Cultura, Giustizia, Impresa: ecco la terna del Quirinale

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Stefano Petroni via Flickr

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Tre nomi di altissimo livello, e che importa se i giornalisti nazarenici sibilano che non possiedono lo “standing”. Per quelli sono degne del Quirinale Monica Cirinnà e Vladimir Luxuria, che già hanno protestato per l’unico nome avanzato dal Pd, quello di Andrea Riccardi, reo di essere contrario alla nozze gay e all’utero in affitto. La rosa del centro-destra sfata la leggenda metropolitana che il berlusconismo non abbia lasciato presidenziabili nella sua storia: Moratti e Pera sono state figure di primissimo piano di Forza Italia, mentre Nordio, che pure non hai mai svolto politica attiva, essendo stato un magistrato serio e corretto, appartiene pure in senso lato al berlusconismo, almeno sul versante garantista, di cui è uno dei più alti e intelligenti interpreti. Così come Marcello Pera del resto, che sulle questioni di giustizia ha sempre riflettuto, prima durante e dopo la sua lunga esperienza istituzionale e parlamentare. La rosa sfata anche il mito che il centro destra sia l’anti-cultura: Pera è un raffinato filosofo, è stato colui che ha introdotto l’epistemologia di Popper in Italia, e ha scritto libri con uno dei massimi teologi contemporanei, Joseph Ratzinger, sia prima che dopo questi diventasse pontefice. Anche Nordio è un intellettuale: basta leggere uno dei suoi tanti editoriali sul “Messaggero”, per capire che ci troviamo di fronte a una riflessione che va ben al di là dell’ambito giuridico. Quanto a Letizia Moratti, è stato uno dei migliori ministri dell’Istruzione degli ultimi trent’anni e la sua riforma universitaria una delle più equilibrate, tra i tanti disastri delle altre. Un altro profilo è quello cristiano. Un cristianesimo autentico, non un clericalismo, molto più visibile a sinistra – e ricordiamo cosa scriveva il grande Augusto del Noce sul clericalismo. Si è detto del rapporto tra Pera e Ratzinger, mentre Letizia Moratti, come cittadina e come sindaco di Milano, ha sempre operato per un cristianesimo delle opere, al di fuori dei riflettori. Con lei, soprattutto, la rosa mostra un altro elemento fondamentale della cultura politica del centro destra: l’’impresa, l’imprenditore immerso nella propria comunità, ben lontana dalla figura del finanziere o del banchiere tanto cara invece al Pd. Cultura, cristianesimo, impresa, comunità, garantismo: il profilo di un liberalismo profondamente legato alla propria nazione, un conservatorismo riformatore, potremmo dire, ben diverso dallo statalismo, dal curialismo, dal pan sindacalismo dei politici di professione o dei “professori” della sinistra.

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