E siamo all’epilogo. La presenza di altri la notte tra l’uno e il due novembre è raccolta dalle famiglie presenti in quel momento all’Idroscalo di Ostia. Ma nessuno degli inquirenti ne tiene conto durante le indagini. Si tratta di un agglomerato di una ventina di baracche che ospitano altrettanti nuclei familiari, intorno ad un campetto di calcio. Quella notte la confusione e il rumore devono essere stati notevoli ed è impossibile che nessuno si sia reso conto di ciò che stava accadendo, eppure la ricostruzione dettagliata della scena del delitto, ivi comprese le misurazioni e le distanze, non riporta alcuna dichiarazione dei residenti. Sono evidentemente comandati a dire così e nessuno si azzarda a dare una versione alternativa. A distanza di anni il figlio di uno di questi baraccati, nel frattempo deceduto, dirà chiaramente che il padre aveva distintamente sentito e poi visto un discreto numero di persone fare schiamazzi e percosse e persino le grida inascoltate di Pier Paolo. Morirà in circostanze misteriose in un curioso incidente stradale sulla Roma – Fiumicino, su una vettura proprio guidata da Pino Pelosi, alla vigilia dell’ultima riapertura delle indagini, inopinatamente chiuse con la sentenza emessa dalla Corte di Cassazione. L’iter processuale era stato assai contrastato. In primo grado il Tribunale dei Minori, presieduto da Alfredo Carlo Moro, fratello di Aldo, aveva ritenuto Pelosi reo del reato di atti osceni, furto della vettura di Pasolini, nonché colpevole del suo omicidio, in concorso con ignoti. La corte d’Appello aveva riformato la sentenza escludendo il concorso con ignoti. La Cassazione aveva confermato la sentenza di Corte d’Appello. Dunque Pelosi era risultato l’unico responsabile del delitto efferato. Era parso, però, piuttosto evidente che i giudici di appello e quelli di legittimità avessero sorvolato sulle numerose incongruenze e contraddizioni, che avrebbero dovuto formare un diverso e più penetrante convincimento. Come se si volesse chiudere una vicenda piuttosto frettolosamente e non dare alcun credito a quella che venne giudicata, con estrema leggerezza, “la tesi complottista”. Fatto si è che Pelosi restando l’unico autore dell’omicidio chiudeva la porta alle indagini e confermava i fatti come conseguenza delle scelte sessuali del poeta-regista, che era finito per morire torbidamente come era vissuto; ovvero se l’era andata a cercare, come infelicemente affermò Giulio Andreotti. Così l’incarico di proseguire gli accertamenti e chiarire i non pochi dubbi venne preso dai giornalisti che iniziarono una minuziosa ricerca di documenti e di persone, ma anche dai cineasti e dagli intellettuali vicini a Pasolini, furono costoro a favorire le ripetute richieste di riapertura delle indagini, puntualmente vanificate con provvedimenti di archiviazione. Le prime crepe alla verità così codificata, le crea Pelosi, quando sono passati 30 anni dalla notte dell’Idroscalo, confidando che con il tempo gli artefici occulti siano ormai morti.. In una trasmissione Rai rivela di aver fornito la versione del contrasto sessuale perché minacciato da terzi di cui non può fare nomi perché teme per la incolumità sua e dei suoi familiari. Poi ritratta e viene tacciato di mitomania. Incalzato da giornalisti assetati di gossip, più che della ricerca di verità, finirà per fornire versioni contraddittorie, avvalorando la sua inaffidabilità. Esce il termine jarruso che in dialetto siciliano qualifica dispregiativamente un omosessuale, che Pelosi dice di aver sentito durante il pestaggio di Pasolini a conferma della presenza di siciliani durante “l’operazione”. Pelosi in realtà non è al sicuro perché dei partecipanti è ancora vivo Johnny Lo Zingaro che entra ed esce di galera usufruendo di trattamenti assai addomesticati . E certamente sarà funzionante la struttura che aveva manovrato gli avvenimenti. Ma in realtà molta altra gente è al corrente di informazioni su quella notte e sui giorni precedenti. Gli amici stretti di Pier Paolo inaspettatamente tacciono, benché al corrente di informazioni preziose. I fratelli Citti sono tra i più eclatanti. Il solo Sergio ormai in fin di vita, nel 2005, rivelerà la storia delle pizze del film Salò rubate, chiarendo così che Pasolini era andato all’incontro non per il piacere dello scambio sessuale ma per riavere la pellicola sottratta….
personaggi
UNO ufficiale superiore dei Servizi
DUE agente dei Servizi
BIONDINO, ragazzo malavitoso
PELOSINO, ragazzo di vita
BRACIOLA, ragazzo di vita
TONINO, meccanico
1 novembre 1975 ore 23,55
Idroscalo, tra Ostia e Fiumicino
La musica si abbassa per far posto ad una registrazione di grida
Aiuto, mamma, mi ammazzano! Mamma…Aiuto!
