Nemmeno la Rai di Zaccaria si era spinta così a sinistra, con un Cda quasi tutto su posizioni che assumono le varie sfumature di tutto ciò che è apparato dell’ex partito Comunista, da Fuortes in giù. E il paradosso è che questa situazione sia stata creata da un’ampia fetta del centrodestra che invece di avere una strategia comune per contrastare il predominio che la sinistra da decenni mantiene nella tv pubblica, quasi fosse “cosa loro”, si impegna come non mai in una guerra fratricida. L’epurazione del consigliere Giampaolo Rossi, intellettuale preparato e stimato anche dagli avversari, uomo che ben conosce l’azienda Rai, è uno di quegli inspiegabili suicidi che solo chi orbo e in malafede può compiere. Ci sono parlamentari dell’attuale maggioranza che evidentemente si pavoneggiano pensando che essere invitati continuamente nei talk politici sia un segno di pluralismo, anche se poi conduttori faziosi o programmi che vanno verso un’unica sinistra direzione continuano ad andare in onda pagati con i soldi dei cittadini. Appare quindi ancor più una strana anomalia che, per la prima volta nella storia della tv di Stato, l’opposizione non sia rappresentata, visto che il consigliere Rossi è stato escluso dal Cda. Come pensano di contrastare programmi alla Fazio o performance alla Saviano, cacciando uno dei pochi che ci capisce di televisione nel centrodestra? Uno che tra l’altro è sempre stato garante di tutta un‘area, non solo di quella del suo partito di appartenenza. Noi che ci battiamo tutti i giorni in trincea per offrire contenuti diversi dalla solita minestra globalista del politicamente corretto, mettendoci la faccia e rimettendoci spesso la carriera, siamo i primi a sentirci traditi da una classe politica inadeguata che da sempre se ne sbatte di Cultura e Comunicazione, settori che lascia con complicità in mano alla peggiore sinistra. Quando tre anni fa ho fondato CulturaIdentità con un gruppo di intellettuali, di artisti e di giornalisti, mi sono ripromesso di pungolare soprattutto quel mondo politico del quale ci diciamo di far parte e che con la Cultura non ha mai voluto avere a che fare. Un grave errore che è costato caro a tanti governi dell’era berlusconiana. E visto che due giorni fa proprio sulle pagine de Il Giornale, Marina Berlusconi, intervistata dal direttore Minzolini, ha affermato che la forza dell’Italia deve essere il rilancio della propria cultura e della propria identità, cose che ripeto come un mantra da anni, allora datevi una svegliata cari signori che sedete in Parlamento grazie ai nostri voti. Perché la sinistra, al contrario vostro, ci mette due minuti a non lasciare prigionieri sulla propria via e ad intestarsi battaglie che non sono sue. Dopo aver considerato per 70 anni la parola Patria un volgare insulto, ora anche loro, come è successo agli Stati Generali della Cultura organizzati da Franceschini e dal Sole24ore, parlano con gaudio di Cultura e Identità dei territori italiani. Hanno scoperto l’America i furbetti, proprio loro, amici degli inginocchiati che buttano giù le statue di Cristoforo Colombo. Ma noi che non abbiamo l’orecchino al naso, anche per scelte estetiche oltre che ideologiche, non gli permetteremo di mettere il cappello anche su questa narrazione. E voi che avete fatto fuori il consigliere Rossi cosa ne pensate, o meglio cosa altro farete? È solo una maliziosa curiosità.