Auto elettriche: come la UE ci consegna alla Cina

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Se pensavate che il Parlamento Europeo fosse inutile vi sbagliavate di grosso. Non avevate preso in considerazione l’ipotesi che fosse invece pericoloso. Dopo mercoledì 8 giugno ne abbiamo tutti avuto plastica dimostrazione. L’assemblea riunitasi a Strasburgo ha approvato -in buona parte- il delirante pacchetto messo a punto dalla commissione Ue e chiamato “Fit fo 55”.  Un complesso di misure volte a ridurre l’emissione di gas serra di almeno il 55% entro il 2030. Dal 2035 non potranno essere più prodotte e vendute autovetture a combustione interna. Per intendersi diesel o benzina. Solo autovetture elettriche. Come sono bravi questi qua a coniare nomi, slogan ed acronimi nessuno mai. La burocrazia europea non fa politica. Produce pacchetti appunto. Piccole fregature sapendo cosa significa a Napoli la parola “pacco”. In realtà qui di piccolo c’è poco. Il pacco è grosso che manco Rocco Siffredi. L’ideologia è sempre quella. L’anidride carbonica avvelena il pianeta. E chi la produce è tossico per definizione. Se non vi fosse più nessuna anima viva sul pianeta non ci sarebbe più anidride carbonica. Ed i vari Tozzi e Timmermans sarebbero felici come una pasqua. Ne discende quindi che voi tutti siete più inquinanti di una qualsiasi centrale nucleare dal momento che dai vostri polmoni fuoriesce anidride carbonica che invece non viene prodotta in un qualsiasi reattore nucleare. Nel frattempo, ci impicchiamo a scelte economicamente folli, geopoliticamente disastrose, di molto dubbia realizzabilità e dall’impatto ambientale tutto da dimostrare in termini di benefici sull’inquinamento e sul cambiamento climatico. Le associazioni produttive della filiera automotive, come riportato da Claudio Antonelli su La Verità, stimano che la proibizione del motore a scoppio a partire dal 2035 avrà un impatto occupazionale devastante. Mezzo milione di lavoratori in meno in Europa. 73 mila solo in Italia. A fronte di nuovi posti di lavoro di 6mila unità. Saldo passivo -67 mila lavoratori soltanto in Italia. In compenso non avendo un’industria dell’auto elettrica ci affideremo mani e piedi alla Cina. Quasi monopolista nell’estrazione delle cosiddette terre rare necessarie come il pane per le batterie elettriche. Già le batterie elettriche. Si stima che l’80% della loro produzione mondiale sia di fatto localizzata in Cina. È meraviglioso. Vogliamo affrancarci dalla dipendenza della Russia per legarsi a Pechino. Ed avere imposto un termine così ristretto per adeguarsi significa semplicemente distruggere un intero settore automotive per comprare cose cinesi. Non c’è tempo a sufficienza per riconvertirsi. Un sopraffino capolavoro geopolitico; non c’è che dire. Quanto alla realizzabilità di queste scelte sul piano pratico ci sarebbe quanto meno da dubitare. Tutte benedette dall’accordo COP26 del 2021. Nel 2000 producevamo a livello mondiale quasi 6000 terawattora di energia bruciando carbone. Se non produce anidride carbonica il minerale nero che più nero non si può, chi altro mai? Nel 2021 eravamo a 10mila. E secondo loro dovremmo arrivare a zero nel 2040. No, ma daje a ride verrebbe da dire in romanesco. Il tutto mentre si stima che dal 2021 al 2024 Cina, India e Russia produrranno quasi 240 milioni di tonnellate di carbone. Praticamente tre volte quello che pensa di risparmiare l’Europa nello stesso periodo con la transizione green. L’acciaieria di Baowu in Cina emette più CO2 dell’intero Pakistan mentre, sempre secondo Bloomberg, China Petroleum & Chemical inquina più dell’intero Canada. Il tutto per farci capire che i benefici ambientali di queste folli scelte da un punto di vista economico, politico e tecnologico sono tutt’altro che evidenti. “Con troppa leggerezza si ritiene di fare a meno dei combustibili fossili dall’oggi al domani” Mi diceva qualche mese fa Chicco Testa da me intervistato. “L’altro giorno guardavo i dati pubblicati dall’Agenzia internazionale dell’energia. Massima autorità in materia. Trent’anni fa nel mondo i combustibili fossili pesavano per 80% dell’energia prodotta. Oggi ‘invece pesano’ per l’80%. E tenga conto che la torta dei consumi energetici, nel frattempo, si è quanto meno raddoppiata. Quindi vuol dire che è raddoppiato il consumo di carbone, gas e petrolio”. In compenso, spererà qualcuno di voi, saremo più liberi e più resilienti come va di moda dire oggi. Bene chiudete gli occhi e volate col pensiero al 2045. Quando tutte le autovetture saranno elettriche. Niente più diesel e benzina. Tutte ricaricabili come la batteria di uno smartphone. Suona bene vero? Non ci sarà più nessuna pompa di benzina delle oltre 20mila attuali. Tutti in rete. Tutti green. Bene. Scoppia la guerra e cinque bombardamenti cinque mettono fuori gioco l’intera rete di trasmissione dell’energia elettrica. Bene. Riaprite gli occhi. Come viaggeranno da quel momento in poi le macchine elettriche? Coi vostri piedi. Tipo i Flintstone negli antenati. È il progresso bellezza!

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5 Commenti

  1. Il commento esauriente ce l’ha già espresso, a conclusione dell’articolo, l’autore stesso. Dal mio canto ho nostalgia delle iniziali disposizioni dei soloni di Bruxelles: diametro dei piselli, curvatura delle banane e simili. Erano già fantasticherie cretine ma, almeno, facevano ridere. Quelle di adesso, sempre cretine, fanno invece preoccupare.
    Ma a questi gretini (nel senso di seguaci di Greta Thunberg) nessuno ha consigliato di informarsi su cosa enuncia il primo principio della termodinamica?
    Forse perché chi ci governa è già “nato imparato” !

  2. Ma piuttosto che piangere e restare al palo, perché non agire? questa cosa si sapeva da anni e anni, ma noi siamo gli unici a aver puntato tutto su motori solo termici, alla faccia del differenziare gli investimenti.

    E dire che il reparto auto elettriche lo aveva la Fiat e, a parte l’alimentazione (le batterie di allora non erano assolutamente adeguate), avevano già un ottimo studio dietro, ma hanno buttato via tutto quel sapere.

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