ABBONATI A CULTURAIDENTITA’
L’Italia è provincia, l’abbiamo ripetuto tante volte tra le pagine di questo giornale: è un paese nel Paese, che vive e produce grazie alle sue micro comunità. La domenica rappresenta da sempre il giorno di festa, dove si rinsalda il rapporto tra i propri cittadini: le piazze, le chiese, i parchi, i ristoranti diventano i luoghi identitari dei borghi e dei piccoli comuni, ma anche dei quartieri delle grandi metropoli. Insomma, la domenica più che mai l’Italia mostra il suo vero volto. Una storia ed una tradizione che passa dai suoi straordinari simboli artistici, dai piatti regionali della sua cucina, dalla riunione del nucleo familiare e dalle attività delle tante società sportive. E, se ci fate caso, proprio monumenti, piatti italiani, famiglie e sport stanno subendo in questi ultimi anni un attacco che vuole minarne il simbolo culturale. Dall’imbrattamento delle opere d’arte all’utero in affitto, dal nutriscore allo stop delle attività sportive durante il covid, quello che abbiamo sempre dato per scontato essere un marchio di italianità oggi va difeso e riscoperto. Per questo lanciamo l’idea, oggi rivoluzionaria perché conserva qualcosa di sano e antico, delle Domeniche Identitarie. Sport, arte e cultura e poi la filiera dei nostri prodotti agroalimentari e la voglia di tornare in famiglia, in una crisi storica causata dalla denatalità. Domeniche per tutti, per riscoprire chi siamo, per tornare ad incontrarci nelle vie delle nostre cittadine e non soltanto nelle chat e sulle pagine social. Recuperare la propria identità vuol dire aprirsi col prossimo e riuscire ad integrare veramente nel tessuto sociale ogni singola diversità. Da quando è nata CulturaIdentità la nostra battaglia è questa, al di là delle fuorvianti narrazioni di un globalismo che cerca di far passare il nostro percorso come una strada chiusa senza aperture. Noi che amiamo profondamente la nostra terra e le nostre radici vogliamo tornare a sorridere nelle nostre splendide piazzette ed essere sempre pronti ad aggiungere, se serve, un posto a tavola: perché, come cantava qualcuno, c’è un amico in più.