Zitto, ‘arruso. Schifoso fetente comunista. Hai finito di scassare la minchia con tutte le tue ricerche
Sul fondo, nella penombra, tre persone, di spalle al pubblico, assolutamente non identificabili, simulano una feroce lotta, un pestaggio. Le voci smettono, ma i soggetti di spalle, continuano a picchiare. Compare il Biondino al proscenio con Due. Luce su di loro. Si spegne la luce sui picchiatori.
BIONDINO: Ate finito?
DUE: Non so se sia morto. Bisogna essere sicuri.
Arriva Pelosino visibilmente agitato
PELOSINO: Aoh, ma che cazzo state a fa? Manco l’avemo fatto lo scambio, che quelli je so zompati addosso, l’hanno tirato fori dar GT e lo stanno a ammazza’ a bastonate…
DUE: Levati da torno. Aspetta che finiamo.
PELOSINO: Ma nun s’era parlato d’ammazzallo. Io n’ce sto! ( urlando istericamente ) Vojo anna’ via. Vojo anna’ via!
DUE: ( al Biondino ) Ci pensi tu?
BIONDINO: A Pelosi’. Sta bono. E’ tutto organizzato.
DUE: ( al Biondino ) Colpiscilo.
BIONDINO: Perché?
DUE: Deve sembrare una colluttazione.
Biondino colpisce Pelosino con un pugno, che cade e resta svenuto a terra
BIONDINO: Mo?
DUE: Chiama Tonino, ma prima va dai siciliani e digli che se ne ritornassero a Catania. Adesso.
Biondino se ne va. Arriva Braciola
BRACIOLA: Mmazza… l’hanno pistato come l’uva. Me sa che è morto. Come ‘o famo ‘o scambio? E i sordi?
DUE: Non ti preoccupare.
BRACIOLA: C’ho le pizze der firme. Che ce devo fa?
DUE: Dammele.
BRACIOLA: Mo?
DUE: E quando..?
BRACIOLA: Che ne so? ( solo ora si accorge di Pelosino a terra) Aho, ma che j’è successo?
DUE: Si è sentito male. Forse è debole di stomaco.
BRACIOLA: ( sospettoso ) Ma che state a fa? Quello che sta a succede’ non me piace pe gnente…
Torna il Biondino
BIONDINO: I siciliani se ne so’ annati. Ereno tutti zozzi de sangue.
DUE: Strada facendo si puliranno.
BIONDINO: Guarda che er frocio respira ancora. Piano ma respira. Nun so ancora pe’ quanto.
BRACIOLA: A Bio’, ma n’ o vedi Pelosino?
BIONDINO: J’ ho dato ‘na pigna.
BRACIOLA: Ah, ma allora n’è vero che s’è sentito male? Ma se svejia?
BIONDINO: Se svejia, se svejia.
DUE: ( a Biondino) chiama Tonino.
BRACIOLA ( fermndolo ) Aspe’… I sordi?
DUE: ( A Braciola) Dove sta tuo fratello?
BRACIOLA: E’ rimasto là. Controlla che n’ vie’nessuno. E’ pieno de baracche, qua.
DUE: Rimontate sul motorino e tornatevene a Roma
BRACIOLA: Tutto sto casino, pe’ resta’ ‘n bianco?
DUE: (Levandosi un po di soldi dalla tasca glieli dà) Vattene. Accendete il motorino appena uscite fuori da qui. Non fate casino.
BRACIOLA: Più de quello ch’avete fatto voi..?
BIONDINO: Hai sentito? Levete dar cazzo, Bracio’.
BRACIOLA: Je devo rida’ le pizze…
DUE: ( a Biondino ) Chiama Tonino
Braciola esce. E Biondino si allontana con lui
BIONDINO: Bracio’ me raccomando… ( e fa il gesto di chiudersi le labbra con due dita, per dire che deve stare zitto)
Arriva Tonino.
TONINO: Mmazza… manco le bestie. Ma n’ se poteva tiraje du’ botte co’ a pistola
DUE: Faceva troppo casino.
