Coronavirus: “Giuseppi” non è Boris..

0

Ci siamo trovati catapultati in una spaventosa pandemia che in breve tempo ha preso largo a livello globale mietendo vittime di ora in ora, falcidiando, inoltre, l’economia mondiale.

Ciò che però è risaltata agli occhi di tutti è stata la comunicazione attuata dai governi di ogni singola nazione: se è vero che alcuni leader politici avevano, magari anche con colpa grave, sottovalutato la pericolosità del nuovo virus è da annotare che la gran parte dei capi politici mondiali hanno gestito la comunicazione nel miglior modo possibile, dicendo sin da subito la verità.

Dopo le iniziali frasi shock da parte del governo inglese sull’immunità di gregge, il premier britannico ha cambiato subito passo optando per un immediato lockdown con un discorso alla nazione, drastico ma sincero:

“Purtroppo il nostro popolo dovrà prepararsi alla seria possibilità di dover lasciare dei propri cari”.

Un messaggio da tutti mal interpretato e criticato per la sua estrema, quanto triste, veridicità. I soliti noti appartenenti al mondo liberal hanno accusato Boris Johnson di cinismo.

Da noi la sincerità purtroppo non va di moda e assistiamo ad un alternarsi continuo di strafalcioni mediatici e di debacle comunicative, con i “giornalisti responsabili” che danno un giorno una notizia per poi, magari, smentirla il giorno dopo.

Giuseppe Conte: la sorpresa più negativa.

Aveva già da tempo dato prova del suo piacere maniacale per la luce dei riflettori ma in questa emergenza è riuscito a dare il meglio del peggio di sé con le false rassicurazioni sulla nostra capacità di gestione dell’emergenza, nessuno di noi ha dimenticato quando nel mese di gennaio ad una trasmissione televisiva andava affermando che il governo sarebbe stato pronto ad ogni evenienza.

Ha cambiato versione su fondamentali argomenti con un fare trasformista da far invidia, da un categorico No al Mes è passato ad un più tiepido: ”decide il parlamento”.

Invece di copiare la strategia comunicativa forte e diretta di Boris Johnson, annunciando al proprio paese la drammaticità della situazione, ha preferito regalarci altalene di provvedimenti, con DPCM più politicamente deboli delle Ordinanze Regionali emanate dai vari governatori.

In una situazione tanto complicata, come quella che stiamo vivendo, servirebbe alla guida della Nazione un Consiglio dei ministri presieduto da una figura autorevole che avesse il coraggio di seguire linee comunicative dirette, anche se crude e che non si facesse accecare dal livore politico nei confronti dei suoi avversari.

Mala tempora currunt. Tuttavia siamo convinti che l’Italia e l’Urbe siano destinate a risorgere, magari con l’apporto di quel Re di Roma che tanto il Cantelmo delle opere di d’Annunzio avrebbe voluto generare.