“D. e P. ci misero poco a piacersi e poco di più a innamorarsi. D. però decise subito di porre alla loro relazione una data di scadenza: il dodici di marzo di un cert’anno. Quella data è arrivata: è oggi, è adesso, è la notte di questa strana vigilia”.
In Prima che ti svegli (CartaCanta, 2024, 72 pagine), il nuovo romanzo di Angelo Mellone, Direttore del Day Time della Rai, facciamo un viaggio letterario alla scoperta, o ri-scoperta, dell’amore puro. Ma attenzione: non è l’amore di cui parlava Platone. E’ l’amore “umano, troppo umano”, con una data di scadenza. E narrato con un tratto femminile, o quasi prevalentemente femminile, cosa non da poco quando a scrivere è un uomo: non è facile, chiedere a James Patterson.
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Il romanzo è volutamente scritto con il testo giustificato a sinistra, con molto margine a lato. Ed è caratterizzato da frasi secche e pecunia di punteggiatura, non allo stremo come nel “Male oscuro” di Giuseppe Berto ma quasi, a metà fra poesia e prosa:
Lo strinse in un abbraccio caldo
più che poteva
e lasciò che lui facesse lo stesso
rigirandosi in quel letto
così grande che diventava minuscolo solo quando facevano l’amore,
gli accarezzò i capelli con la punta delle dita
e si chiese cosa stesse sognando,
quali scene immaginate producessero
quegli sbuffi curiosi
che emetteva prima di voltarsi
a litigare col cuscino a occhi chiusi,
ma le sue palpebre tremavano,
ticchettavano e poi all’improvviso si placavano esauste,
da qualche parte si lottava,
in qualche luogo fantastico
c’era una principessa da salvare
o qualche dolore dal quale fuggire esplodendo i polmoni per lo
sforzo,
c’erano tanti qualche e qualche altro ancora a fare confusione…
provò anche lei ad assopirsi,
L’introduzione di Franco Arminio è significativa: “Angelo Mellone ci ha fornito un’impeccabile autopsia delle nostre cedevoli passioni. Ha messo in scena un fraterno alfabeto emotivo che potrebbe fermarsi alla prima lettera: dalla A di amore alla A di abbandono”.
Perché Prima che ti svegli è questo, un affresco verbale di ciò che resta fra due soggetti dopo l’amore, una condizione umana in cui molti di noi si sono trovati, si trovano o si potranno trovare, quando non tutto il dicibile è palesato e molto ha la stessa consistenza di una luce interstiziale.
Una condizione molto terrena, che ricorda , o può ricordare, trame esistenziali come quelle narrate da Milan Kundera nell’Insostenibile leggerezza dell’essere: “Tutti noi consideriamo impensabile che l’amore della nostra vita possa essere qualcosa di leggero, qualcosa che non ha peso, riteniamo che il nostro amore sia qualcosa che doveva necessariamente essere; che senza di esso la nostra vita non sarebbe stata la nostra vita”.