Inizia il Festival di Sanremo, chi si prenderà la scena?

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Ci siamo, parte stasera il 74esimo Festival di Sanremo. Forse il più interessante degli ultimi 20 anni per quello che riguarda i nomi dei Big in gara, apparentemente il meno esposto a polemiche. Almeno fino alla vigilia. D’altra parte aizzarle in anticipo, nelle edizioni passate, serviva a confondere le acque davanti a cast poveri di cantanti di rilievo: con Annalisa, Angelina Mango, Negramaro, The Kolors, Amoroso, Emma, Renga, Nek e tantissimi altri nomi, il problema non si pone. Questa volta non è interesse di nessuno parlare male a priori del Festival. 

Meno che mai quando la Rai festeggia i suoi 70 anni, di cui la manifestazione, nata ancor prima della tv in Italia, rappresenta inevitabilmente la storia. 

La Rai scelse il Festival negli anni ‘50, senza mai abbandonarlo nemmeno nei momenti più difficili. Un amore vero, intenso, indissolubile. Hanno provato in tutti i modi a cambiare i connotati del Festival, ma non si può: c’è stato un periodo in cui qualcuno voleva la kermesse lontana da Sanremo (cosa chiaramente impossibile, perché prima ancora di essere il Festival della canzone italiana, è quello di Sanremo). Poi hanno provato a mettere in discussione la messa in onda sulla Rai a favore della concorrenza, ma anche quella è una partita persa. 

C’è dunque anche un rispetto verso la nostra stessa cultura. Sanremo è nello stesso tempo tradizione, musica, colore, moda. Qualcuno lo considera un simbolo del costume sociale da guardare in compagnia, per altri è quasi una liturgia da seguire in religioso silenzio. In tutti i casi imprescindibile.

Talmente significativa da dettare persino un lessico: frasi come “Dirige l’orchestra” o “Perché Sanremo è Sanremo” fanno parte anche del vocabolario di chi ogni anno ripete “Io Sanremo non lo guardo”. Al Festival vale la legge del teatro, dove accade sempre qualcosa, anche solo per il fatto di essere lì sul palcoscenico. Ecco, a Sanremo qualcosa accade sempre.

Dalla prima vittoria di Nilla Pizzi con Grazie dei fior a quella di Marco Mengoni con Due vite sono trascorsi oltre settant’anni. In mezzo un fiume di canzoni, spettacolo e addirittura leggende metropolitane. 

Come quella che vuole Orietta Berti lasciare i rubinetti aperti ritrovandosi la stanza d’albergo allagata nel 2021, o quella secondo cui Loredana Bertè nel ‘95 se la prendeva con Fiorello e la Falchi, troppo rumorosi nella stanza di fianco. Si passa anche per liti storiche intorno cui si sono create numerose leggende che nessuno saprà mai davvero come siano andate (vedi Occhiena- Ricchi e Poveri o Bugo-Morgan), fino a quelle tristemente famose come la morte di Luigi Tenco. Un dramma che si consumò nei giorni del Festival (1967) e da cui la storia della kermesse non potrà mai staccarsi.

Sanremo è da sempre teatro della società italiana, nelle sue gioie e anche nei suoi dolori.

Ecco perché al Teatro Ariston non c’è solo la musica, che pure resta la parte preponderante e peculiare. Al Festival c’è tutto quello che il pubblico vuole vedere. Nei primi anni solo una gara canora, perché la gente richiedeva quello. Poi arrivò la moda degli ospiti internazionali che, guarda caso, coincise con l’esplosione delle tv private negli anni ‘80 e degli show sempre più ricchi di contenuti importati da Berlusconi. L’anno scorso arrivò sul palcoscenico la regina delle influencer, di cui quest’anno più che mai non si sentirà alcuna mancanza. Perché a Sanremo si vede appunto tutto ciò di cui il pubblico ha necessità. Anche per questo, con una società sempre più esigente e abituata ad avere tutto, sarebbe impossibile e persino un po’ triste chiudere le serate alle 23 come un tempo.

Ora la gente vuole serenità e a Sanremo si respira proprio quella atmosfera, grazie al direttore artistico. Il Festival ha sempre vissuto fasi alterne: anni di crisi e anni di entusiasmo. Ecco, ora per fortuna siamo in un periodo di particolare euforia: in riviera c’è un turismo come forse non si è mai visto prima. Amadeus è riuscito in una duplice impresa (in realtà anche qualcosa di più, ma ci sarà tempo per i bilanci). Anzitutto raggiunge Baudo e Mike nel numero di edizioni consecutive (cinque), ma come nessun altro lo personalizza. Lo slogan “Sanremo si Ama” lo ha fatto diventare un tutt’uno con questo Festival ormai a sua immagine e somiglianza: lui è il deus ex machina della musica. Uno slogan aiutato anche dalla possibilità di giocare sulla trasformazione del suo nome in un verbo: con Baudo lo stesso tentativo sarebbe stato francamente infelice. L’altro merito che va dato ad Amadeus è quello di aver messo d’accordo tutti. Anche troppi forse. Attenzione però a sottovalutare gli imprevisti della prima serata, in cui storicamente è spesso accaduto di tutto: dalle incursioni di Cavallo Pazzo, ai fischi per Celentano (atteso secondo i rumors anche quest’anno, magari per omaggiare Cutugno) che se la prendeva con Avvenire (2012) o per il kompagno Crozza che sfotteva il Cav (2013). Fino alla polemica di due operai in apertura nel 2014. Occhio dunque a sottovalutare le polemiche, per forza di cose in agguato. Il timore più grosso è anche quella che Fiorello rivela in conferenza stampa essere una sua speranza: l’arrivo degli agricoltori in protesta coi trattori. Ma le polemiche con ogni probabilità già stasera inizieranno coi sempre discutibili look ma soprattutto con la musica. Anche perché molti ancora non conoscono i testi delle canzoni: se Dargen D’Amico attacca gratuitamente il governo Meloni, Mahmood non è meno provocatorio nell’ inneggiare ai rave party. Di droga e violenza se ne racconta forse anche fin troppo neo brani di La Sad e Bnkr44,  che non usano condanna per certi atteggiamenti. Poi ovviamente non manca l’ennesimo manifesto femminista della Mannoia: c’è già odore di scontata polemica sul patriarcato.

Per fortuna c’è ancora spazio anche per il cantautorato di un certo livello: Diodato e Sangiorgi (unici ad aver scritto completamente testo e musica dei loro brani) fanno sognare con parole d’amore, Mr Rain è poetico nella sua semplicità.

Ma tutte quelle parole da stasera si trasformeranno in musica per tutti: trenta nuove canzoni da ascoltare tutte d’un fiato. Trenta nuove possibili colonne sonore della nostra vita. Anche per questo Sanremo è la festa di tutti. Buon Festival a tutti, si cominci. 

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