Se anche la libertà di parola è monopolizzata da pochi

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Ogni giorno ce n’è una. Ora è il turno di Spartaco Pupo, docente di Storia delle dottrine politiche all’Università della Calabria e membro del consiglio scientifico del Machiavelli, che è stato ufficialmente intimato dal suo ateneo di prendere le distanze nientemeno che da… David Hume. Questa la frase incriminata, postata come riflessione l’8 marzo scorso dall’accademico sui suoi social:

Poiché la natura ha voluto che l’uomo fosse superiore alla donna, dal momento che l’ha dotato di una forza maggiore sia nell’animo che nel corpo, all’uomo spetta mitigare quella superiorità fino a che è possibile, con l’altruismo e con una calcolata riverenza e comprensione per le tendenze e le opinioni di lei. A ostentare quella superiorità sono i popoli barbari, che riducono le donne alla schiavitù più abietta, segregandole, battendole, vendendole e uccidendole. Ma in un popolo civile gli uomini dimostrano la loro autorità in modo più generoso, se non meno evidente, ossia con le buone maniere, la deferenza, la considerazione, in breve con la galanteria.

Pupo tuttavia alla gogna mediatica e alla cancel culture non ci sta, e ha ribattuto a tono:

Da oggi inizia la mia battaglia per la libertà accademica e di espressione. Il problema non sono i social, come si sta cercando maldestramente di far credere per sminuire i contorni politico-istituzionali di una vicenda che mi ha visto vittima di un linciaggio sì mediatico, ma organizzato e strumentalizzato a fini politico-ideologici. Il problema vero – gravissimo – è vedersi “ufficialmente”, per le vie istituzionali, limitata d’imperio la libertà di espressione, ricerca e divulgazione del proprio lavoro.

Il linciaggio contro Pupo è solo l’ennesimo caso di aggressione ideologica contro un docente o un intellettuale nel giro di appena una settimana. C’è un problema di libertà d’espressione, dunque, nel nostro paese, e in generale in tutto l’occidente. Questo problema si chiama “doppio standard”. Un bispensiero orwelliano per il quale le democrazie garantirebbero la libertà di parola ma solo a coloro i quali si trovano dal lato dei “bravi” della lavagna. Se vieni iscritto dall’altra parte, sei fregato. E devi tacere.

Figli e figliastri

Così, Donatella Di Cesare, ordinario di filosofia teoretica all’Università “La Sapienza” di Roma, viene difesa a spada tratta (con tanto di manifestini decorati di stella rossa) per un post su X da lei pubblicato il 5 marzo 2024 per celebrare la brigatista rossa Barbara Balzerani, morta il giorno precedente: “La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna”. Nel caso di questa vera e propria apologia di una terrorista, il Magnifico della “Sapienza” non ha fatto altro che prendere le distanze, ma nessuna reprimenda è stata intrapresa come invece in quel dell’Unical contro Pupo, studioso di Hume che cita Hume.

E l’ariaccia che tira continua a tirare sempre e solo dal lato dei “cattivi”: così un altro docente di Dottrine Politiche, Marco Bassani (Statale di Milano) ha ricevuto pochi giorni fa anche la sanzione giudiziaria alla rappresaglia inflittagli dall’ateneo per aver postato un «contenuto sessista e altamente offensivo nei confronti non solo della diretta interessata ma dell’intero genere femminile». Il contenuto era un meme satirico sulle frequentazioni letterecce (verissime, peraltro) della vicepresidente degli USA, Kamala Harris. Bassani ha perduto la causa e il tribunale ha ritenuto di confermare che la libertà di parola in Italia c’è per tutti, ma per qualcuno meno che per gli altri.

“Ha detto Geova!”

Un atteggiamento schizofrenico che ricorda il siparietto dei Monty Python sulla lapidazione del blasfemo che aveva detto “Geova” in “Brian di Nazaret”, quando poi si creano cortocircuiti ideologici nel campo dei “buoni”. È il caso di David Parenzo, contestato alla “Sapienza” dai collettivi di sinistra lo scorso 8 marzo, che al grido di “Fascista!” e “sei sionista, non devi parlare” gli hanno impedito di partecipare a un convegno nell’ateneo.

E nonostante la solidarietà al conduttore, resta l’amaro di un’università dove i contestatori possono decidere chi deve parlare e chi no, una tradizione infame che ha avuto nel passato come vittima nientemeno che papa Benedetto XVI (ma con molta meno solidarietà riscossa che non la spalla comica di Cruciani).

In questi giorni, infine, veniamo a scoprire che i blog antifemministi “La Fionda” e “Stalker sarai tu” sono stati fatti oggetto nientemeno che di un’interrogazione in Senato nella quale si chiede che i loro titolari e articolisti – attivisti in difesa dei diritti degli uomini e in particolare dei padri separati – vengano silenziati d’arbitrio sui social. L’interrogazione è del 2022 (come se quell’anno di oppressione di regime non ne avessimo avuta abbastanza), ma la notizia è stata divulgata solo qualche giorno fa. […]

[Questo articolo è stato pubblicato in integrale sul Belfablog del Centro Studi Machiavelli]

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