Tragedia di Ustica: vittime vere e morti sospette

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A proposito di Ustica , installazione di Christian Boltanski  al Museo per la Memoria di Ustica, fonte foto cultura.gov.it

E’ notizia di ieri che non tutti i documenti sulla Strage di Ustica sono stati declassati e inviati all’Archivio di Stato. E’ lo stesso Ministero della Difesa a riferire che ci sono carte relative alla caduta del DC9 dell’Itavia nel 1980 che non sono note al pubblico: si tratta di 18 atti, 7 dei quali ancora in attesa del nulla osta per il versamento nell’Archivio centrale di Stato. Vi proponiamo pertanto il pezzo che Francesco Sala ha scritto per la rubrica Crimini e Misteri.

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Quando l’aereo DC 9 ITIGI ITAVIA sorvola il mar Tirreno al pilota viene chiesto dalla torre di controllo di Ciampino di riattivare il codice identificativo. Il pilota a quel punto chiede spiegazioni. La risposta della torre di controllo è : tracce non chiare sul radar. Il comandante Gatti poi farà un’osservazione: “non ci sono i radiofari, punti di riferimento importanti per i piloti. Un cimitero buio. Quella sera era tutto spento. Più nessuna comunicazione dalle ore 20,59. L’aereo scompare dalla torre di controllo di Ciampino e dai radar dell’aeroporto di Punta Raisi a Palermo. 21,04. L’aereo non risponde. Sonar: l’operatore della torre di controllo contatta un altro velivolo che stava seguendo la stessa rotta. Niente, Nessuna traccia. Le ricerche partono con molto ritardo ma dal buio impenetrabile del mare non traspare nulla. L’aereo sembra essere scomparso nel nulla. All’alba un elicottero intercetta nell’acqua chiazze di carburante. L’aereo è caduto nel Tirreno a una profondità di tremila metri. Dopo qualche ora riemergono alla superficie sedili, salvagenti, pezzi di metallo, corpi. 81 passeggeri. 13 bambini. Nessun segno di ustione. Le indagini portano a 4mila testimoni. Missile durante un’operazione segreta? Volevano abbattere Gheddafi? O Bomba in volo? Oppure (questa sarà la pista in assoluto più battuta nei primi istanti) cedimento strutturale per cattiva manutenzione? La pista più semplice. Tutti contro la compagnia aerea ITAVIA che fallì dopo poco e ancora oggi risulta essere sotto un’amministrazione controllata dopo più di quarant’anni dal fatto. Itavia, una carretta del cielo si dirà, ma era attiva dal 1950. Il mistero italiano s’era composto: aveva un che di ideologico, dietrologico, atlantista, trasversale, aeronautico e come se non bastasse arrivò pure una telefonata di rivendicazione da parte dei NAR nuclei armati Rivoluzionari di Destra, ma il tutto fu poi smentito. Aereo fantasma, bomba fantasma, radar fantasma, missile fantasma. Giustizia fantasma.

Ustica, da isola del Mediterraneo ormai è nome di tragedia e orrore. Ustica, campo di battaglia aerea? Inganni, corte giudiziarie, depistaggi. Nel Pollino in Calabria ci sono resti di un mig sovietico crivellato di colpi con un cadavere di pilota di nazionalità libica. Dall’acqua riemerge un serbatoio di scorta di un caccia militare in uso alla NATO. Ma sia gli americani che i francesi negano di conoscere la paternità di quel serbatoio. I francesi faranno di più. Si offrono di recuperare la carcassa del DC 9 e una società farà il recupero e la perizia dei reperti. La società recuperante era strettamente legata ai servizi segreti francesi. Ustica nome omerico, diventa teatro di un intrigo internazionale. I Mig sovietici per non essere intercettati dai radar si mettevano sotto la pancia degli aerei civili. In quel giorno c’era tanto traffico aereo americano nei cieli.

Nel film del ‘91 Muro di gomma, il regista Marco Risi, figlio del grande Dino, accende un faro sul caso e sui numerosi depistaggi che ne seguono (tra gli autori del film anche lo scrittore e giornalista Andrea Purgatori).

Una rete fittissima di giornali, telegiornali, reportage, salotti, mode, stroncature, intimidazioni editoriali, scoop, santificazioni, dissenso. Il mistero italiano è delitto e castigo della classe politica che ci inzuppa il pane come può. Il suo piatto preferito sono le banalità e le grandi parole: Verità e Giustizia. Informazione e Libertà di stampa. Così tutto nel nostro Paese appare pacchiano, di parte, fazioso, lassista, politicamente corretto o corrotto che è peggio. Oggi interessa a qualcuno la verità su Ustica? O le stragi in Italia vedono coinvolte solo le famiglie delle vittime? Le dichiarazioni di Giuliano Amato dei giorni scorsi non fanno altro che riprendere le dichiarazioni dell’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga sui servizi segreti francesi. Assieme a lui erano dello stesso avviso l’on. Gianni De Michelis del PSI e il Giudice Rosario Priore. Si chiuda questa immensa pratica, la si rimetta nel faldone ingiallito e incartapecorito del Palazzaccio. Noi stiamo qui a fare ipotesi, ma le prove testimoniali non si trovano più. E se non ci sono prove il colpevole non può essere colpevole. L’Italia è un Paese che ricorre spesso alla colonna infame del Manzoni, tragedia del vivere civile. Flaiano sosteneva con il suo acume ironico che la grande Stampa sarà anche il segugio, il cane da caccia della notizia, ma se incontra il leone dei poteri forti, cambia strada con la coda fra le gambe. Mistificazioni, esasperazioni, costruzione di carriere sui gialli e misteri. Ustica verrà archiviata dalla Storia. Una Babele inestricabile. Tutto è complotto, manovra, manipolazione. Ustica. In una parola, OMISSIS.

Ustica è molto di più. È una spietata macchina infernale occulta che, per molti anni, ha umiliato la verità, ha avvelenato la democrazia, nascondendo prove alla magistratura e alle istituzioni repubblicane, intimidito chi sapeva e rubato la vita di chi poteva o voleva parlare. Quasi una malattia, un’infezione maligna che è arrivata fino ai gangli più segreti dello Stato. Ecco perché non ci sono soltanto i morti di Ustica, ma anche coloro che “sono morti sul caso Ustica”.

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1 commento

  1. «Ecco perché non ci sono soltanto i morti di Ustica, ma anche coloro che “sono morti sul caso Ustica”».
    Una tragedia nazionale che diventa un thriller di stato grazie anche, e soprattutto, alla politica del silenzio che tutti gl’inquilini che si sono succeduti al Quirinale hanno coltivato, non può che essere una vergogna nazionale.

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