Il doppiaggio italiano contro l’intelligenza artificiale

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E se l’intelligenza artificiale cancellasse l’arte del doppiaggio? Non sarebbe certo la prima volta che la tanto ammirata (e utile) tecnologia metterebbe in un angolo una professione umana. Appunto perché è già capitato, tuttavia, sarà il caso di rifletterci ed evitare un epilogo del genere. Facciamolo con la giusta consapevolezza che tutto sia ancora lontano, ma altresì con l’attenzione di chi sa che potrebbe rivelarsi uno scenario non troppo utopistico. 

Qualche giorno fa nella trasmissione radiofonica Deejay chiama Italia, i conduttori Linus e Nicola Savino sono stati protagonisti di un esperimento sociotecnologico. La loro conduzione è stata tradotta per un attimo in inglese dall’intelligenza artificiale: praticamente le voci rimanevano quelle originali, i contenuti anche ma erano pronunciati in inglese. Un perfetto inglese. Roba che avrebbe reso inutile qualunque tentativo di doppiaggio da ipotetici attori anglosassoni. Il video, riportato sui social, ha scatenato diverse reazioni. Quasi tutte negative: le parole più gettonate nei commenti sono “impressione” e “paura”. Tra queste si insinua persino uno “schifo”. Considerazioni che ci persino danno un certo sollievo e una fiducia nel futuro. Soprattutto se affiancate alla giusta osservazione di un utente che fa notare come avanti di questo passo non avremo più bisogno della meravigliosa arte del doppiaggio. 

Noi italiani la conosciamo bene, perché abbiamo da sempre un’eccezionale tradizione in merito. Non è un complimento che ci facciamo da soli: ce lo ripetono costantemente all’estero e guardando i film in lingua originale non è difficile accorgersene. Attori straordinari come Ferruccio Amendola (doppiatore magistrale, tra gli altri, di De Niro, Stallone, Hoffman, Cosby), Pino Insegno (Ferrell, Mortensen), Carlo Valli (Williams, Broadbent), Oreste Lionello (Allen, Wilder, Sellers), Francesco Pannofino (Clooney, Banderas, Van Damme), Luca Ward (Crowe, Grantc Costner), Pietro Ubaldi (Rush) sono solo alcuni tra gli innumerevoli esempi della nostra scuola di doppiaggio. Citando tutti i principali, l’articolo si esaurirebbe in un semplice elenco, ma vale la pena soffermarsi un attimo e prendere anche solo questi come riferimento di un ampio ventaglio di attori. In Italia possiamo vantare voci capaci di dare il medesimo colore, persino la stessa timbrica e di conseguenza l’identico appassionante coinvolgimento di quelle originali. 

Non è una cosa così comune, anzi il contrario. Se si prova a guardare film italiani tradotti in altri Paesi, l’effetto sarà assolutamente straniante. Il doppiaggio non è un’arte di tutti: noi italiani però l’abbiamo da sempre. In modo innato.

Tocca a noi allora salvaguardare quella meravigliosa arte e avere cura di conservarla senza lasciarla disperdere. L’idea che l’intelligenza artificiale possa sostituirsi al ruolo umano anche nel doppiaggio non è un’ipotesi paventata da alcuna regia per ora. Se però è già accaduto che al Milan si sia mandata via una bandiera come Paolo Maldini per lasciare che sia l’abilità del computer a scovare nuovi talenti, il passo potrebbe non essere così breve. 

Il dramma è che non ce ne accorgiamo ma continuiamo a prestare il fianco a queste tecnologie che ci tolgono il lavoro (e la passione). Si comincia per scherzo e curiosità, poi si esagera e si lascia che tutto venga fatto dall’intelligenza artificiale. Ci sono già tantissime app che permettono di giocare con le voci delle persone. Uno dei contenuti più simpatici degli ultimi tempi, prodotto da queste app e riproposto sul web, è quello delle canzoni di Annalisa interpretate dalla voce di Gerry Scotti. Un po’ inevitabilmente robotico in certi stacchi di parole, ma tutto sommato talmente preciso da far sì che anche qualunque imitatore verrà annientato da questa moda.

Ecco, facciamo in modo che si possa utilizzare la tecnologia sempre in modo creativo, lasciamo dunque che sia lei a essere gestita da noi e non viceversa. Continuiamo a prenderci gioco noi di lei ma senza esagerare, perché ribaltare la situazione sarà un attimo. Prendiamoci cura della nostra arte del doppiaggio, che da sempre ci permette di vivere pellicole straordinarie con un’intensità e una passione che gli altri ci possono solo invidiare. Anzi, a tal proposito sarebbe bello istituire una giornata mondiale del doppiaggio: non ci penseranno mai all’estero, dove non hanno le nostre peculiarità. Pensiamoci noi.

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