Casa Italia: gli italiani all’estero che amano le proprie radici

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“Spesso gli italiani all’estero sanno valorizzare e amare le nostre radici culturali più di quanto non lo facciamo noi”. Così Edoardo Sylos Labini a Casa Italia Rai, il nuovo quotidiano preserale di Rai Italia per gli italiani nel mondo, che ha dedicato un servizio sul VII Festival Città Identitarie che prenderà il via venerdì 30 giugno a Potenza. Nel programma, oltre a Edoardo Sylos Labini direttore artistico dei Festival, interventi del Ministro della Cultura Gennario Sangiuliano, di Gianmarco Mazzi sottosegretario alla Cultura e di Paolo Petrecca direttore di Rainews24.

Dopo le edizioni a San Vito dei Normanni (2018), La Spezia (2019), Anagni (2020), Casale Monferrato (2021) , Senigallia e Vibo Valentia (2022), A Potenza da venerdì 30 giugno a domenica 2 luglio prende il via il VII Festival Città Identitarie, al quale seguiranno da fine agostoo altri due Festival, a Trino (Vercelli) e Loano (Savona)

Ricco il programma della prima Kermesse di Potenza – il programma dettagliato lo abbiamo pubblicato QUI

Come ha detto Edoardo Sylos Labini direttore artistico dei Festival, “Il festival delle città identitarie nasce con l’intento di raccontare le unicità dele nostre piccole città di provincia: l’Italia è fatta da 7.9904 comuni e ben il 90% di essi è sotto i 20.000 abitanti. Questi borghi, queste piccoli città, nascondono formidabili esempi di arte, cultura e personaggi della storia che il mondo ci invidia. Noi con CulturaIdentità e con i Festival valorizziamo questo tesoro attraverso i nostri Festival, invitando i grandi personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo e dello sport legati al territorio, che fanno viaggiare il pubblico nella storia e nella cultura delle nostre splendide città di provincia. Quest’anno i tre Festival delle Città Identitarie, che si terranno tra fine giugno e fine agosto a Potenza, Trino (Vercelli) e Loano (Savona), sono strutturati in tre serate per ognuno, con momenti di spettacolo dal vivo, talk con giornalisti e direttori di importanti testate, presentazioni di libri in sinergia con il centro per il libro per la lettura. Avremo grandi ospiti, grandi nomi del mondo della cultura che arrivano nelle piazze di questi piccoli borghi di provincia, da Giancarlo Giannini ad Alessandro Sallusti, dal maestro Gabriele Lavia (che farà un omaggio a Dante Alighieri) a Luca Ward a Magdi Cristiano Allam e un omaggio a Claudia Cardinale”.

Il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha rimarcato: “L’operazione che Edoardo Sylos Labini ha promosso è un’operazione di grande contenuto sociologico e culturale, perché è un’operazione che va a centrare quelle che sono le radici e le peculiarità della nostra nazione: è una nostra specificità, che noi dobbiamo manifestare con orgoglio e che dobbiamo esaltare. Ciascuno ha una propria identità storica da poter manifestare e questa è un’unicità, perché non la trovate in nessun altra parte del mondo”.

Concetto ribadito da Gianmarco Mazzi, sottosegretario alla Cultura: “I Festival delle Città Identitarie sono molto importanti per l’Italia, perché parlano della nostra nazione, del nostro patrimonio culturale e delle nostre tradizioni. Noi siamo convinti che la cultura debba arrivare in tutti gli angoli per infondere orgoglio del nostro Paese: liberiamo la cultura per sprigionare l’energia dentro di essa: credo che quello che vale per gli italiani che vivono nel territorio valga, ancora di più, per gli italiani che vivono al di fuori dell’Italia”.

Concetto ripreso da Paolo Petrecca, direttore di Rainews24: “Per noi è importante esserci, ho scelto di aderire a questo progetto perché è importante essere sul territorio e raccontare l’identità italiana: lo facciamo nel Paese dove viviamo, ma lo facciamo anche per tutti gli italiani nel mondo: devono sapere che l’identità e la cultura vanno di pari passo e sono il sale della nostra vita”.

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1 commento

  1. Intanto, dall’ antipode «Repubblica: Auguri, Giorgio Napolitano faro del riformismo europeo di Giuliano Amato».
    Forse, Giuliano Amato ha un concetto tutto suo particolare di vedere e interpretare le cose. Forse, palingeneticamente, doveva disobbligarsi di un qualche grandissimo favore ricevuto. Ma chi ha avuto la faccia tosta, l’ipocrisia e l’arroganza di dire, infagottato nel suo ideologico abito mentale e morale, al solo fine di avanzare di qualche piolo in più in quella scala del potere che portava ai vertici del suo Pci, che i carri armati russi, gli stessi, ma figli di una generazione più avanzata, che pensavano di macellare impunemente gli ucraini, nel 1956, in Ungheria, portavano la Pace, dal riformismo europeo, come da quello domestico, è lontano anni luce. No. Assolutamente no! Giorgio Napolitano solo a parole riformista. Negli atti, era all’ordine di chi dal Cremlino prendeva e prende ordini.

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