Indi Gregory, una cittadina italiana che non può essere dimenticata

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Non faccio altro che pensare alla piccola Indi Gregory, la bimba inglese di otto mesi gravemente malata a cui le autorità sanitarie, con il sostegno della magistratura, hanno criminalmente interrotto i trattamenti vitali contro la volontà dei genitori che avrebbero voluto trasferirla in Italia per poter essere curata. L’eutanasia di Stato ha prevalso nuovamente in Inghilterra e ha decretato la morte di questa stupenda creatura. Sì. Perché Indi era una bimba bellissima.
È stato un vero e proprio accanimento fisico quello applicato dalle istituzioni del Regno Unito che non ha nulla a che vedere con la cosiddetta “dolce morte” e questo mi fa arrabbiare ancora di più! Se la disgrazia fosse toccata a un cavallo (con tutto il rispetto per l’animale) in quel Paese avrebbero avuto molta più attenzione e sensibilità!


Il governo Meloni (il premier è una mamma e ha subito capito che bisognava intervenire in qualche modo) aveva concesso, in un consiglio dei ministri lampo, la cittadinanza italiana alla piccola affetta da una rara e grave patologia mitocondriale per consentirle il trasferimento al Bambino Gesù di Roma e in questo modo tentare di tenerla in vita. Ma nulla di fatto.
Altro aspetto preoccupante di questa drammatica vicenda è il silenzio dell’Unione Europea e della Santa Sede, quest’ultima più interessata a organizzare “sinodi sulla sinodalità“, pastrocchi che con la dottrina della Chiesa c’entrano come i cavoli a merenda. Per chi ha la vera Fede e si professa vero cattolico vale il principio che solo Dio è padrone della vita dell’uomo, non di certo uno Stato.
Sono felice di non essere inglese e maledico la mercificazione della vita. La disumana ferocia britannica è una storia di violenze e di sangue che si ripete.
Ora Indi non c’è più e l’unico modo per ricordarla è renderle onore come cittadina Italiana. Il compito spetta alle nostre istituzioni. Indi merita l’intitolazione di strade, parchi, giardini, asili. Si invitino alla cerimonia i genitori per dimostrare a loro l’amore dell’Italia nei confronti della piccola connazionale. Ma soprattutto per non dimenticare la sua sofferenza e quella di tanti bambini che sono in una situazione analoga a quella di Indi o che sono vittime delle guerre purtroppo sempre più frequenti nel mondo.
Preghiamo per loro e per Indi ricordandola come se fosse nostra figlia ma soprattutto come un’italiana!

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5 Commenti

  1. Non c’erano speranze e anche al Bambin Gesu’ le avrebbero somministrato cure palliative
    per cercare di alleviare le sofferenze , ed accompagnarla verso quella che purtroppo sarebbe stata una fine inevitale . avete finito con questo schifoso sciacallaggio? grazie.

    • Forse ha ragione, ma erano i genitori e solo i genitori di Indy che avrebbero dovuto decidere, non Sua Maestà Re Carlo III o che ne fa le veci (un magistrato in questo caso), e non c’è nessun sciacallaggio.
      Non so se la foto a corredo di questo articolo sia davvero di Indy, ma mi ha sempre disturbato vedere le sue vere foto con l’immagine di lei sfuocata. DI solito lo si fa per privacy nei confronti di un minore, in realtà sfuocandola e non facendola vedere per come era, ha fatto sì che la si considerasse “una cosa”, non una bimba!

  2. Non c’erano speranze è il mantra crudele di chi si è arrogato il diritto di togliere cure e addirittura alimentazione a questa bambina privandola dei diritti più elementari che spettano ad ogni essere umano. Le vicende orribili che si ripetono nel Regno Unito ai danni di bambini hanno un sinistro precedente nel primo caso di eutanasia in Europa avvenuto non a caso nella Germania nazista. Nell’abile strategia nazista di legalizzazione dell’eutanasia si approfittò della richiesta di un padre rivolta al führer di consentire la soppressione del figlioletto affetto da gravissime malformazioni. Nulla di più conforme all’ideologia nazista. Il bambino fu ucciso e il caso Knauer, così si chiamava il bambino, spalancò il vaso di Pandora che condusse al programma di eutanasia e all’omicidio di Stato ai danni delle vite indegne di essere vissute in base ai parametri decisi dallo Stato. Paradossalmente però i tempi non erano maturi neanche per la coscienza collettiva del popolo tedesco, pur traviato dalla propaganda e in gran parte indifferente alle persecuzioni razziali. Quindi neppure un regime totalitario riuscì a legalizzare l’eutanasia, praticandola massicciamente di fatto ma segretamente e senza copertura di legge. Si consideri che le uniche proteste organizzate in Germania si ebbero proprio contro il programma di eutanasia tanto che fu sospeso per un breve periodo. Oggi in in certo senso siamo andati oltre perché ad essere corrotta dall’ideologia di morte per i malati inguaribili spacciati per incurabili è la coscienza collettiva. Casi come quello della piccola Indi, che vanno addirittura oltre il caso Knauer considerato che impongono la morte contro la volontà dei genitori, servono ad anestetizzare le coscienze. Sono precedenti che purtroppo commuovono sempre meno persone ormai abituate a quella legalizzazione dell’eutanasia che neppure il regime nazista, nel suo abominio totalitario, era riuscito ad imporre.

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