TONINO: N’ ce l’avete i silenziatori?
DUE: Deve sembrare una colluttazione. Senti, prendi il tuo GT e passa sopra al corpo
TONINO: Perché? Sarà gia’ morto…
DUE: Dobbiamo essere sicuri. Vai a prendere la macchina e fa quello che ti ho detto.
TONINO: Io? …Nun m’ ‘a sento.
DUE: Tu fai quello che ti dico di fare, senza discussioni e senza ma. Chiaro? Deve essere fatto con la tua macchina.
TONINO: Ma quello è amico mio. Lo conosco da 30 anni… Io me credevo che je dovevamo da’ du’ pizze e basta…
Arriva Biondino
BIONDINO: Sbrigamose che qui potrebbe ariva’ quarcuno all’improvviso. Le pizze… ( e gli da le due pizze )
DUE: ( prendendo le pizze) Fino a domattina da queste baracche non esce nessuno. Ci siamo messi d’accordo noi con questi qui. Piuttosto,lui…( indicando Tonino )
BIONDINO: … Che c’ha?
DUE: Si fa venire gli scrupoli.
BIONDINO: N’ vole più fallo?
TONINO: Non è che nun vojo… E’ che…
BIONDINO: Vabbè, lo faccio io. Damme le chiavi.
TONINO: Aspe’ Ragionamo…
BIONDINO: Damme ste chiavi.
TONINO: Stanno attacate. Ma sei bono?
BIONDINO: Ce vonno cazzi a accenne e mette ‘a prima… ( a Due ) Aoh, sia chiaro, i sordi sua me li becco io…
DUE: Basta che ci sbrighiamo
Biondino esce
TONINO: ( guardando Pelosino ancora a terra ) Oh, e questo?
DUE: Ha avuto un colpo di sonno.
TONINO: Ma che avete ammazzato pure lui? Senti, io pe’ ‘sta faccenna… volevo ditte…sì, è vero che me so’ tirato ‘ndietro, però, a maghina è mia…Vojo di’ che ‘n po’ de parte, l’ho fatta…Nun è che me poi fa fori der tutto…
Si sente un rumore come di uno scontro.
Mortacci sua. C’ha fatto? E’ ito a sbatte?
E fa per andare a vedere, ma Due lo ferma
DUE: Non ti interessa.
TONINO: Ma la maghina…
DUE: Non ti interessa. La macchina tua ce la siamo comprati noi stasera.
TONINO: Quello è ‘n pischello, n’è bono. N’ c’ha manco ‘a patente
DUE: Ci potevi andare tu, al posto suo.
TONINO: ‘O so. Me dispiace. E’ che all’urtimo…
Ritorna Biondino.
BIONDINO: Fatto.
DUE: Cos’è stato quel rumore?
BIONDINO: Je so passato sopra e pe’ sfriziona’ so’ ito a sbatte sur palo de ‘a recinzione,
TONINO: A maghina s’è rotta?
BIONDINO: Sti cazzi.
DUE: Hai fatto bene tutto?
BIONDINO: Je so passato sopra du’ vorte. In avanti e poi de retromarcia
DUE: Bene. Sarà sicuramente morto. Tonino, prendi la macchina tua e torna a casa.
TONINO: ( a Biondino ) Ma funziona?
BIONDINO: E’ solo ammaccata davanti.
DUE: ( a Tonino ) Portala da un carrozziere e la fai riparare. Uno di cui ti fidi.
TONINO: ( a Due ) Senti, io…
DUE: Vattene. Mi faccio vivo io.
Tonino va via
( parlando di Pelosino) Sveglialo.
Biondino lo sveglia con piccoli buffetti
PELOSINO: Tacci tua…m’hai dato ‘na pigna…
BIONDINO: Stavi a fa’ er matto…
DUE: (a Pelosino) Stai bene? Vai nella macchina del regista. Sotto il tappetino trovi i dieci milioni in contanti che servivano per lo scambio. Portali qui.
PELOSINO: ( Toccandosi la guancia) ‘Cci tua Bio’. M’hai rincojionito… Ma er frocio?
DUE: Vai a prendere i soldi.
Ed esce
DUE: Adesso te lo carichi sulla macchina del regista e appena fuori da qui trovi il modo di scaricarlo e lo lasci per strada.
BIONDINO: E io che faccio?
DUE: Te ne torni a Roma e la macchina la fai sparire. La fai sparire! E’ chiaro?
