Poliziotto indagato, quando la bufala sul razzismo?

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I fatti parlano chiaro, eppure le opinioni un po’ meno. Chi indignato urla alla violenza gratuita e ingiustificata, fino all’eccesso colposo e a titoloni da strapazzo che menzionano il Far West e chi invece – più razionalmente – crede fermamente nel valore della legittima difesa.
Quanto accaduto a Roma Termini sabato scorso si presta a svariate e spesso faziose analisi, in base a innumerevoli punti vista.
Un poliziotto spara a un immigrato, che brandendo un coltello senza una apparente e logica motivazione, semina panico al di fuori della stazione. Eppure viviamo in un mondo così capovolto, al punto tale che proteggere e tutelare coloro che si premurano di mantenere ordine pubblico e garantire sicurezza generale si ritrovano completamente bersaglio di accuse, critiche e persino di indagini.
E – sorprendentemente o forse no – queste stesse accuse sembrano pendere in primis su un poliziotto in servizio che non su un uomo che brandisce coltelli in mezzo alla folla. Articoli e giornali titolano in merito “Si attende di giungere alla verità dei fatti” e ancora “Il poliziotto forse ha esagerato” come se fosse assai semplice condannare immediatamente alla gogna mediatica e sociale chiunque abbia il pugno di ferro o il coraggio di agire.
E ancora “I cittadini sono dalla sua parte” come se fosse ormai assurdo, strano e inaudito schierarsi a favore delle divise. Attendiamo con ansia segnalazioni di razzismo e xenofobia da imputare al malcapitato poliziotto dal momento che l’uomo sarebbe ghanese.
Ma forse ad accettare l’ipocrisia e la pretestuosità celata dietro ogni gesto del genere, non siamo ancora pronti.

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