Uno, nessuno, centomila Niccolò Brizzolari

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Non esiste solo il Covid. Anzi, certe storie vanno esposte per far vedere che la vita continua ed è più forte della morte. Non tutti gli eroi della nostra nazione sono relegati ai libri di storia, e non tutti i giovani contemporanei sono scevri di valori e sacrificio. È il caso di Niccolò Brizzolari, diciottenne di Rovigo, a cui il Presidente della Repubblica Mattarella lo ha nominato Alfiere della Repubblica “per mettere in luce eccezionali benemerenze con singoli atti o comportamenti ispirati ad altruismo e solidarietà che possano proporre modelli di comportamento positivi delle nuove generazioni” e “per il senso civico e la solidarietà espressi in attività in favore degli anziani”.

Storie virtuose che danno speranza e che servono a ricordarsi che c’è ancora qualcosa di buono al mondo. Niccolò, liceale, da solo ha realizzato un audiolibro della celebre opera di Luigi Pirandello “Uno, nessuno e centomila”. L’ha poi messa a disposizione in maniera gratuita di tutti quelli che non riescono più a leggere autonomamente. “Ho realizzato questo audiolibro con lo scopo di restituire il piacere della lettura alla mia bisnonna malata di glaucoma. Successivamente, dato che le era piaciuto molto, ho caricato l’audiolibro sul web per un certo periodo ed è arrivato fino al Quirinale. Oltre che per questo motivo sono stato nominato Alfiere anche per il mio impegno in campo ambientale: sono infatti attivista nel gruppo di Fridays For Future della mia città e, inoltre, ho aiutato la comunità di Feltre duramente colpita dalla tempesta Vaia”. Così afferma il giovane veneto, spiegando che si è messo a servizio della comunità perché “da un po’ di tempo a questa parte, mi sono convinto che lo scopo della vita di ognuno sia migliorare il proprio piccolo angolo di mondo”. Non si aspettava di essere nominato alfiere della Repubblica e, difatti, ne è rimasto piacevolmente sorpreso.

Niccolò lancia un monito ai suoi coetanei: “Consiglio di buttarsi a capofitto su tutto ciò che piace loro, senza dar peso alle paure. Infatti spesso siamo noi stessi a darci dei paletti”. Ma c’è il tempo anche per un messaggio alla classe dirigente, sempre più disinteressata a non coinvolgere e valorizzare il patrimonio giovanile: “I giovani non sono stupidi e posso dire con sicurezza che molti di loro non accetteranno di scegliere tanti mediocri che si candidano. Per quanto mi riguarda, non voterò fino a quando la politica smetterà di essere una chiacchiera fine a sé stessa. Diciamolo chiaramente: l’aver perso la fiducia dei giovani (che i politici amano definire “il futuro del Paese”) penso sia la più grande sconfitta della politica italiana”. Come dargli torto? Nella speranza che la classe dirigente di tutti i partiti comincino a formare giovani talentuosi e volenterosi anziché perdersi in diatribe futili col solo scopo di aumentare la percentuale di consenso, i giovani come Niccolò dimostrano che ci si può offrire alla comunità lontano dai riflettori e dai social.

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