BIONDINO: E lui?
DUE: Abbiamo allertato una pattuglia di Carabinieri. Appena fuori da qui e una volta che rimane solo, lo fermano.
BIONDINO: Lo sa quello che deve dire?
DUE: Ci penso io.
Ritorna Pelosino coi soldi in mano
PELOSINO: C’è er frocio, morto! Un mare de sangue. Mmazza che schifo. C’avevate ragione. I sordi staveno sotto ar tappetino. Eccoli.
DUE: ( a Biondino) Prendili. ( Biondino li prende). Dagli due milioni.
PELOSINO: S’era detto uno solo.
DUE: Dagliene due. E zitto.
Biondino conta due milioni e li dà a Pelosino.
Allora. Nessuno sa dei Siciliani, del Biondino e dei fratelli Braciola. Hanno visto solo te ( rivolto a Pelosino). Per tutti, il regista ti ha rimorchiato a p.zza Esedra. Ti ha portato qui. Avete avuto un rapporto. Poi lui ha voluto incularti, ma tu non ci sei stato ed avete litigato. Avete fatto a botte e tu ti sei difeso con… cerca un bastone, qualcosa…
PELOSINO: Ce stanno du legni fracichi, che c’è scritto sopra ‘a via.
DUE: Vanno bene.
PELOSINO: Ma che, vanno bene…? J’avrei menato co’ du’ legni fracichi? N’ ce crederà nessuno. Come li tocchi se sbricioleno…
DUE: Non ti preoccupare. Ci pensiamo noi.
PELOSINO: Noi… Ma noi, chi?
DUE: Queste sono cose da grandi. Prenditi i soldi. A tutto quello che ti occorre ci pensiamo noi.
BIONDINO: Je so’ montato sopra co’ ‘a maghina. Quello se vede.
DUE: ( sempre rivolto a Pelosino) Diciamo …ti sei spaventato. Hai preso la sua macchina e sei scappato. Era buio, non lo hai visto e gli sei montato sopra andando via.
PELOSINO: So’ un secchio de cazzate. N’ ce crederà nessuno…
DUE: Mettiamo a posto tutto, noi. Devi solo mantenere questa versione. E’ stato un tentativo di abuso. Si voleva approfittare di te. Sei pure minorenne. Nessuno ti dice niente. Anzi ti diranno che hai fatto bene ad ammazzarlo.
PELOSINO: Me sento male. Me vie’ da vomita’…
DUE: ( a Biondino ) Portatelo via. Sbrigati.
BIONDINO: ‘Nnamo…
E i due di allontanano. Due resta solo. Si toglie l’anello di Biondino dalla tasca. Lo guarda e in questo modo lo mostra al pubblico. E poi lo getta verso l’angolo dove era stata simulata l’aggressione. Buio. Musica. Compare la scritta
Carcere minorile di Casal del Marmo
2 novembre 1975
La luce piano piano si accende, ma resta una scena in penombra. La musica cessa. Una sedia e un tavolino. UNO con cappello e occhiali da sole, seduto, l’impermeabile appoggiato sullo schienale. Pelosino entra.
UNO: Vieni.
PELOSINO: Chi sei?
UNO: Un amico.
PELOSINO: Io n’ c’ho amici…
UNO: Ti trovi bene qui?
PELOSINO: Voi veni’ pure te? C’avemo ‘na branda libera ‘n cella.
UNO: Come è andata ieri sera?
PELOSINO: ‘O sapete. Me accuseno che ho rubbato ‘na maghina.
UNO: Ho letto il verbale dei Carabinieri. Andavi a 160 all’ora contromano sul lungomare di Ostia alla guida della macchina del regista…
PELOSINO: Che cazzo stai a dì? Stavo in maghina cor Biondino…
UNO: Il verbale dice di no.
PELOSINO: Ma te, chi cazzo sei?
UNO: Uno che conosce tutto quello che è successo stanotte.
PELOSINO: Senti, a coso, appena usciti ho chiesto ar Biondino de fermasse, perché me veniva da vomita’. So’ sceso e mentre davo de stommaco, quer fijo de na mignotta è scappato sgommando. Giusto er tempo de ripijasse, che è arivata ‘na gazzella. M’hanno caricato e m’hanno portato qua.
UNO: Adesso fai una cosa. Rientri in cella e dici ai tuoi compagni che ieri sera hai ammazzato il regista. Hai fatto a botte con lui perché voleva abusare di te e tu non ci sei stato. Lo hai colpito con un bastone. E’svenuto, ti sei spaventato e sei scappato con la macchina sua. Era buio, non lo hai visto che era a terra e gli sei passato sopra. I carabinieri ti hanno fermato sul lungomare.
