La libertà della Boccia e la violenza dei salottini etici

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E ora sinistra se la prende con la giornalista Incoronata Boccia. La colpa? Avere difeso, con educazione, il diritto alla vita, dichiarando l’aborto come un omicidio. Nulla di più vero e più umano: che l’aborto sia l’assassinio di una vita non lo scopre certo la Boccia, che infatti cita dichiaratamente Madre Teresa di Calcutta. Eppure mentre usava queste parole, ospite a Che sarà, in studio tanti sorrisini sarcastici intorno a lei provavano a sminuire il valore morale di quanto affermava.

Così anche sui social e su alcuni giornali, ecco che è partito il tam tam: la destra, si legge in alcuni commenti, avrebbe sganciato certi personaggi televisivi per fare propaganda contro l’aborto. 

Anche il più distratto dei telespettatori poteva comprendere i toni pacati con cui la Boccia si stava rivolgendo agli altri presenti in trasmissione; di certo non aveva le intenzioni bellicose di chi vuole negare un diritto riconosciuto dalle leggi ordinarie dello Stato, come taluni cercano di far credere. Spiegare il senso di quelle parole così chiare sembra quasi offensivo per l’intelligenza di quelle persone che non hanno perso tempo per creare polemica. Ammettere che più che un diritto, l’aborto sia un omicidio dovrebbe essere tautologico, esattamente come la preoccupazione dello Stato di incentivare il diritto alla vita piuttosto che la scelta (libera) di farne interrompere una. E poi ammettiamolo serenamente: quella intorno all’aborto è una sconfitta dell’umanità, che divise l’Italia già all’epoca, in piena rivoluzione sociale. Oggi, con le tante possibilità alternative per evitare una gravidanza, nel frattempo aumentate, sembra ancor più deprecabile. In tutti i casi, è un omicidio. Legalizzato ma pur sempre un omicidio.

Perché non ammettere che ci si è lasciati prendere un po’ la mano cinquant’anni fa? Perché conservare i valori umani dovrebbe essere un difetto, ma rimanere ancorati a un referendum dai toni pesantemente di protesta, di cinquant’anni fa, diventa eroico?

Non c’è scampo, ora che in Parlamento scarseggiano di argomenti e le intenzioni di voto degli italiani non premiano le scelte della Schlein, la tv sembra essere l’ultimo campo rimasto al Pd per provare a recuperare terreno. Se c’era ancora chi sosteneva che la tv non avesse più l’appeal mediatico di una volta, forse in questi giorni starà cambiando idea. Quel che è paradossale è il fatto che si parli di censure fasciste da parte del governo, quando a tentare di usare il mezzo pubblico è l’opposizione sempre più in affanno.

Il disegno è piuttosto chiaro: fare apparire la Rai come una tv filogovernativa, per cercare il martirio e piangere evocando il ritorno della dittatura. Dovrebbero però studiarla bene la storia questi che parlano di squadrismo: col fascismo si sarebbero potuti sognare di usare questo atteggiamento.

C’è qualcosa di più, però, nell’attacco che viene fatto a Incoronata Boccia: si nasconde, ancora una volta, la voglia di ribaltare tutti i valori della nostra cultura, deridendoli e prendendoli a male parole. Guai a toccare certi temi e categorie care all’opposizione, ma su cristianesimo e valori morali vale ancora ogni tipo di ironia. Oggi più di allora. E allora dove sarebbe la correttezza? Perché deve essere denigrato con sufficienza chi difende la vita e non si schiera dalla parte di aborto, eutanasia ed altri temi etici? 

Per fortuna ci sono ancora persone davvero libere: nell’Italia di oggi non schierarsi contro il governo sembra il vero atto di coraggio, altro che il contrario.

Per la prima volta, anche in Rai c’è una maggioranza che tuttavia non occupa le reti. Con tutto questo rumore che si crea intorno, in pochi se ne sono accorti ma è arrivato il momento di farlo notare.

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