Francesca Totolo presenta “Le vite delle donne contano” a Montesilvano

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La censura non è mai una buona cosa. I dati statistici parlano chiaro e vanno snocciolati senza dover avere timore di ritorsioni. Che sulla sicurezza delle nostre città incidano in maniera drammatica i reati commessi da stranieri, immigrati nel 70% irregolari, facendo schizzare alle stelle gli indici statistici è un dato di fatto.

E anche a livello culturale se una donna viene uccisa dal maschio, bianco, etero, occidentale ecco che le femministe rispolverano il mito del “patriarcato”, e se ne parla per mesi, vedi il caso Cecchettin-Turetta. Se viene invece uccisa o violentata o picchiata una donna da uno straniero, parte l’inaccettabile narrazione che sia colpa della “società” (la nostra), non sufficientemente accogliente e tollerante.

La contro-narrazione, basata sui fatti e sui dati, oltre che sulle storie reali è stata fatta da Francesca Totolo nel suo “Le vite delle donne contano” (Altaforte), saggio d’inchiesta che domenica 9 marzo alle 17.00 verrà presentato presso Café e Café via Verrotti 186 a Montesilvano (Pescara), in un evento promosso dal circolo pescarese di CulturaIdentità. All’evento parteciperà anche Alessandra Verni, madre di Pamela Mastropietro, una delle vittime la cui dolorosa vicenda è stata raccontata dalla Totolo.

“Un libro per raccogliere tutti i crimini commessi in Europa da immigrati, clandestini, richiedenti asilo, ovvero, omicidi, stupri e aggressioni che hanno trovato pochissimo riscontro nei media. Da Pamela a Lola, a Desirée, a decine di nomi dimenticati, vite di donne che contano, uccise prima dagli immigrati e poi dal silenzio del politicamente corretto. Stupri di gruppo, violenze domestiche, ricatti e percosse, tratta delle bianche, la criminalità dietro l’accoglienza, un intero mondo passato volutamente sotto silenzio in nome del buonismo. Una ricerca precisa, fatta di dati, nomi e statistiche, ma anche di storie e di vite spezzate, che meritano di avere una voce. Un’indagine che porta a una riflessione più ampia sul problema sociologico legato all’immigrazione selvaggia, alla sostituzione etnica ormai in corso, alla sicurezza che ormai è un miraggio. Un libro che invoca giustizia al grido di: “Le vite delle donne contano”. Il 44% delle violenze sessuali nel 2024 è stato commesso da stranieri, i quali rappresentano il 9% (clandestini inclusi) della popolazione residente in Italia” (dalla prefazione scritta da Francesco Borgonovo).

Ma è davvero importante conoscere l’origine di uno stupratore o di un molestatore? Una violenza è una violenza, in fondo.
Vero, però la sensazione – molto netta – è che non tutti gli stupri e non tutte le molestie abbiano lo stesso peso, la stessa eco mediatica.
Alcuni suscitano meno ribrezzo. Se a stuprare è un immigrato, ancor meglio se presunto profugo o richiedente asilo, sui media mainstream la violenza viene nascosta quanto possibile o diventa in fondo comprensibile. Questo giustificazionismo è pericoloso, perché ci impedisce di vedere chiaramente quello che sta accadendo: eravamo un paese più sicuro quando c’era meno “diversità”. Come ogni singolo paese dell’Occidente, del resto.

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