PELOSINO: ( sfrontato ) Gnent’artro?
UNO: Senti Pelosino, se fai come ti ho detto, noi pensiamo a tutto e non avrai alcun tipo di preoccupazione. Se racconti come sono andate le cose, ci saranno solo guai per te e tutta la tua merdosa famiglia. Qui ci marcisci e non sarai mai al sicuro perché io, in qualsiasi momento, ti faccio crepare, durante l’ora d’aria, mentre stai cagando o mentre fai la doccia. Decidi tu.
PELOSINO: Sete dei gran bastardi.
UNO: Tu invece hai una madre e un padre…gli vuoi dare un dispiacere?
PELOSINO: Che devo fare?
UNO: Quello che ti ho detto. Stanotte non c’era nessuno con te. Nessuno, capito? Il regista ti ha adescato e ti ha portato alla baracca perché ti si voleva fare. Tu non ci sei stato e lo hai ammazzato.
PELOSINO: Me daranno un zacco d’anni…
UNO: Ci pensiamo noi. Te la caverai con poco. Ti facciamo diventare un eroe, vittima dell’arroganza di un potente che usava la sua fama, per approfittarsi di poveri cristi come te…
PELOSINO: E vado sui giornali? Divento famoso?
UNO: Sicuro.
PELOSINO: E mi’ padre e mi’ madre…?
UNO: …Ci pensiamo noi…
PELOSINO: Veranno a sape’ che annavo co’ ‘n frocio…
UNO: …Non è colpa tua. Era il bisogno…tu non volevi. E’ stato lui che ti ha adescato. Lui è ricco… se ne approfitta…
PELOSINO: Sì. E’ vero. Se ne approfitta. Chiede chi vole anna’ co’ lui pe’ sordi…
UNO: Lo vedi? E’ giusto. Bisogna punirlo. Non basta che sia morto. Lo dobbiamo sputtanare. Dobbiamo far sapere a tutti che razza di schifoso era. E tu ci devi aiutare. Ti diamo una mano. Ti cerchiamo un bravo avvocato e paghiamo la sua parcella. Stai tranquillo. Ma tu devi collaborare. Devi dire le cose come stanno. E’ tutto chiaro?
PELOSINO: ( titubante ) Sì.
UNO: Dimmi un sì, convinto e ti faccio subito trasferire a Regina Coeli.
PELOSINO: Pensate a mi’ padre e mi’ madre?
UNO: Te l’ho detto.
PELOSINO: Ridillo.
UNO: Hai la mia parola.
Compare Due
PELOSINO: Ah, ce stai pure te?
DUE: ( a Pelosino ) Ciao. ( a Uno ) Buongiorno.
UNO: Abbiamo finito qui. Lui torna in cella. Lo trasferiamo subito a Regina Coeli. Sa quel che deve fare.
Pelosino si alza e se ne va.
Si è convinto. Tutto a posto.
DUE: Tutto a posto, un cazzo, mi scusi. Stanotte una pattuglia dei nostri, ha trovato l’auto del regista al Tiburtino, dove l’aveva lasciata il Biondino ed hanno avvertito a casa sua. Hanno parlato con la cugina.
UNO: E no, per la puttana! Ma non la doveva far sparire, il Biondino?
DUE: Avrebbe dovuto.
UNO: Se la macchina è stata trovata al Tiburtino, come poteva essere quasi contemporaneamente sul lungomare di Ostia, con Pelosino alla guida…?
DUE: Appunto.
UNO: Qui rischiamo di far saltare tutto. Bisogna intervenire subito. Da quale stazione è partito il rapporto?
DUE: Ho una copia in macchina.
UNO: Il GT del regista dov’è ora?
DUE: Ce l’hanno i Carabinieri.
UNO: Andiamoci subito. ( indossa l’impermeabile) Il calzare lo ha messo nella macchina?
DUE: L’ho messo sotto il sedile. Dietro ci ho buttato pure un maglione sporco di sangue, che era di uno dei siciliani.
UNO: L’anello del Biondino?
DUE: L’ho buttato vicino il cadavere.
UNO: Tra poco scoppia il casino. Pelosino confesserà l’omicidio e tutta la stampa si scatenerà. Dobbiamo essere pronti.
Ed escono. Buio. Musica,