Caso Sangiuliano-Boccia: pensiamo ai problemi del paese, non al gossip

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Facciamo un passo di lato. Ma davvero un governo democraticamente eletto, nel pieno di una delle fasi più critiche della storia europea degli ultimi 30 anni può essere ostaggio di una storiella di pettegolezzi come quella che coinvolgerebbe il ministro Gennaro Sangiuliano?

L’Italia sta affrontando la crisi in Ucraina, con il prossimo crollo dell’alleato di Kiev; i tesi rapporti con Bruxelles, dove la maggioranza “ursula” (quella sì, con scheletri nell’armadio da miliardi di euro e responsabilità da far tremare le vene ai polsi sulla vita di milioni di vaccinati, altro che una scappatella con una biondina…) pare disposta a tutto pur di soffocare ogni voce dissidente con la linea ultra-europeista, che sia politica o d’opinione; il problema demografico, mai così tragico; l’arrivo delle elezioni americane, che – qual che ne sarà l’esito – saranno un terremoto politico che coinvolgerà l’intero occidente allargato… insomma con tutta questa carne al fuoco i nostri media, un’opinione pubblica voyeurista e qualche politico approfittatore pensano che Giorgia Meloni debba occuparsi di cosa fa – anzi faceva – a letto uno dei suoi ministri?

La questione è surreale. Sarebbe comica, se non fosse drammatico il momento in cui tutto ciò si svolge. E poco rileva che è la fine dell’estate, periodo tradizionalmente deputato a dare più risalto alle chiacchiere da ombrellone, col rotocalco fotografico in mano, piuttosto che alle questioni serie.

Non c’è bisogno di scomodare Kennedy e la Monroe per ricordare che da che il mondo è mondo gli uomini sono anche fatti di carne e quelli avviati alla santità sono una minoranza. Certo, ora qualcuno tirerà fuori la storia della “moglie di Cesare”, dimenticando che da circa due secoli, più o meno da Benjamin Costant, abbiamo dichiarato che il mondo è un po’ cambiato dai tempi dell’Antica Roma, e ora esiste il diritto a una “vita privata” rispetto allo Stato.

L’operato di un politico, e di un funzionario di Stato come un ministro, va giudicato sulla base dei risultati, non del contorno e delle sue attività collaterali. Cosa ci importa se il ministro ha preso una sbandata per una biondona? E fosse stato un bel ragazzone palestrato, oggi i giornali di sinistra starebbero a pontificare o tremerebbero di fronte all’accusa di “omofobia” che puntualmente gli calerebbe sulle dita come la mannaia del boia?

Finora Sangiuliano ha portato solo risultati positivi, col suo dicastero. Lo accusano per due – dicasi DUE – mostre dichiarate “di destra”, quella su Tolkien e quella ancora da venire sul Futurismo. Accuse che – come già dimostrato per tabulas anche qui su CulturaIdentità – sono solo chiacchiere per dar fiato a una propaganda stanca e a corto d’argomenti. Quasi che poi far qualcosa “di destra” sia un crimine. Ma transeat… Tutto il resto dell’attività del ministero è totalmente apolitica – perfino troppo secondo alcuni! – tesa solo a far funzionare la macchina dello Stato nel settore della cultura.

Qualcuno potrebbe attaccarsi ai “rischi” che un ministro fa correre all’intera compagine di governo accompagnandosi a una persona non fidata. Ma Sangiuliano è ministro della Cultura. Non della Difesa o degli Interni. Non è un funzionario che custodisce segreti di Stato e dalla cui attività dipendono la vita o la morte di agenti, soldati, spie…

L’imbarazzo creato attorno a Sangiuliano è tutto mediatico, creato e alimentato da una stampa prezzolata che come da copione (già visto e rivisto per Berlusconi, fin da quell’infame 22 novembre 1994) è disposta a dar fuoco a tutto, distruggendo l’immagine del paese davanti al mondo, pur di danneggiare il loro nemico politico.

Ecco, il vero scandalo è proprio questo.

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