffi futuristi, giusto per ribadire che ognuno è libero di dire quello che vuole, laddove c’è una democrazia.
Ecco, il problema è questo: questi signori non sanno cos’è la democrazia. Si fingono antirazzisti, antifascisti ma sono i veri razzisti, i veri comunisti. Sì, usiamo bene i termini: sono comunisti inside. Ti aggrediscono e poi dicono che sei fascista.
E’ un vecchio trucco nel quale non casca più nessuno e che noi, che invece nel DNA abbiamo d’Annunzio e Marinetti, non tolleriamo più.
…e sarebbe pure ora di farlo capire, che siamo veramente stufi. Libertà, non vuol dire invadere l’altro.
Le attuali generazioni non conoscono né il valore del confronto ancora meno della libertà essendo nati liberi, probabilmente per conoscere il distinguo, ogni 50 anni serve una dittatura che insegni loro la differenza. Poi possono parlare.
“A lavare la testa all’asino si perde tempo e sapone” cosi recita un vecchio e saggio adagio che ben si sposa con i comunisti cui le parole libertà e democrazia non sono citate nel loro vocabolario oltre che avulse dal loro sentire comune.
Persone decisamente robuste che allontanino dalla sala questi provocatori…. senza che nemmeno i conferenzieri scendano in un contraddittorio.
Davide, come il cacio sui maccheroni: non aspettano altro che un qualunque tenuissimo cenno di protesta o il movimento di un dito o di un piede per tirare fuori il loro cellulare (in cui sono allocate integralmente le loro sinapsi) e cominciare a riprendere urlando ‘ecco, i fascisti, i soliti fascisti mi vogliono mettere le mani addosso, non stavo facendo niente e mi attaccano senza motivo’. E’ la tattica che usano con tutte le forze di polizia quando quei poveracci impossibilitati a difendersi cercano di non farsi massacrare; è talmente identica ovunque che non ci vuole un grande intuito per capire che si tratta di una tecnica studiata e raccomandata da quelli che tirano i loro fili. Ci vorrebbero piuttosto telecamere ovunque, anche in dotazione alla stessa polizia, in modo che contro questi pidocchi puzzolenti vengano rivolte le stesse armi da loro (ab)usate, con la differenza che stavolta si vedrebbe davvero chi è il fascista che assale, e a quel punto anche i magistrati compagni di merende avrebbero non poco imbarazzo a fare gli amiconi comprensivi col kompagno rosso-arcobaleno.
Giustissima osservazione Sig.ra valerie. Quando si ha a che fare con gli scorretti, bisogna essere preparati a tutto.