Cuasso al Monte, un piccolo Comune tra i boschi diventa una comunità energetica

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La sfida per l’energia attraversa il continente europeo ferito dalla guerra in Ucraina, intimorito dalla inflazione e dal complicarsi delle dinamiche di approvvigionamento. In questo scenario di crisi globale che ruolo possono avere i “piccoli”, ovvero le comunità resilienti, gli enti locali? Chi legge “Il Signore degli Anelli” di Tolkien sa che la salvezza può venire da piccole creature dei boschi… magari si tratta soltanto di fantasie letterarie. L’esempio del comune di Cuasso al Monte, guidato da una donna gentile quanto tenace come Loredana Bonora, dimostra tuttavia quanto possa essere preziosa l’iniziativa che viene dal basso. Cuasso, ai piedi del monte Piambello, 3500 abitanti in provincia di Varese si sta attrezzando per diventare Comunità Energetica Rinnovabile: un progetto di transizione ecologica coordinato scientificamente dal SIMA.

Abbiamo incontrato Loredana Bonora per chiedere di illustrarci come la piccola Cuasso intende sfidare il gigante della crisi energetica.

Su quali basi lanciare questa sfida?

Diventare una comunità energetica attiva e consapevole implica una conoscenza delle risorse del territorio e la volontà di valorizzarle. Cuasso è un comune ricoperto al 90% di aree boschive. Nel cuore di questi boschi in passato è stato costruito un sanatorio, che ultimamente è stato riqualificato grazie ai finanziamenti della regione Lombardia e trasformato in un centro di eccellenza pneumatologica: la sua attività risulta ancora più preziosa oggi considerate le conseguenze della crisi del COVID.


Tutto ciò è molto bello, ma sembra che si tratti di iniziative che richiedono energia più che produrla…

Nel momento in cui la presenza di un polo medico si collega a centri universitari e di ricerca prende forma un progetto: quello di coniugare salute integrale e rispetto per la natura, in questo progetto rientra anche il discorso delle energie rinnovabili. Affinché ciò accada la volontà politica deve coniugarsi con le indicazioni dei competenti, per questo abbiamo chiesto la consulenza di esperti e ci stiamo movendo secondo le loro indicazioni.

Verso quale direzione?

Principalmente in direzione dello sfruttamento delle biomasse come supporto al riscaldamento. Per questo sottolineavo l’importanza del contesto boschivo. Poggiando su tale base il nostro intento è quello di estendere la progettualità: rendere Cuasso un laboratorio a cielo aperto che in primo luogo consegua l’obiettivo del impatto ecologico zero e in secondo luogo si ponga come produttore attivo di energia. Il professor De Lucia è uno degli esperti che sta realizzando questa rete di iniziative che oltre alle biomasse prevede anche un ampio utilizzo dell’energia solare.

Tutto questo richiede ovviamente investimenti economici.


Certo, il supporto della Regione Lombardia è indispensabile, come lo sono gli investimenti dei privati. Le aziende più all’avanguardia stanno entrando nell’ottica che la transizione ecologica non è solo etica, ma anche conveniente… La sinergia per noi è un aspetto fondamentale: sia quella con gli enti di ricerca, gli investitori sia quella con gli altri comuni vicini che pensiamo di coinvolgere in una rete: pensiamo innanzitutto ai comuni del Parco delle Cinque Vette. Vi è inoltre un’altra particolarità del nostro territorio da considerare…

Quale?

La presenza di una splendida pietra di porfido rosa. Con l’aiuto degli esperti stiamo cercando di capire fino a che punto le caratteristiche di questa pietra possano essere funzionali a un discorso di autonomia energetica.

In tutto ciò la popolazione locale come ha risposto?

Vi sono settori della cittadinanza più aperti all’innovazione e altri più titubanti, che si pongono di fronte a questi progetti con l’area scettica di chi riceve proposte telefoniche di contratti “per risparmiare”. Bisogna comprendere questi atteggiamenti e cercare pazientemente di superarli parlando in maniera franca, nella maniera più comunitaria possibile, ad esempio convocando assemblee.

E i giovani?

I giovani rispondono con entusiasmo al primo appello, poi ci vuole pazienza per rendere concreto e continuativo il loro impegno.

Certo più facile lo sciopero del venerdì a scuola seguendo Greta che l’impegno quotidiano…


Probabilmente sì, e probabilmente è necessario un graduale cammino di consapevolezza e informazione precisa, per questo da fine agosto un giovane ingegnere nucleare cura sul sito del comune una rubrica in cui pubblica tutti gli aggiornamenti sul lavoro che stiamo compiendo. Ai cittadini per ora chiediamo di chiarire la loro posizione riguardo alla comunità energetica: se vogliono porsi come fornitori di energia, consumatori o svolgere entrambi i ruoli. I moduli sono già stati diffusi.

E la promessa è quella di un significativo risparmio energetico?

Bisogna essere realisti e non illudere. Quello è sicuramente l’obiettivo di lunga durata, ma per arrivarci è necessaria una fase di progettazione per diventare soggetti energetici attivi. L’obiettivo è quello di raggiungere risultati pratici per il riscaldamento non in questo, ma nel prossimo inverno.

Parliamo di fonti energia… ma esistono anche le fonti di ispirazione. C’è stato un modello virtuoso al quale si è ispirata per intraprendere questa battaglia?

Forse la stupirò ma ho trovato la mia fonte di ispirazione non in un modello politico o semplicemente tecnico, bensì in un grande messaggio spirituale: quello contenuto nell’enciclica di Papa Francesco Laudato si’. Lì ho trovato la formula semplice e nello stesso tempo profonda per razionalizzare degli impulsi che già sentivo dentro di me. Papa Francesco mi ha fornito i tasselli indispensabili per completare, insieme agli altri cittadini, ai volontari, agli esperti scientifici, il quadro di una comunità energetica rinnovabile.

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