Contro questa vita liofilizzata riscopriamo “i paesi persi” di Rodolfo Quadrelli

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ilgiornale.it

Per Marcello Veneziani è stato “la voce più alta dell’Italia silenziosa”, per Eco e l’establishment culturale “un ultras della sottocultura cattolica”, ma Rodolfo Quadrelli fu soprattutto uno dei maggiori poeti del secondo novecento italiano. La cui poesia, ispirata alla tradizione manzoniana e scapigliata, si pone in continuità con quella di Eliot e Pasolini. Che fu rifiutato e ghettizzato dalla cultura ufficiale per le sue posizioni anticonformiste, alla ribellione ai canoni nati dopo il 68. Una poetica, espressa nelle raccolte “ironia” e “Commedia”, che combatte per tenere in vita “l’antica dignità del mondo” E Mentre il nostro mondo si muove “e va verso le inverosimili città” risuonano attuali e necessarie le parole del poeta Quadrelli. Parole che nella sua “Ode: salvaguardia dell’ambiente” si scagliano contro la frenesia urbana delle ecumenopoli occidentali. Città alienati e terribili, impersonali, in cui “facce banali e cuori normali” vivono una vita asettica e perciò trascurabile. Contro questa vita compressa, liofilizzata e monouso l’alternativa di una vita in armonia con la natura (“unico patrimonio dell’ uomo”). Dove in “questi paesi persi” si riscopre il proprio rapporto col mondo originario ed eterno. Si fa parte di una comunità in cui non si ode “il linguaggio di una triste realtà”. Sono i paesi in cui l’uomo si identifica, riscoprendo la propria identità e la bellezza del paesaggio. Come Pavese anche Quadrelli afferma che “serve un paese”, per tornare oltre “gli strepiti, oltre gli inganni”. Il poeta, eterno dissidente erede di Manzoni e degli scapigliati, nelle sue opere riesce a fondere ironia e tradizione, schierandosi contro l’egemonia culturale e l’opportunismo dei giornali. Le aspirazioni di una classe dirigente che ha svenduto il mondo pasoliniano “delle lucciole” e che ha tragicamente scelto la strada di uno sviluppo incontrollato e folle. Che ha eretto il culto della metropoli del mondo cosmopolita e menefreghista verso i temi dell’ambiente e del paesaggio. Oltre le città che in cui “folli i passi come d’automa” ci sono i borghi nazionali, la loro storia e le loro millenarie geometrie. Ci sono le città identitarie e il loro sogno di una Italia alternativa. Che racconti l’Italia rurale e artigianale. Della cultura e della gastronomia. Non omologata, non stereotipata. Libera di essere se stessa.

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