È in scena al Teatro Manzoni di Milano fino al 17 novembre, I ragazzi irresistibili (produzione Teatro de gli Incamminati, Compagnia Orsini, Teatro Biondo Palermo con CTB, AMAT e Comune di Fabriano) di Neil Simon, tradotto da Masolino D’Amico per la regia di Massimo Popolizio. Due atti, durata 100 minuti. Ecco la recensione.
IL CAST
Umberto Orsini, Franco Branciaroli, Flavio Francucci, Chiara Stoppa, Eros Pascale, Emanuela Saccardi. Scene Maurizio Balò: costumi Gianluca Sbicca; luci Carlo Pediani; suono Alessandro Saviozzi
IL TARGET
Per tutti
LA TRAMA
Will Clark e Al Lewis sono due anziani attori, ormai pensionati da un mondo dello spettacolo che non li cerca più da qualche tempo, che per tanti anni hanno formato una delle coppie comiche più amate da tutti. A un certo punto avvenne la rottura, a causa di banali incomprensioni tra due caratteri completamente diversi tra loro. A distanza da undici anni dal loro ultimo incontro, Will e Al vengono chiamati per un importante televisione per rievocare l’epoca d’oro del vaudeville dei due ragazzi irresistibili, come erano nominati nel periodo di maggior successo. Il compito di rimettere insieme i due ex amici, spetta a Ben, nipote di Will e giovane manager dello spettacolo. Non è facile attenuare il carattere spigoloso e sarcastico di suo zio, ma con tanto impegno Ben riesce a convincere i due comici a tornare insieme sulla scena con il loro celebre sketch del dottore. Will e Al sono il giorno e la notte, con il primo che tiene a mostrarsi molto più vivace e brillante rispetto al secondo, pacato e più provato fisicamente: le scaramucce tra i due sono inevitabili anche durante la rèunion, in cui si rendono conto essere cambiato il modo di fare spettacolo, a cominciare dalle risate pre registrate e dai ritmi richiesti. È comunque un successo, al termine del quale i due sembrano destinati a dirsi definitivamente addio. Un evento imprevisto, però, li farà ritrovare confermando loro il valore dell’amicizia.
LA MORALE
Come sulla scena, anche nella vita c’è sempre uno che fa la battuta e un altro che fa la spalla: il secondo non è meno importante dell’altro, che senza di lui non potrebbe esistere. Siamo tutti protagonisti di questo mondo, sebbene tutti diversi tra noi. Commettiamo inconsciamente l’errore di immaginare che la nostra sensibilità sia la stessa di chi ci sta intorno, per questo rimaniamo delusi. Tuttavia le differenze non impediscono di creare rapporti di straordinaria complicità, grazie alla compensazione di caratteri che sanno di poter contare sull’appoggio reciproco. Specie nei momenti più delicati della vita, in cui si palesano le persone importanti.
IL COMMENTO
Uno spettacolo sullo spettacolo (e sulla vita): I ragazzi irresistibili è la commedia che può essere definita un manifesto del teatro, dove tutto diventa show ma si racconta la quotidianità. Il testo di Neil Simon, divertente, tenero e coinvolgente, resta più che mai attuale dopo cinquant’anni: la ritrosia di Al Lewis nei confronti di quelle risate pre registrate che tolgono autenticità allo sketch, mette in luce le inevitabili trasformazioni della comicità e del palcoscenico, esattamente come ci accade di farlo oggi quando ci confrontiamo con quella sensibilità verso il pubblico che si usava un tempo e a volte sembra svanita. I ragazzi irresistibili, però, conferma che i principi della comicità, come valori della vita, non cambiano. Ecco quindi uno spettacolo che continua a guardare ad avere grande attenzione ai dettagli, a cominciare da una scenografia esplicativa dell’atmosfera fredda e disordinata con cui Will convive ormai da anni nella sua stanza di albergo. Si ride, in certi casi amaramente, con battute che usano mai la minima volgarità: anche per questo il Manzoni è sold out pure nelle serate di Champions’ League.
IL TOP
Orsini e Branciaroli guadagnano una lunga standing ovation al Teatro Manzoni, dove portano in scena tutta la loro ironia e la professionalità di chi conosce talmente bene il palcoscenico, che potrebbe camminarci sopra in pantofole. Comici, persino commoventi: regalano una magistrale prova di cosa significhi essere attori, con ritmi che rallentano solo nel finale, tutto da ascoltare lasciandosi appassionare e facendosi coinvolgere. È proprio vero: non occorrono parolacce, ai grandi attori bastano poche (quelle giuste) espressioni per fare ridere e dare dignità al motivo per cui si è seduti in sala. Straordinari dunque Orsini e Branciaroli che, con quasi 170 anni in due, mostrano il senso del teatro: raccontare la vita, emozionando.
LA SORPRESA
La figura di Ben, il nipote di Will (qui un bravissimo Flavio Francucci), è una chiave essenziale nella storia: è lui che, facendo da mediatore tra i due amici che non vedono l’ora di tornare insieme sulla scena pur non volendolo mostrare, si fa interprete dell’idea morale di questo spettacolo, dove passato e presente si mettono a confronto non potendo fare a meno di guardare al futuro e alle trasformazioni della vita. In qualche modo Ben è come se diventasse il narratore della storia. Applausi per Popolizio, voce fuori campo oltre che regista sempre preciso, che conosce l’importanza del teatro e la sa rispettare.