Contro il negazionismo sulle foibe: una rosa di fronte al Parlamento

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Sala stampa piena per la presentazione alla Camera dei Deputati di «Una Rosa per Norma». L’iniziativa promossa dal Comitato 10 Febbraio, con la collaborazione dell’associazione CulturaIdentità, è stata sostenuta da numerosi parlamentari presenti. Introdotto da Alessandro Amorese (FDI), Maurizio Gasparri (FI) ha rimarcato l’importanza dell’azione culturale – come la partecipazione della RAI alla produzione del film «Red Land. Rosso Istria» – per riportare «una maggiore attenzione a un fenomeno storico a lungo rimosso». Oggi, rispetto a 50 anni fa, continua Gasparri, la situazione è migliorata, tuttavia «restano sacche forti di negazionismo» che proprio iniziative come «Una Rosa per Norma» contribuiscono ad arginare. Eppure – biasima Gasparri – ancora oggi assistiamo a vandalismi contro i luoghi della memoria e alla pubblicazione, anche da parte di case editrici blasonate, come Laterza, di testi riduzionisti, giustificazionisti o negazionisti.

La presentazione in sala stampa della Camera di “Una Rosa per Norma” 2023

A Gasparri fa eco Alessandro Amorese, che ha posto l’accento al recupero della memoria operato non solo dalle associazioni degli esuli, ma anche dal lavoro «pancia a terra» delle associazioni giovanili, come il Fuan o il Fronte della Gioventù. «Quest’anno, nell’ottantesimo del martirio di Norma, l’accento va posto sull’aspetto femminile di questa vicenda, che ha riguardato non solo lei, ma centinaia di donne delle province orientali d’Italia, e anche delle altre etnie, coinvolte nei massacri alla fine della Seconda guerra mondiale. L’attacco alle donne, compiuto contro il loro corpo e la loro intimità rappresenta la più grande crudeltà della guerra». E la dimensione non solo italiana, ma europea della tragedia delle foibe è sottolineata anche dal presidente del Comitato 10 Febbraio, Silvano Olmi. Centinaia di migliaia sono infatti le vittime dei massacri titini, di tutte le etnie della ex Jugoslavia.

Olmi poi ha riassunto la storia di «Una Rosa per Norma»: «Nata per iniziativa del presidente del Comitato 10 Febbraio sezione di Viterbo Maurizio Federici, nel 75° della morte di Norma si decise di deporre un fiore al monumento del capoluogo della Tuscia che ricorda i Martiri delle Foibe». In nemmeno un paio di mesi, continua Olmi, l’iniziativa era stata imitata in un’altra cinquantina di città che in un anno erano diventate 130. Nonostante l’emergenza covid il numero di adesioni ha continuato a crescere, fino ai 345 eventi organizzati quest’anno, molti dei quali in collaborazione con «CulturaIdentità». Inoltre «Una Rosa per Norma» ha assunto una dimensione internazionale in molte città del mondo dove è presente una comunità di esuli giuliano-dalmati.

A questo proposito, Olmi riporta il toccante racconto di un’esule, ora novantottenne, che ricorda quando, buttata fuori dalla sua casa fiumana con due bambini di tre e quattro anni, decise di conservare la bandiera italiana, nascondendola alle perquisizioni dei partigiani titini come pannolino di suo figlio. «Non volevo lasciarla a quelli là», ha raccontato ad Olmi la signora, che ora vive a Melbourne.

Ma non solo memoria: lo sforzo è come andare avanti. Emanuele Merlino, capo segreteria tecnica del ministro Sangiuliano e già predecessore di Olmi alla presidenza del Comitato 10 Febbraio, ha puntualizzato che raggiunto un risultato non ci si deve né accontentare né – peggio ancora – fermarsi. È necessario rilanciare, e in questo solco si sono inseriti gli interventi di Rossano Sasso (Lega), già sottosegretario alla Pubblica Istruzione e ora membro della Commissione Cultura, scienza e istruzione della Camera, il quale ha dovuto lamentare il muro di gomma che la memoria della tragedia delle foibe e dell’esodo ancora subisce da parte di accademici e perfino rettori universitari. «Siamo ancora costretti a lottare per la memoria storica e la verità» denuncia Sasso.

