Fallisce la “spallata” dei sindacati di sinistra contro la RAI. Nonostante l’astensione dal lavoro proclamata dall’Usigrai, i telegiornali di Rai 1, Rai 2, RaiNews24 e di diverse sedi regionali sono andati in onda, ancorché in forma ridotta. Mancato così completamente il bersaglio da parte dell’Usigrai di tirare dalla propria parte il pubblico, che non ha capito il senso di questo sciopero in cui comunque i TG sono stati trasmessi.
Non bastava lo sciopero più politico che si ricordi, l’Usigrai, abituata ad essere per anni il monolitico e monopolista sindacato dei giornalisti Rai, non avendo riscontrato in questa circostanza le abituali maggioranze “bulgare” alle quali era solita, ha chiamato a raccolta perfino il CDR di “Repubblica” che si è scagliato contro chi ha rivendicato, altrettanto legittimamente, il diritto a non aderire a uno sciopero pretestuoso nei tempi e nei modi.
“Contrariamente a quanto riportato da alcuni organi di stampa e da alcuni politici da tempo in prima fila per combattere, per assenza di argomenti, un nemico immaginario come il fascismo, Unirai è voce libera e indipendente di giornalisti che non si fanno piegare dalle pressioni o dagli insulti di chi è stato abituato ad occupare la Rai.
Le centinaia di colleghi che saranno sul posto di lavoro perché contrari a una mobilitazione ideologica, possono e devono produrre quello che fanno ogni giorno e il frutto del loro lavoro deve andare in onda.
Chi si sente padrone della Rai deve semplicemente prendere atto che questa è la stagione del pluralismo. Domani andremo a lavorare insieme ad altri 16 mila dipendenti di questa grande azienda che va rilanciata e non infangata ogni giorno dopo averla lottizzata, in maniera abusiva, per decenni.
È caduto il muro di Berlino, figuriamoci se non può cadere il monopolio dentro la Rai”.
In questa nota Unirai ha ribadito la sua posizione ma ieri si sono mossi anche i vertici della Rai che hanno accusato, senza mezzi termini, i giornalisti scioperanti di profondere fake news a nocumento dell’azienda.
“La decisione del sindacato di scioperare su motivazioni che nulla hanno a che vedere con i diritti dei lavoratori si inquadra in motivazioni ideologiche e politiche – le parole diffuse da Viale Mazzini – alcuna censura o bavaglio è stato messo sull’informazione” e invitando “l’Usigrai a cessare di promuovere fake news che generano danno all’immagine dell’azienda”. I vertici del servizio pubblico sottolineano “l’impossibilità nell’attuale quadro economico di aprire nuovi concorsi pubblici per nuove assunzioni giornalistiche a fronte di un organico di oltre duemila unità, mentre si rendono invece necessari processi di ottimizzazione che consentano di valorizzare l’organico esistente. In questa direzione vanno le razionalizzazioni approvate dal cda Rai. Lo sciopero del sindacato Usigrai a un mese dalle elezioni europee oltre a impoverire l’offerta informativa, espone il servizio pubblico a strumentalizzazioni politiche, privando i cittadini del fondamentale diritto all’informazione, caposaldo della democrazia”.
La giornata di oggi ha confermato le premesse, naturalmente con adesioni allo sciopero, ma non poteva essere diversamente considerando i numeri differenti, a cui hanno risposto altrettanto numerosi colleghi che si sono presentati nelle redazioni, al loro posto di lavoro, tentando di fare il proprio dovere, senza paralizzare il servizio pubblico.
Lesa maestà evidentemente, a giudicare dalle reazioni scomposte.