Quando i teppisti imbrattano le statue

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Quando pochi anni fa abbiamo visto cadere giù negli States la statua di Cristoforo Colombo, oppure quando qualche demente nel nostro Paese ha imbrattato ripetutamente a colpi di secchiate di vernice quella di Indro Montanelli a Milano, il mio pensiero e credo quello di tanti milioni di italiani, è tornato indietro al 2001. A Bamiyan, una città dell’Afghanistan, i talebani fecero saltare in aria le due grandi statue di Buddha. Fu una delle perdite culturali più gravi dopo la Seconda Guerra Mondiale. La spiegazione data dai talebani all’epoca fu che la distruzione delle statue fu decisa per il fatto che la comunità internazionale stava mettendo a disposizione fondi per il loro restauro mentre la popolazione afghana moriva di fame. Non ci sono giustificazioni quando si distrugge un simbolo artistico millenario e non si può perdonare chi in nome di un pericoloso integralismo colpisce l’arte e le sue icone religiose.

Fa ancora più impressione pensare che dopo più di 20 anni quell’integralismo è ancora vivo e vegeto imponendo alla donna il velo e ogni tipo di sopraffazione. Ecco che gli ecoimbecilli di oggi che attaccano le opere d’arte o i teppistelli che imbrattano le nostre statue sono equiparati ai talebani. Sono pericolosi quanto l’integralismo islamico perché rappresentano il vuoto pneumatico di quel nichilismo che attanaglia una parte della civiltà occidentale. La nuova dottrina wokeista del politicamente corretto oggi è un cancro da estirpare subito prima che diventi metastasi. Il razzismo degli anti-razzisti che assomiglia al fascismo degli anti-fascisti si è abbattuto in questi anni non solo contro la statua di Montanelli ma anche contro quella di Gabriele d’Annunzio a Trieste. Gli ignoranti di turno, che presero di mira il Vate accusato non si capisce di cosa, purtroppo sono proliferati, difesi e coccolati da una parte da sempre schierata con loro, soprattutto quando si tratta di non tutelare i simboli della nostra italianità.

E ha fatto bene il ministro Sangiuliano che si è battuto nelle scorse settimane per far approvare alla Camera un disegno di legge che punisce chi imbratta o danneggia i nostri monumenti. E pensare che 92 parlamentari hanno votato contro! Per questo dedichiamo questo numero della nostra rivista al pericolo cancel culture, andando ad esplorare qual è il disegno che si nasconde dietro a questa nuova delirante dottrina che mina la nostra storia e vuole cancellare la nostra identità. Non bisogna sottovalutare questa nuova aberrante scuola di non pensiero che nulla ha a che vedere con la difesa dei diritti delle minoranze o della salvaguardia dell’ambiente.

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