I partecipanti alla presentazione alla Camera dei Deputati dell’iniziativa “Una Rosa per Norma” 2023

Al quale fa eco Paola Frassinetti (FDI), sottosegretario all’Istruzione, rimarcando l’iniziativa in corso per far sì che a trattare di questa pagina di storia nelle scuole pubbliche dovranno essere solo persone indicate dalle associazioni degli esuli. La Frassinetti, inoltre, ha raccontato dei suoi sforzi per ottenere dal liceo di Gorizia dove Norma Cossetto si diplomò, l’apposizione di una targa in memoria del suo martirio: «La targa è stata rifiutata dalla preside» denuncia la Frassinetti «ma ora noi ci stiamo impegnando perché i muri del liceo – che appartengono alla Regione – ricordino Norma». In perfetta consonanza anche Roberto Menia (FDI), in procinto di votare in Senato il testo integrato di tre disegni di legge a firma sua e di colleghi della Lega e di Forza Italia, che avrà lo scopo di finanziare i Viaggi del Ricordo nei luoghi simbolo dell’esodo giuliano-dalmata. Menia ha anche ricordato affettuosamente un’altra protagonista della storia di Norma, sua sorella Licia, scomparsa esattamente 70 anni dopo la morte della sorella. «Licia – racconta Menia commosso – mi ha telefonato due giorni prima di morire: “Norma mi ha chiamato”. Mi ha detto».

All’evento hanno partecipato anche le associazioni d’arma e dei combattenti, una presenza preziosa – come rimarcato da Nicole Matteoni (FDI), nello sforzo di «ricordare l’italianità di quelle terre». Uno sforzo, continua la Matteoni, che deve continuare dentro e fuori le scuole. Del resto, come ha sottolineato Gaetano Ruocco presidente dell’Associazione nazionale sottufficiali d’Italia, «il culto dei morti è il termometro delle civiltà di una nazione. Gli sforzi delle nostre attività in Italia e delle 54 delegazioni estere sono fatte in onore di tutti i caduti di tutte le guerre e di chi è martire dell’orrore, come gli infoibati». Un gesto di commosso rispetto, come sottolinea il direttore di «CulturaIdentità» Edoardo Sylos Labini, perché parla di «un pezzo di nostra cultura composto da simboli identitari molto cari». Un tema che però non è solo memoria, ma ammonimento per il presente: Sylos Labini ricorda infatti tutte le donne vittime di violenza, specialmente oggi che la deriva della nostra società vede la nascita di branchi di teppisti, emuli delle ingloriose imprese già viste in tante guerre, come le «marocchinate», altro tema doloroso di cui proprio questo numero di «CulturaIdentità» dà conto ai lettori.

Alla fine della presentazione dell’iniziativa, parlamentari, associazioni e i tanti presenti sono andati a deporre una rosa rossa davanti al Parlamento, portata da Edoardo Sylos Labini come apertura simbolica delle celebrazioni di «Una Rosa per Norma» in questo ottantesimo anniversario.

I parlamentari e il direttore di “CulturaIdentità” Edoardo Sylos Labini prima di deporre la rosa per Norma Cossetto davanti alla Camera dei Deputati

Ma perché questo nome? «L’iniziativa era nata a Viterbo, e inizialmente si chiamava “un fiore per Norma” – racconta il presidente del Comitato 10 Febbraio viterbese Maurizio Federici – Ma poi, come tutti sapete, la Patrona di Viterbo è santa Rosa. E dunque il fiore è diventato una rosa rossa». Il ricordo di una martire dell’italianità si intreccia con quello che è una delle anime più profonde dell’identità nazionale, quella dei grandi spiriti patroni delle nostre città. Tutto torna.

Segui le 345 iniziative in tutta Italia e nel mondo e vai in edicola ad acquistare il numero di «CulturaIdentità» dedicato a «Una Rosa per Norma».

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