I lettori di CulturaIdentità conoscono Stefano Callipo, intervistato qualche tempo fa sulla piaga dei suicidi in carcere. Psicologo, Callipo è infatti un esperto in questo settore, come presidente dell’Osservatorio Violenza e Suicidio. Callipo ha voluto che la sua vicenda privata della tragica fine della moglie Nadia fosse raccontata. Una vicenda che si intreccia coi versi di Gabriele d’Annunzio, su un amore che trascende le leggi e diviene “un’opera magica”. [Red]
“La sera prima che lei fosse ricoverata, mi fece una carezza e mi disse ‘sai la cosa che mi dispiace in tutta questa storia? Che non posso invecchiare vicino a te”. È con queste parole che Stefano Callipo, psicologo clinico ha ricordato la moglie Nadia, morta il 20 settembre scorso per via di un tumore.
Parole dette con voce rotta ma senza mai perdere la lucidità e soprattutto la dignità nel raccontare.
Quella dignità che ha contraddistinto il racconto di Callipo dall’inizio alla fine, anche e soprattutto nelle piccole pause in cui riprendeva un attimo di fiato nel raccontare una vicenda che, inevitabilmente, toglie il respiro. Una storia che, sebbene straziante, riporta alla mente i versi di Gabriele d’Annunzio, il Vate: “La nostra vita è un’opera magica, che sfugge al riflesso della ragione e tanto più è ricca quanto più se ne allontana, attuata per occulto e spesso contro l’ordine delle leggi apparenti.”
È proprio questo il cuore pulsante della storia di Nadia e Stefano: andare “contro l’ordine delle leggi apparenti”. Infatti, è proprio lui a svelarci il segreto nell’affrontare questo maledetto male che colpisce come un fulmine a ciel sereno. Il segreto sta proprio lì: nel continuare a mantenere il sereno nonostante la vita sembri aver dichiarato guerra senza concedere alcuna tregua.
Proprio come successo alla coppia di coniugi che, per due anni, ha lottato contro una bestia nera. Quel male che, quando sembrava aver gettato le armi, tornava più agguerrito di prima, fino a far esalare l’ultimo respiro a chi l’aveva sempre combattuto con una fame di vita che né il dolore allucinante alle ossa (al punto da far usare a Nadia la sedia a rotelle) né la scoperta di metastasi al cervello e al fegato (quando l’incubo sembrava ormai finito), sono stati in grado di fermare.
Questo a dimostrazione che l’amore va ben oltre le “leggi apparenti”, perché l’amore è. L’amore è l’essenza del vero, in quanto la più alta forma di bellezza che l’essere umano possa mai vivere. Quella bellezza capace di trasformare in poesia ciò che è tragico.
Come una donna consapevole che la sua fine è ormai vicina e la sua principale preoccupazione è l’uomo che ama “Nadia scrive a tutte le sue amiche ma sono veramente tante, dicendo che lei ha paura di non farcela e che voleva che loro si prendessero cura di me, perché soffriva tanto l’idea che io potessi rimanere solo. Manda questo messaggio a quasi a tutte le sue amiche. Io non ne sapevo nulla”, continua a raccontare il marito con voce rotta.
Quella bellezza racchiusa e nello stesso tempo sprigionata dal cuore di una figlia preoccupata per i genitori, da quanto è emerso dal racconto di Stefano “in terapia intensiva, respira a fatica, le manca l’aria, sta male, si preoccupa, tossisce, prova a respirare e, con un filo di voce, togliendosi la maschera, mi dice “devi dire ai miei genitori (due anziani di 91 e 86 anni) che gli voglio un gran bene, che li ringrazio molto e di non piangere, perché raggiungerò Tequila (il suo cagnolino piccolo)”.
Quella bellezza che resta eterna agli occhi di un marito innamorato di sua moglie: “Nadia è bellissima. Bella significa che non ha il volto della persona morta dopo tante sofferenze ma è come se si fosse addormentata col sorriso. Truccata col suo bel vestito, che lei stessa aveva deciso di indossare, ma di una bellezza che ha stravolto tutti, persino le infermiere”.

Quella bellezza capace di generare empatia, come emerge sempre dalle parole del marito, “l’oncologo mi disse: ‘non ho mai conosciuto una donna che nella sua condizione consolava gli altri, dava forza agli altri, incoraggiava gli altri’.”. Quella bellezza che ha dato vita a un miracolo dei tempi moderni: creare rapporti umani attraverso una rete virtuale.
Infatti, Nadia e Stefano riportavano sui social la vita che avevano deciso di vivere con una marcia in più dopo la scoperta del tumore “abbiamo deciso di mantenere la vita più possibile uguale a quella che avevamo prima: la sera con gli amici, sempre con relazioni a contatto”, è stato proprio questo il trucco che, a detta di Stefano, ha fatto sì che la sua amata Nadia affrontasse quella battaglia estenuante con la leggerezza devastante del sorriso.
Una bellezza che porta a ridere in faccia alla paura e ad affrontare la morte con dignità, dove una moglie si preoccupa per il marito al punto da invitare gli amici più cari a prendersi cura di lui, quando lei non ci sarà più, e dove quest’per ultimo fa di tutto per trasformare quelle preoccupazioni in speranza. Quella bellezza che rende possibile l’impossibile, perché capace di rendere sopportabile l’insopportabile rendendo eterni gli istanti.
Proprio come hanno fatto Nadia e Stefano e come continuerà a fare quest’ultimo che, infatti, ha intenzione di dedicare un libro alla sua amata consorte. Pagine destinate ad andare oltre il tempo e quindi oltre ogni limite. È vero, la morte non ha permesso alla coppia di invecchiare insieme ma è altrettanto vero che non impedisce a un uomo innamorato di portare la sua amata in ogni battito della sua vita.