In Campania prove tecniche di lockdown, a quando la prima? Registi di questa performance sanitaria il governo e il leader neo rieletto: Vincenzo De Luca. Il Governatore De Luca, oltre ad assecondare il restrittivo provvedimento del governo, si muove su un sentiero più rigido e intransigente. Analizzati e confrontati i numeri del contagio negli ultimi mesi ha voluto inasprire i regolamenti per la pubblica sicurezza. Lo stop della didattica in presenza della scuola primaria e secondaria. Il blocco delle vendite d’asporto fino alle 21. Il maggiore inasprimento dei divieti sulle feste private conseguenti ad eventi religiosi e laici.
Si è subito parlato di svolte autoritarie, irresponsabilità verso le piccole e medie imprese. In Campania e in tutti le regione italiane la presenza di elementi sempre più propensi alla chiusura alimenta le sfiducie di tutti quei piccoli imprenditori, stremati dal lockdown precedente e che hanno tanto faticato in un reinserimento nel mercato dopo le aperture. Ciò che sorprende del nuovo diktat del Governo Conte non è solo la volontà di una ennesima chiusura, già mormorata dagli amministratori regionali, ma una interferenza brutale nella vita dei singoli. Dalle strette sul numero degli ospiti, all’incoraggiamento a sistemi di delazioni degne dei migliori tribunali di lesa maestà. Il clima che si respira in Italia in questi giorni è dominato da intromissioni sempre più severe, da pianificazioni claustrofobiche che gettano la cittadinanza repubblicana nell’indeterminatezza, nella paranoia. Corroborando la visione del nobel Vargas Llosa secondo cui il clima di pandemia permanente è un aiutante degli autoritarismi di ritorno.
Il contesto attuale non può non suscitare il mondo(profetico) di “California uber alles” dei Dead Kennedys.
Nell’opera della band americana il “governor Gerry Brown”, all’epoca governatore della California, noto per il suo tetro protagonismo e per la smania autoritaria viene parodiato diventando un simbolo di tutti coloro che catilinariamente vogliono impadronirsi del potere assoluto. Da qui un gioco di allusione tra lui e i regimi totalitari, rappresentato dalla furia di controllo sulla vita dell’individuo. Dall’intromissione nella vita del privato in cui la polizia:
Knock-knock at your front door
It’s the suede denim secret police
They have come for your uncool niece
Il governatore De Luca, inconsapevole ispiratore dei nostri governanti, è il traghettatore verso un 1984 soft in cui il potere costituzionale (rappresentato da Carter nella canzone) viene soppiantato dalla propria svolta autocratica. La parata del neo presidente Brown, simil nazi, accompagnata dagli urli “California uber alles”, è incontrastabile. Come sembrano incontrastabili le ingerenze del governo che nonostante le numerose sconfitte mantiene una granitica fermezza e disorganizzazione. La linea di sfondamento dei Jerry Brown italiani è il campano De Luca, che nonostante lo sfacelo del proprio partito, gli striminziti risultati delle forze di governo, mantiene salde le redini della propria regione. De Luca ha il pregio di aver mantenuto una connessione sentimentale col proprio elettorato. Dove prosperano impersonali Mr Nobody, l’ex sindaco di Salerno, offre una personalità diretta e rassicurante, colta ma popolare. Che si rispecchia nella sua teatralità tra Macbeth e i De Filippo, nel suo decisionismo da vicerèe, nelle sue sparate tragicomiche da sceriffo del Mezzogiorno. Rispetto ai propri colleghi, che più che governanti sono sovrastanti, fluttuando su un Paese che né capiscono né conoscono, tra la comunità di recupero e la corte di Vienna, De Luca è un riferimento concreto e apprezzato di amministrazione. Tali doti non fanne che inquietare sulle sue posizioni pro new lockdown. Parafrasando gli sketch di Maurizio Crozza, in cui viene accostato ad un Pippo Baudo della politica (“perché Pulcinella in Campania lo ho portato io”) c’è il rischio che si dirà che “1984 in Campania ce lo ho portato io”.
Apparentemente fa l’interesse dei campani. Di sicuro spreme il nord produttivo che dovrà inviare al sud un numero maggiore di vagoni di denaro, causa la sciagurata politica esclusivamente assistenzialista del suo conducator.
E pensare che questo commediante mitra-munito i campani l’hanno appena rieletto con percentuali bulgare.
Giorgio Colomba,…già!Questo sì che è preoccupante,perchè di De Luca c’è ne è UNO,ma quelli che lo hanno votato,o non sono andati nemmeno a votare contro di lui,sono milioni!!!
Bene,vedo che anche Francesco Subiaco,accosta queste terroristiche decisioni alle condizioni di “vita” di “1984”,che orgogliosamente De Luca sta anticipando in Campania,e prossimamente attuato dal “sistema italia” nel suo complesso.
