Il mostruoso omicidio di Giulia Tramontano

0

ABBONATI A CULTURAIDENTITA’

Alla fine è crollato e ha confessato. A uccidere Giulia Tramontano a coltellate alla gola è stato il fidanzato, Alessandro Impagnatiello. Il cadavere della giovane donna, incinta al settimo mese scomparsa da sabato, è stato trovato non lontano dalla sua abitazione a Senago (Milano): a farlo recuperare è stato il fidanzato e futuro padre del bimbo che portava in grembo. Il procuratore aggiunto Letizia Mannella e il pm Alessia Menegazzo lo avevano iscritto nel registro degli indagati per omicidio aggravato, ma ora l’accusa è ancora più grave: omicidio aggravato, interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere. Con l’aggravante della premeditazione. La svolta nelle indagini era arrivata ieri dopo le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Rho e del Nucleo Investigativo di Milano che avevano trovato tracce verosimilmente di sangue nell’auto di Impagnatiello. Che è crollato e ha dato indicazioni ai Carabinieri su dove aveva nascosto il corpo senza vita di Giulia Tramontano, in un lembo di terra dietro ai box di una palazzina in via Monte Rosa a Senago, nel Milanese, non lontano dall’abitazione della coppia. Particolari agghiaccianti durante l’interrogatorio. La giovane donna è stata infatti uccisa con 2-3 coltellate, dopo una lite in casa e Impagniatiello avrebbe poi tentato di bruciarne il corpo per due volte, senza però riuscirci. Una prima volta, stando a quanto emerge dalle indagini e dalla sua confessione, ha tentato di dare fuoco al corpo nella vasca da bagno di casa con dell’alcol e poi successivamente in un’altra zona all’esterno della casa di Senago, un box di famiglia pare, avrebbe provato a bruciarlo con della benzina. Giulia Tramontano è morta perché aveva appena scoperto la doppia vita del compagno, che aveva una relazione clandestina con un’altra donna, un’americana, incinta anche lei, ma che avrebbe perso il bimbo. Le ultime parole di Giulia Tramontano sono in un messaggio Whatsapp inviato e un’amica, in cui comunicava di “essere turbata”. Dalle indagini è emerso che l’uomo, poco dopo l’omicidio, avrebbe tentato di incontrare l’altra donna con cui aveva una relazione, assicurandole che Giulia se ne era “andata” e che lui era un “uomo libero”, dicendo che quel figlio che aspetta da Giulia Tramontano non era suo. La donna, però, per paura, aveva preferito non incontrarlo. Sarebbe stata proprio lei a chiedergli di incontrare Giulia quel sabato, giorno della sua scomparsa, per un incontro chiarificatore. Entrambe le donne, prima ignare l’una dell’altra, sospettavano che l’uomo avesse un’altra relazione.

Come avevo scritto nell’editoriale del mensile di CulturaIdentità di aprile dedicato a coloro che subiscono violenza, “il nostro è uno strano Paese dove spesso il carnefice dopo aver compiuto atti efferati invece di espiare le proprie colpe diventa quasi una star, centro dell’attenzione mediatica e di quella sorta di sindrome della riparazione tipica della compagnia di giro finto buonista dei vari movimenti per i diritti civili. Di loro, dei carnefici, parlano tutti, analizzando nei dettagli quale scompenso giovanile o sociale abbia portato che ne so ad uccidere o a stuprare, a lanciare dell’acido in faccia o a seppellire vive sotto un cumulo di pietre delle povere vittime innocenti. E di loro invece, delle vittime chi se ne cura? […]E’ un fattore culturale dal quale non si può prescindere. I primi che vanno aiutati, capiti e supportati sono coloro a cui la vita è sconvolta per sempre. Loro che persi nel vuoto, guardano in cielo come a chiedersi “perchè è successo a me?” devono essere i protagonisti di una narrazione che possa servire almeno a lenire un po’ di disperazione e che li possa indirizzare verso un percorso di rinascita”. In copertina avevamo messo l’opera artistica di Luna Berlusconi intitolata “iosenzate”, un messaggio di speranza a chi dovrà continuare il proprio cammino senza qualcuno di caro accanto.

Noi che con CulturaIdentità e Unione Nazionale Vittime abbiamo sempre difeso le vittime di violenza e oggi lo ribadiamo: pene durissime per gli assassini e massimo sostegno alle famiglie delle vittime di violenza.

ABBONATI A CULTURAIDENTITA’

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

17 − 13 =