Dopo il dramma in Romagna, l’Italia torni se stessa

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Tanti anni fa un cugino di mia nonna faceva lo stradino nella piccola Isernia. Il suo compito, oggi dimenticato, era tenere pulite vie e vicoli, estirpare le erbacce (aveva un apposito utensile) e assicurarsi che i tombini fossero sgombri. Inoltre curava le aiole che lui stesso aveva realizzato piantando fiori, che egli amava. Oggi quello zio non c’è più, non c’è più il suo mestiere, le aiole nemmeno (sono immondezzai a cielo aperto) e le caditoie funzionano una volta sì e tre no.

L’Italia un tempo era il «giardino d’Europa». Lo era grazie agli stradini e alla cura che i cittadini ponevano non solo per la loro privata proprietà, ma anche per ciò su cui s’affacciava (oltre al lavoro di mio zio, mia nonna e le altre donne del vicolo lavavano tutte le mattine il selciato del vicolo, e io ricordo perfettamente che nei primi anni ’80 nonostante il somaro «parcheggiato» dove oggi c’è un garage, a vico Benedetto si poteva mangiare per terra).

Molta acqua sotto i ponti è passata da allora e la mutazione antropologica ci ha resi peggiori. Sicuramente il tratto caratteristico dell’italiano d’oggi è la sciatteria. Una trasandatezza che parte dalla scuola (pensiamo alla calligrafia, oggi abolita) e che finisce ai tombini otturati. Il disordine genera disordine, esteriore e interiore: «la mia casa è sgarrupata e anche io mi sento sgarrupato» scriveva un bambino di «Io speriamo che me la cavo».

E ogni tanto l’acqua non passa solo sotto i ponti. Ci passa anche sopra, e sopra agli argini. La comoda scusa da pensiero magico del «cambiamento climatico» vorrebbe nascondere le responsabilità. La verità invece è davanti agli occhi di tutti: mancanza di manutenzione e sciatteria.

A partire dagli anni Novanta il combinato disposto dei «tagli al bilancio» e della politica-spettacolo ha fatto sì che all’ordinaria manutenzione venisse sostituita quella straordinaria: vuoi mettere assegnare un appalto una tantum per stappare tutti i tombini del comune? Fai lavorare qualche amico, tagli nastri davanti ai fotografi e puoi atteggiarti a risolutore dei problemi. Problemi che hai causato mandando in pensione lo stradino perché «ce lo chiede l’Europa». Gli italiani si sono abituati pian piano a vivere nella sciatteria fino a pochi mesi prima delle elezioni, a vedere sistemazioni di cartapesta quanto basta a far fare bella figura all’amministratore di turno e poi tornare nello squallore.

L’Italia si difenderà da disastri come quello della Romagna solo tornando a essere se stessa. Tornando alla manutenzione ordinaria, all’umile stradino che strappa le erbacce, ai muri senza scarabocchi, ai marciapiedi dove puoi camminare senza guardare dove metti i piedi, alle aiuole non usate come posacenere. Il concetto di base è il medesimo che porta agli argini curati e ai letti dei fiumi dragati. Investire in cura del dettaglio farà ritrovare agli italiani il loro carattere nazionale originario, quello della «terra dei giardini», quello nato nei monasteri medievali in cui massima era la manutenzione del bello: la «cura certosina».

Un territorio aspro e anarchico come quello della Penisola forse non puoi domarlo. Ma puoi andarci d’accordo, curandolo e volendogli bene. Curando il nostro territorio, cureremo il nostro spirito, aspro e anarchico anch’esso, in un circolo virtuoso. Le alluvioni arriveranno sempre, ma gli italiani potranno giocarsi le loro carte, e se l’alluvione dovesse vincere, saranno capaci di rimboccarsi le maniche e far meglio di quello che l’acqua ha distrutto. Così, come diceva Don Camillo fra le onde del Po che aveva invaso il Polesine, «il nostro paese diventerà un piccolo Paradiso in terra».

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2 Commenti

  1. Ora non vorrei che con la scusa del raccolto andato disperso si aumentano i prezzi dei generi alimentari. Non è che l’alluvione è stata estesa a tutto il Paese, ma solo ad una piccola porzione. In fondo i generi alimentari che trovo al supermercato arrivano da tutto il mondo e quindi quello che è andato perso è una frazione molto minima. Il danno lo ha solo l’imprenditore che va aiutato economicamente. Ma visto chel’Italia è sempre in prima linea ad aiutare gli altri paesi esteri, immagin che un po’ di solidarietà arrivi pure d fuori.

    • Tornando al tema, i cigli delle strade provinciali e statali vengono puliti dai residenti con tanto di decespugliatore. Ormai gli enti fanno una pulizia una o due volte l’anno. Abbiamo l’erba agli incroci o alle rotatorie alta più di un metro e non si vedono le auto che sopraggiungono. Però, gli stipendi sono veramente buoni a questi amministratori….che qualcuno vota.

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