chiariamo una volta per tutte le famose vagonate che dal nord vanno al dud: La “banda del buco” del grande partito del Nord – bandiera verde con sfumature azzurre e rosse – ha scavato indisturbata per anni, sotto traccia, nelle pieghe del bilancio pubblico italiano. Ha messo a punto la più efficiente macchina estrattiva di risorse sottratte, di anno in anno, ai cittadini del Sud, di ogni età e genere, per trasferirle pari pari a quelli del Nord. Trasfusioni di sangue vivo prelevato dalle vene di donne e uomini meridionali ancora in culla, medici e malati, maestre di asilo e docenti universitari, autisti di pulmini scolastici e di trasporto pubblico, badanti, addetti ai centri di assistenza, anziani bisognosi di cure. Qualcosa che ha l’abnorme valore medio di 61,5 miliardi di euro l’anno, nel triennio 2014/2016, sì avete capito bene, 61,5 miliardi, e che è stato immesso con la semplicità di una iniezione nella circolazione sanguigna di bambini, medici, professori, autisti di treni e mezzi pubblici, nonne e nonni, delle grandi e piccole città del Nord.Per cui se nasci a Reggio Calabria o nell’entroterra vesuviano di Napoli le mense scolastiche le vedi solo con il binocolo, ma se hai la fortuna di venire al mondo in Brianza hai l’imbarazzo della scelta. Qui paga la collettività, paga la regione, pagano i comuni, ma tutti lo fanno con i soldi dei bambini del Sud o per lo meno con quelli che la costituzione della nazione italiana assegna loro per diritto di cittadinanza. Questo clamoroso scippo di stato del Nord al Sud è illustrato regione per regione, voce di spesa per voce di spesa, in un documento di diciotto pagine, Federalismo differenziato,8 tra testi, grafici e tabelle, messo a punto dalla commissione della SVIMEZ (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno), presieduta da Adriano Giannola, sulla base dei dati della ragioneria generale dello stato (RGS) e dei conti pubblici territoriali (CPT), voluti da Carlo Azeglio Ciampi ed elaborati dal meglio della statistica nazionale.Prima, però, è bene capire che tutto è avvenuto nel silenzio generale, ogni anno con qualche miliardino in più dal 2001 a oggi. Il giochetto delle tre carte dei costi standard, della spesa storica e dei fabbisogni fa sì che il ricco è sempre più ricco e il povero è sempre più povero. Mette a nudo un’abilità e una destrezza che si vuole appartengano al “mito” di Forcella, nel cuore di Napoli, ma che invece hanno evidentemente attecchito al di sotto delle Alpi, prima a Pontida poi a Varese, e consentono ai ricchi di continuare ad arricchirsi con i soldi dei poveri attraverso il trucchetto della crescita della spesa storica. Accusando per di più le classi dirigenti della comunità dei poveri, a volte a ragione, di inefficienza sistemica, clientelismo, trasformismo, e connivenze affaristico-malavitose-morbose su quelle briciole di soldi pubblici che la grande torta di stato del Nord lascia cadere a mo’ di elemosina. – SEGUE –
– FOGLIO SEGUITO Il risultato di questo capolavoro è sotto gli occhi di tutti. Un paese diviso e distante dove convivono una quasi Germania sempre più piccola e una quasi Grecia sempre più larga e diffusa e dove ormai in modo naturale, accettato da tutti con rassegnazione, si comprimono i punti di forza e si esaltano le debolezze dell’Italia. Per cui, di fatto, il Nord si avvia a diventare più o meno consapevolmente una piccola colonia franco-tedesca, se non addirittura cinese, e il Sud a essere assorbito da una deriva di instabilità e sofferenza comune ad aree sempre più vaste del Mediterraneo. Ognuno ovviamente per i fatti suoi. Non può essere questo il destino dell’Italia. Nonostante le nostre reiterate colpe, come italiani non ci meritiamo una tale fi ne.
Regaloni di stato ai “finti poveri” della Padania, elemosine pubbliche ai poveri veri della provincia meridionale. Soldi al Nord per professionisti e artigiani che non hanno versato contributi od onorato cartelle esattoriali, pochi spiccioli – più sbandierati che reali – a chi prova a fare impresa di mercato al Sud in un territorio dominio assoluto della complicazione. È accaduto sotto il cielo di un paese disorientato a governo gialloverde, dove tutto è diventato “salvo intese”: decreto “sblocca-cantieri” o della “crescita”, settimane con bozze che girano a vuoto tra i palazzi della politica. Quasi che si decretasse con l’urgenza mediatica degli annunci e non dei problemi reali o dei fatti che servono per affrontarli (tra l’altro robetta, tipo debiti di Roma e caso Alitalia).
Assistiamo alla farsa quotidiana, con un documento di economia e finanza (DEF) che sembra uscito da un fax dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e che è, evidentemente, figlio di nessuno perché mette nero su bianco che i dodici miliardi giocati sulla ruota della fortuna del reddito di cittadinanza e della famigerata quota 100 non hanno vinto la lotteria della crescita e ci si ritrova a fare i conti con la prima recessione autoindotta degli anni della grande crisi. Questa è la realtà.
Ebbene in questa farsa, c’è spazio per le strenne leghiste ai “finti poveri” della Lombardia che detiene il record delle domande di “saldo e stralcio” (tradotto: supercondono) per le agevolazioni fiscali dove non si pagano né interessi di mora né sanzioni, ma addirittura solo tra il sedici e il trentacinque per cento del dovuto. Per non parlare degli obbligazionisti delle banche venete che hanno staccato cedole del cinque per cento per nove anni passando indenni tra deflazione e tassi sotto zero e ora avranno il rimborso fino al novantacinque per cento dell’investimento. Per il Nord siamo ai nuovi assistenzialismi, al Sud che produce (non c’entra niente con il reddito di cittadinanza) tanti microbonus (alias elemosine) privi di circolari attuative, incertezza sul credito di imposta e zero strategia. Siamo senza parole.
Pubblichiamo un estratto da La grande balla di Roberto Napoletano (La nave di Teseo, pp. 320, 20 euro)
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