Claudia Cardinale: “Pasquale Squitieri mi ha cambiato la vita”

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Da Parigi parla l’indomabile diva che ha fatto la storia del cinema mondiale

Lo sguardo selvaggio e profondo, la sua voce inconfondibile: ruvida e calda. Era il 1957, quando Claudia Cardinale vinse il concorso per “La più bella italiana” di Tunisi, durante la Settimana del Cinema Italiano. Con la corona e la fascia vinse anche un viaggio alla Mostra del Cinema di Venezia. La sua carriera di splendida attrice ebbe inizio così, per caso… più di 150 film al suo attivo, tra i più significativi della nostra storia: I Soliti ignoti, Il Gattopardo, 8 ½, Il bell’Antonio, La ragazza con la valigia, C’era una volta il West, Nell’anno del Signore. Diretta dai più grandi registi italiani: Luchino Visconti, Federico Fellini, Sergio Leone, Luigi Comencini, sono solo alcuni. Una vita di successi tra Italia e Hollywood: vince il Leone d’oro alla carriera, l’Orso d’oro alla carriera al Festival di Berlino e 5 David di Donatello.

E’ stata l’ammaliante Angelica resa immortale dal Valzer Brillante di Giuseppe Verdi (trascritto per orchestra dal maestro Nino Rota) che danza insieme al Principe Di Salina. La seducente Claudia Cardinale avvinta al divo Burt Lancaster. La celebre scena del ballo de Il Gattopardo resta un caposaldo della storia del nostro cinema, Manifesto del trasformismo italiano. Girata a Palazzo Giangi, ossessionatamente di notte, alla luce fioca di centinaia di candele senza quasi luce artificiale (il direttore di fotografia era il grande Giuseppe Rotunno). Luchino Visconti la girò così, per rappresentare l’opulenza dell’epoca e per raccontare il “ponte ideale” tra la vecchia aristocrazia, rappresentata da Don Fabrizio, e la nuova borghesia ovvero il futuro dell’Italia Unita, incarnata dalla gioventù sfrontata e passionale di Angelica. “E’ stato uno dei filmche mi ha cambiato la vita- racconta -girato con un perfezionista come Luchino Visconti e quasi contemporaneamente con di Fellini, che invece amava l’improvvisazione. Uno mi voleva mora, l’altro bionda”.

Indomabile, anticonformista, ribelle. C’è chi la definisce “un’anti-diva” nell’aver proposto sul grande schermo un nuovo modello femminile. Sente di averlo fatto?

Certamente, sento di aver partecipato a un cambiamento. Ma non da sola, con gli autori e i registi con cui ho lavorato.

Sua figlia Claudia Squitieri ha scritto un libro che ripercorre la sua carriera, i suoi grandi incontri artistici, la personale lotta per i diritti delle donne. Da cosa sono state dettate le sue scelte?

Sì, Claudia, mia figlia ha curato un volume che si intitola L’indomabile. Ha scelto la mia “indomabilità” come guida per ripercorrere vita e arte. Per quanto riguarda il discorso delle lotte per la difesa delle donne e dell’ambiente, lo portiamo avanti con la Fondazione Claudia Cardinale, che dirige mia figlia. Questa Fondazione nasce proprio dalla nostra volontà comune di proseguire alcune delle mie battaglie. Penso di averle trasmesse a lei.

La più bella invenzione italiana dopo gli spaghetti” disse di lei David Niven sul set de La Pantera Rosa (1963). E’ stata al fianco anche di Marcello Mastroianni, Orson Welles, Alain Delon, Marlon Brando, Jean-Paul Belmondo. Con chi ha avuto maggiore intesa? 

Con ciascuno di loro ho avuto dei rapporti splendidi. Certo, con alcuni ho avuto l’occasione di vivere più avventure e dunque il legame è diventato più profondo. Penso ad Alain, a Jean-Paul e anche a Marcello… 

Fellini, Visconti, Germi, Leone, Monicelli, li ha conquistati tutti diventando la loro musa. Ognuno di loro che lezione gli ha lasciato?

Lezioni molto diverse. I primi a formarmi sono stati Zurlini e Bolognini. Con loro ho imparato molto. Ho imparato un rigore che poi Luchino ha amplificato. Con Fellini, la spontaneità. Con Sergio Leone un modo completamente diverso di lavorare. Ognuno di loro è stato un mondo. Ognuno di loro aveva tanto da insegnare.  

Poi, l’incontro di vita e d’arte con Pasquale Squitieri. Ci racconta il vostro legame? Nel 1999, con lui ha girato Li chiamarono…Briganti!: che ricordo ha di quel set?

Pasquale è stato ed è il mio grande amore. L’uomo che ho scelto e che mi ha cambiato la vita. Era un legame profondo. Di grande complicità nella vita e nel lavoro. Pasquale era un uomo libero come in fin dei conti ce ne sono pochi. Come descrivere un rapporto così lungo in poche righe? Impossibile. O forse, basta solo dire “amore”. Briganti è stato un set pazzesco. Con un budget limitato ha fatto un film da milioni. Pasquale era creativo in tutto. Aveva studiato anni per fare quel film. Letto molto. Fino ad oggi è uno dei pochissime pellicole che torna sull’unità d’Italia dalla parte dei vinti. Sul set c’è stata grande coesione. E stato un set molto bello.   

 Il tema del Risorgimento e l’Italia che diventa una nazione unita nel segno di un Tricolore è al centro anche del kolossal Il Gattopardo. Il ruolo di Angelica l’ha resa ambasciatrice della Sicilia nel mondo. Quanto sente il suo legame con questa terra e con l’Italia?

Un legame molto forte. Io comunque sono siciliana. La mia famiglia veniva da Trapani e Palermo. Sono le mie origini. Essendo nata e crescita in Tunisia ho un legame molto forte con il Mediterraneo.  

 E del cinema italiano di oggi, cosa la stimola?

Vivendo in Francia ormai da anni non riesco ad avere una visione globale. Se posso dire una cosa è lo stupore e il piacere del cinema di Alice Rohrwacher.

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