Il Futurismo in cucina: ecco a voi le «polibibite»

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Ma quali «cocktails»! Per il futurista è imperativo bere in italiano!

Il Futurismo dall’anno della sua fondazione, nel 1909, ha esplorato ogni orizzonte possibile, esaltando il sentimento nazionalistico e il Made in Italy, in un Europa in cui tutto era in continua evoluzione, in cui tutto era dettato dalla velocità del futuro.

Filippo Tommaso Marinetti ha iniziato una vera rivoluzione di modi, mode e linguaggio in ogni ambito: musica, teatro, architettura, scenografia, moda e infine anche gastronomia. Soffermandoci sull’ultimo punto, il cibo non è più solo una necessità, ma un piacere a tutto tondo, in cui fantasia e sapore diventano una forma d’arte.

Cuochi e barman sono al lavoro con i futuristi: così come alla taverna «Santopalato» di Torino, la sera dell’8 marzo del 1931, fu presentato e servito il torreggiante «Carneplastico», è poi venuta fu la volta delle «Polibibite»: nacquero, così, la «Rosabianca», la «Giostra d’alcol», l’«Anvanvera», in cui scenografia, decorazioni e accostamenti dolce-salato la facevano da padrone.

Non solo esaltazione del Made in Italy ma anche una risposta tutta nazionalista all’embargo a cui fu sottoposta l’Italia in seguito all’invasione coloniale dell’Etiopia.
Le prime «polibibite», nome futurista che sostituiva l’inglese cocktail, utilizzavano come basi alcoliche «arzente» (brandy) e grappa e come aromatizzanti genziana, assenzio, rabarbari, e ancora vini della tradizione italiana.

Cambiarono i nomi degli strumenti, dei protagonisti della miscelazione e delle miscele stesse: lo shaker diviene «l’Agitatore», il barman è «il Miscelatore», il bar «il Quisibeve», il menù «il catalogo o lista vivande», il maitre «Il Guidapalato», il brandy «Arzente» e il whisky, «Spirito d’avena».

Le miscele, invece: «Permangiare» (l’aperitivo), «Perlazarsi» (il dopo cena), «Guerrainletto», energetico e proteico, allo scopo, come sottolinea Marinetti, di creare la nuova razza italiana, «Paceinletto» per stimolare il sonno, e i «Prestoinletto», adatti al freddo dell’inverno. Infine gli «Snebbianti», che stimolavano la mente per decisioni importanti, e le «Inventine», per avere idee fulminanti.

Ma la vera rivoluzione fu mettere in gioco la creatività dell’uomo: non c’erano dosi ma solo il proprio istinto a guidare l’equilibrio del gusto e dei sapori, il tutto mixato, come in un cocktail, o «polibibita», appunto, alla voglia di diversi e socializzare, sul treno dell’alta velocità futurista che stava cambiando l’Italia.

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